Dirigenza infermieristica. Lazio. Cid: “Apriamo un tavolo con la rappresentanza medica”
È quanto chiede il Comitato infermieri dirigenti in una lettera a Zingaretti rispondendo così alla Sicads che non approva la possibilità di day surgery affidate a professionalità non mediche. “Vogliamo organizzare e gestire il lavoro, assistere e prenderci cura delle persone senza vincoli o pregiudizi”
21 NOV - “Forte delusione e amarezza rispetto alle innumerevoli prese di posizione da parte di componenti mediche sindacali e associative, non ultima quella della Sicads, che a più riprese antepongono posizioni dirigenziali più che cliniche alle reali esigenze dei cittadini e di chi deve garantire loro la qualità delle prestazioni sanitarie”.
È quando scrive, il Consiglio Nazionale del Comitato Infermieri Dirigenti, presieduto da Antonella Peluso, in risposta e non solo,
alla posizione medica sull’affidamento in regione Lazio di alcuni processi gestionali e organizzativi alla figura dell’infermiere come alternativa alla gestione attuale dei processi clinici assistenziali.
E in una lettera inviata Presidente Zingaretti chiedono di organizzare un incontro o un tavolo di discussione con la rappresentanza medica per trovare insieme una strategia in grado di coniugare la gestione organizzativa dei processi con quella clinica e assistenziale, “nel rispetto reciproco delle competenze e delle responsabilità circa i risultati attesi”.
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“Come categoria professionale – scrive Consiglio Nazionale del Comitato Infermieri Dirigenti – ribadiamo di non aver mai messo in discussione la leadership clinica e dei processi di diagnosi e cura. Come accade già da tempo in molti Paesi a sanità avanzata, la dirigenza infermieristica gestisce interi ospedali e centri di cura territoriali con risultati eccellenti in termini di efficacia ed efficienza, esperienze ormai consolidate che hanno fatto la storia del management sanitario anche in Europa. Viviamo oggi con rinnovate speranze una nuova fase di progetto della salute regionale. Attraverso la Sua azione commissariale, la Regione Lazio mostra oggi il coraggio e la determinazione di aprire a nuove soluzioni per problemi e situazioni che finora hanno ingigantito la spesa sanitaria a livelli record.
Gli infermieri non rappresentano certamente la panacea di tutti i mali né hanno la presunzione di esserlo, possono tuttavia offrire in virtù del loro numero e delle competenze professionali specifiche un contributo determinante al buon esito del nuovo modello di assistenza sanitaria. Sono i soli professionisti sanitari che, ad ogni livello di formazione universitaria, acquisiscono competenze per la gestione e l’organizzazione del lavoro. D’altronde, nelle realtà in cui la Dirigenza Infermieristica e delle Professioni Sanitarie (prevista dalla L.251/2000 lungamente inattuata) è stata implementata con autonomia gestionale e decisionale i risultati positivi sono stati rapidi ed importanti.
Come abbiamo sempre fatto, assistiamo i cittadini sempre, 24 ore su 24, anche quando gli altri professionisti non ci sono o il loro apporto non è determinante. Vogliamo poter organizzare e gestire il nostro lavoro, intendiamo assistere e prenderci cura delle persone, dare risposta ai loro bisogni senza vincoli o pregiudizi, ancora troppo radicati in talune organizzazioni sindacali mediche. L’obiettivo che muove l’impegno della categoria infermieristica in questo difficile frangente per la nostra sanità è quello di condividere i progetti e le soluzioni gestionali con i medici che vogliono ascoltare e, per una volta, magari anche apprendere come si organizza un servizio o una unità operativa, una prerogativa questa da sempre esercitata dagli infermieri anche se mai riconosciuta.
Le chiediamo di organizzare un incontro o un tavolo di discussione con la rappresentanza medica per trovare insieme una strategia in grado di coniugare la gestione organizzativa dei processi con quella clinica e assistenziale, nel rispetto reciproco delle competenze e delle responsabilità circa i risultati attesi”.
21 novembre 2014
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