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Caso Cucchi. La Fadoi in difesa dei medici del Pertini: “Curano, non torturano” 

Per il presidente della Federazione Associazione Dirigenti Ospedalieri Internisti è "improponibile il paragone col caso Regeni". E ricorda che la commissione istituita dall’Ordine dei medici di Roma "non aveva rilevato alcuna omissione da parte dei sanitari, come emerso anche dalla sentenza di Appello”. Per la Fadoi “questo modo di procedere rende ancora più fragile il rapporto medico-paziente e toglie serenità ed entusiasmo ai medici”.

24 GIU - “In vista della decisione che la Corte dovrebbe prendere entro la prima metà di luglio in merito al caso Cucchi, la Fadoi (Federazione Associazione Dirigenti Ospedalieri Internisti), Società scientifica di medicina interna, esprime vivo disappunto per il tono e la sostanza delle accuse rivolte dal Procuratore Generale ai medici internisti ed al personale sanitario dell’Ospedale Pertini che avevano in cura Stefano Cucchi, in stato di detenzione. Si è arrivati a confrontare e sovrapporre l’evento con l’assassinio e le torture avvenute in Egitto ai danni del giovane ricercatore Giulio Regeni”. E’ quanto afferma in una nota Mauro Campanini, presidente nazionale di Fadoi.

 “Siamo pertanto profondamente dispiaciuti e rattristati – prosegue Campanini - da un simile paragone improponibile nella sostanza, nei personaggi e nei fatti. Appare, infatti, opportuno ricordare che l’Ordine dei medici di Roma aveva instituito una commissione, composta da esperti indipendenti, che avevano esaminato il caso non rilevando alcuna omissione da parte dei sanitari dell’ospedale Pertini. Conclusioni analoghe erano emerse anche dalla sentenza di Appello, assolvendo i medici e il personale sanitario. Conoscendo la serietà, la competenza e la correttezza professionale dei medici coinvolti esprimiamo particolare rammarico e disappunto per accuse così infamanti nei confronti di chi mette la propria vita al servizio degli altri”.

Per il presidente della Fadoi, “questo modo di procedere ha due conseguenze sicure. La prima è di rendere ancora più fragile il rapporto medico-paziente creando una sorta di pregiudizio arbitrario di generale sfiducia nei confronti dei professionisti sanitari. L’altra, di togliere serenità ed entusiasmo nello svolgere la professione medica. E’ superfluo ricordare che ognuno di noi quando diventa paziente ha l’interesse e l’obbligo di essere curato nel modo più professionale possibile ma anche nel modo più sereno possibile e questo sarà sempre più difficile. Sono e siamo, pertanto, vicini al personale sanitario dell’ospedale Pertini ponendo la massima fiducia nelle istituzioni giudiziarie, in modo che possa essere fatta piena luce su quanto accaduto e ridata dignità ai professionisti coinvolti”.

24 giugno 2016
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