Lazio. La 'strage' delle strutture complesse di farmacia
Il Sindacato nazionale dei farmacisti dirigenti del Ssn (SiNaFO) si sta opponendo alle bozze degli atti aziendali finalizzati ad abolire le strutture complesse farmaceutiche. In alternativa propone un modello in cui la farmaceutica sia decisiva nella lotta agli sprechi e in cui venga valorizzato l’atto professionale del farmacista pubblico del Ssn nel contesto della sanità locale.
18 NOV - Il Sindacato nazionale dei farmacisti dirigenti del Ssn (SiNaFO) si sta fermamente opponendo all’incomprensibile produzione delle bozze degli atti aziendali, correlati alle linee guida regionali, attraverso i quali direttori generali intendono abolire le strutture complesse farmaceutiche presenti nelle Asl e Aziende Ospedaliere e Iirccs della Regione Lazio.
Da tempo la segreteria regionale SiNaFO del Lazio, anche attraverso il “Modello Unico della Farmaceutica nella Regione Lazio”, persegue un
duplice obiettivo:
- rendere evidente il ruolo della farmaceutica nella lotta agli sprechi, fina-lizzata a far rientrare la Regione dal piano di rientro
- dare spazio e valorizzare l’atto professionale del farmacista pubblico del Ssn nel contesto della sanità locale che, grazie alle proprie competenze specifiche, si pone come valore aggiunto nel panorama sanitario.
Dai suddetti atti aziendali, invece, l’organizzazione sindacale dei farmacisti del SSN, in totale assenza di concertazione a livello regionale, rileva una preoccu-pante "svalorizzazione diffusa delle strutture farmaceutiche esistenti con sop-pressione di UOC essenziali, cancellazione di dipartimenti strutturali funzionanti da decenni e accorpamenti fuori norma di strutture ospedaliere e territoriali".
Tutto questo, peraltro, senza tenere conto degli “standard minimi proposti dal Decreto Balduzzi e dallo stesso DCA Zingaretti, della normativa sugli stupefa-centi che assegna la gestione delle sostanze stupefacenti e psicotrope solo al Direttore di Farmacia e della circolare del MdS che indica con estrema chiarezza la suddivisione della Farmaceutica in Ospedaliera e Territoriale”. In questo modo, vengono gravemente lesi i legittimi interessi e le aspettative di un’intera categoria che, nonostante le oramai croniche carenze di risorse, con dignità e senso di responsabilità porta avanti da anni servizi essenziali per i cittadini e collabora da sempre per l’ottimizzazione e la qualificazione della spesa pubblica.
IL SiNaFO chiede pertanto ai direttori generali delle Aziende Sanitarie del Lazio e al suo Commissario ad Acta di rivedere i suddetti atti aziendali, specificando che, se tali atti dovessero essere confermati, ne conseguirebbe un inaccettabile declassamento con indebolimento delle rete farmaceutica attuale e con una consequenziale demotivazione diffusa che contribuiranno a rendere sempre più difficoltoso il percorso virtuoso dei controlli della farmaceutica ospedaliera e territoriale con annessi gravi danni per tutto il sistema e la stabilità del piano di rientro.
Le strutture complesse, che il piano regionale vuole scelleratamente in gran parte scardinare assolvono a ben precisi compiti e funzioni di committenza aziendale o di amministrazione per settori di attività prevalenti. Non solo. Al loro interno sono anche presenti ambiti organizzativamente riconoscibili, individuati come prioritari dalla programmazione regionale o locale ed economicamente rilevanti quanto a risorse da allocare.
Vengono assicurate sia linee di attività di produzione di prestazioni e di servizi che mobilitano un volume di risorse qualitativamente e quantitativamente significative, sia funzioni di rilievo nel supporto alla direzione aziendale. Né possono essere sottaciute lo svolgimento di attività connesse con la pianificazione e la crescita organizzativa dell’azienda, né il coordinamento dei processi professionali ad elevata complessità e spesso trasversali a diverse strutture dell’azienda. Le strutture semplici, anche se dipartimentali altro non sono che articolazioni interne della struttura complessa.
Declassare una struttura complessa di Farmacia in struttura semplice, come sta avvenendo nel Lazio, significherebbe privarla delle sue funzioni gestionali. Una responsabilità di natura gestionale, invece, è insita nel ruolo stesso di una struttura complessa. Del resto la funzione gestionale alla quale sono chiamate le strutture complesse è chiaramente richiamata e descritta all’interno dell’art.27, comma 3, del C.C.N.L. 1998/2001: "Per struttura si intende l’articolazione interna dell’azienda alla quale è attribuita con l’atto aziendale…la responsabilità di gestione di risorse umane, tecniche o finanziarie".
Sono queste le ragioni che dovrebbero indurre i direttori generali e i vertici dell’Assessorato a riflettere sull’opportunità di tagli di strutture che fino ad oggi hanno assicurato livelli di programmazione e di attività in linea con le aspetta-tive assistenziali e gestionali in un settore così delicato ed importante come quello farmaceutico. La stagione dei tagli non può e non deve trasformarsi in quella del tramonto di quei processi che fino ad oggi hanno assicurato il rag-giungimento di traguardi che nella regione Lazio hanno saputo coniugare effi-cacia e qualificazione della spesa. Un ripensamento da parte delle istituzioni regionali sulle ipotetiche scelte contestate dal SiNaFO, rappresenterebbe una apprezzabile quanto evidente dimostrazione di grande lungimiranza e traspa-renza. Ne trarrebbero giovamento il paziente e, cosa di non poco conto, le ri-sorse regionali.
Roberta Di Turi (Segretario Generale SiNaFO)
Luisa Paese (Segretario Regionale SiNaFO Lazio)
18 novembre 2014
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