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A rischio l’operatività dei Pronto soccorso privati 

05 LUG -

Gentile Direttore,
l’articolo su questo giornale di una qualificata rappresentanza della Dirigenza ANAAO (Il sovraffollamento dei pronto soccorso: analisi e prospettive della rete pubblico/privato), sui problemi del Pronto Soccorso fornisce un immagine chiara di questo pezzo particolarmente critico del Sistema Sanitario, definendo anche qual è, e quale potrebbe essere, il contributo del privato. Per uno dei punti analizzati, si potrebbe partire dall’esperienza del Lazio e riproporla dovunque perché può garantire quel supporto al Sistema dei Pronto Soccorso che deve venire dalle Case di Cura prive di questi servizi, di cui viene detto “….che dunque sono autorizzati a sottrarsi al circuito di emergenza/urgenza…”.

In questa regione dal 2016 un accordo Regione-AIOP/ARIS prevede che per alcune specialità una alta percentuale di ricoveri siano destinati a pazienti provenienti dai Pronto Soccorso, pubblici e privati: si va dal 60% di Cardiologia, Gastroenterologia e Neurologia, al 75% di Medicina, Geriatria e Pneumologia. Questo ha consentito che i trasferimenti per mancanza Posto Letto da Pronto Soccorso a Casa di Cura Accreditata siano passati da 9.000, prima dell’accordo, a 23.000 nel 2022! Peraltro, almeno per i Reparti di Medicina, ovunque si sono raggiunte percentuali superiori al 90%. Per quanto riguarda invece il contributo all’attività di Pronto Soccorso del privato, considerando in quest’ambito strutture Classificate, Accreditate ed IRCSS Privati, la situazione è totalmente diversa nelle varie regioni:

Nel Lazio considerando solo la città di Roma sale al 40% la percentuale di chi giunge in strutture private e tra queste, fatto salvo il Policlinico Umberto I che ha anche 5 Pronto Soccorso Specialistici, ci sono le tre col numero più elevato di accessi: Casilino, Bambino Gesù e Gemelli.

E’ noto quali siano oggi le criticità dei Pronto Soccorso, difficoltà operative come il boarding, rischi Medico-Legali ed anche fisici per gli operatori, ritmi e tempi di vita particolarmente gravosi e difficili da rendere compatibili con quelli di chi fa un lavoro diverso, “normale”. Questo comporta un gran numero di fughe di Medici ed Infermieri dal Pronto Soccorso con quasi l’impossibilità di sostituire chi va via. E in tutto questo non ci sono differenze tra strutture pubbliche e private!

Appare evidente come oggi, in particolare nel Lazio ed in Lombardia, non sia neppure pensabile rinunciare al contributo dei privati: il sistema non reggerebbe. Eppure la questione è all’ordine del giorno, perché la scelta del Governo col “Decreto bollette”, a differenza di quanto previsto ad esempio per il COVID, e delle Regioni di limitare alle strutture pubbliche una serie di benefici economici, peraltro doverosi, può creare a breve tra Pronto Soccorso pubblici e privati, che già lamentano una gravissima carenza di Medici, differenze tali da mettere in discussione l’operatività di questi ultimi. Poiché non si tratta di benefici contrattuali, ma di provvedimenti legati alla specificità di questi servizi, l’auspicio è che Governo e Regioni rivedano le loro posizioni trovando il modo di estendere a tutti di DEA e Pronto Soccorso questi benefici, proprio per “..inaugurare una prospettiva di rapporto pubblico/privato con la creazione di una rete territoriale pubblico/privato di emergenza/urgenza…” di cui parlano i colleghi dell’ANAAO.


Adolfo Pagnanelli
Medico di Pronto Soccorso – Roma



05 luglio 2023
© Riproduzione riservata

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