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I problemi del Ssn hanno precise responsabilità. E non si risolvono con ricette vecchie

21 LUG - Gentile Direttore,
da due anni ho scelto di far il medico di medicina generale, l’ho fatto per scelta e tutti quelli che sono entrati in convenzione con me hanno la stessa vocazione. Stare vicino alle persone, nel loro quotidiano, con un rapporto diretto, con la capillarità dell’assistenza. Faccio questa professione in un piccolo paese della provincia di Roma, ho iniziato nel periodo della pandemia ed ho visto con i miei occhi e vissuto sulla mia pelle le difficoltà incontrate nel lavorare tutti i giorni con carichi di lavoro massacranti. Ho fatto quello che si doveva fare, vaccini, tamponi, visite, sono stato volontario nelle USCA-R del Lazio e mi sono adoperato per dare, e con me molti altri colleghi, il mio contributo. Tutto questo l’ho fatto per passione e spero con la professionalità necessaria.

Ma, da tempo continuo a sentire e vedere una vera e propria campagna di delegittimazione del ruolo del medico di famiglia, mi sono chiesto: perché? Perché forse in Europa, uscito il Regno Unito dall’Unione Europea siamo rimasti soli con un sistema solidaristico ed universale. Il Nord Europa ha mutue e assicurazioni, il resto di Europa un sistema pubblico residuale, organizzato, Spagna e Portogallo in case della salute, da cui i medici iniziano a scappare, in altri paesi invece il sistema pubblico è per chi non si può permettere la sanità privata. Punto.

In Italia, ogni italiano ha il Suo medico, se lo è scelto, lo può cambiare, nel resto d’Europa il medico è della mutua o dell’assicurazione o dipendente pubblico, o privato, qui da Noi nel PNRR hanno preso uno schema vecchio di trent’anni, e lo hanno proposto come innovativo. Davanti a me ho la prospettiva di lavorare per altri 30 anni almeno e vorrei che in questo Paese ci fosse un progetto strategico di lungo termine, una prospettiva, umana e professionale. Non un orizzonte che si ferma al tema di chi ci mettiamo nelle Case della Salute, di Comunità o meglio in Poliambulatori come ai tempi dell’INAM.

Leggo opinioni e pareri fatti da persone che sono presenti da trent’anni almeno nelle politiche di questo Paese. Illustri colleghi e illustri rappresentanti delle professioni sanitarie molto conosciuti nei palazzi dove nell’ultimo ventennio non si è fatto molto per ammodernare un sistema vetusto, ma anzi i problemi di oggi, carenza dei medici, di infermieri, ricorso ai medici stranieri, alle cooperative, certo non me li posso caricare io sulle spalle, ma magari, a mio modesto modo di vedere, i signori che pontificano la fine del mio lavoro che certamente hanno le loro responsabilità. Invece qui sembra che sia stato il fato cinico e baro a determinare condizioni di carenza dei medici, di perdita delle vocazioni, di fuga all’estero, di stipendi inadeguati.

La soluzione? Sempre lor signori, i mentori del Distretto, che sono 40 anni che non decolla, i propugnatori della dipendenza, assimilano tutto alla funzione pubblica, imperterriti, senza un dato che sia un dato, senza una visione che sia al di là del proprio naso, predicano di togliere agli Italiani il medico metterci un bel palazzo ritinteggiato di nuovo al suo posto. Poi, sempre gli stessi, magari, diranno beh, se il medico ve lo volete scegliere va bene, facciamo una bella Intra Moenia ed il gioco è fatto. Già visto. No, grazie.

Imperterriti continuano a dare le proprie ricette di soluzioni a problemi che loro stessi hanno contribuito a creare. Anche basta, grazie. Certo sbandierano le sirene delle tutele, del posto fisso alla Checco Zalone, ma dietro queste sirene si nascondono interessi privati e privatistici. Non è un mistero che molte per non dire moltissime aziende hanno già un sistema integrativo, poco integrativo, molto sostitutivo, e ovviamente chi gestisce questi servizi agisce in base ad una logica di profitto. Non di servizio pubblico. I nomi? Andate su Internet vedete chi ha cointeressenze nei fondi e troverete le risposte. Sono sotto i nostri occhi. Quindi, facile facile, leviamo di mezzo quegli “sfaticati” dei medici di famiglia, che rispondono ai bisogni delle persone e non alle gerarchie aziendal- politiche ed il gioco è fatto.

Da giovane medico, concludo, non ho ideologie da osservare, interessi privati o di corporazione da coltivare, vorrei solo avere qualcuno che insieme a chi sarà nei prossimi 30 anni parte del sistema sanitario del Paese, si fermi ad ascoltare chi tutti i giorni, a sua volta ascolta i bisogni quotidiani delle persone, proponendo insieme soluzioni per migliorare un servizio pubblico e non trovare mezzucci per avere quote di potere o mercato. Così no. Grazie

Giammarco Marrocco
Vice segretario nazionale Fimmg Formazione

21 luglio 2023
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