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Congresso Sumai. Magi: “Specialisti ambulatoriali pronti al cambiamento. Ma siamo almeno 10mila in meno del necessario”


Per la sanità territoriale il presidente del Sumai pensa a “un modello basato sul lavoro in equipe”, ma “senza stravolgimenti” e “senza la necessità di  modificare l’assetto normativo o con ulteriori modifiche legislative o cambiamenti dei rapporti giuridici come proposto per la medicina generale”. E poi, serve più personale: “Oggi mancano circa 10.000 specialisti”. La proposta di Magi su questo fronte è l'aumento del monte orario a 38 ore settimanali. Poi interventi sulle borse specialistiche e l’’imbuto formativo. E “basta precariato o contratti a tempo determinato”. LA RELAZIONE INTEGRALE

13 OTT - È partito oggi a Roma il 53 Congresso Nazionale del SUMAI Assoprof, il sindacato maggiormente rappresentativo degli specialisti ambulatoriali interni. Si è aperto con la relazione del segretario generale Antonio Magi, il quale, alla presenza del ministro della salute Roberto Speranza, ha ribadito i punti essenziali per il Sumai in questo momento in cui il territorio, perimetro d’azione quotidiana per gli specialisti ambulatoriali, è al centro di una riforma che deve ridisegnare le cure di prossimità. Pnrr, equipe territoriale, questione femminile, ricambio generazionale e carenza di specialisti. Questi i principali temi affrontati da Magi nella sua relazione introduttiva ai lavori congressuali che si svolgeranno fino a venerdì a Roma presso lo Sheraton Parco de’ Medici Hotel e che si concluderanno con la nomina della nuova segretaria nazionale essendo questo un congresso elettivo.

“Quest’anno ha spiegato Magi – abbiamo deciso di focalizzare i nostri lavori congressuali principalmente sui cambiamenti a cui la sanità italiana sta andando incontro ed il fondamentale ruolo che ha la specialistica ambulatoriale convenzionata interna nel processo di riforma della sanità territoriale in atto, intitolando il nostro Congresso Nazionale ‘SUMAI protagonista nei Cambia…Menti”.

Equipe territoriale
“Due anni fa - ha aggiunto – durante il nostro 52° Congresso Nazionale abbiamo proposto un nuovo modello organizzativo di sanità territoriale… nel quale crediamo fortemente. Un modello basato sul lavoro in equipe come vuole la medicina moderna. Senza stravolgimenti ma applicando norme già esistenti che prevedono forme aggregative sia di tipo funzionale che strutturale senza la necessità di dover modificare l’assetto normativo o con ulteriori modifiche legislative o cambiamenti dei rapporti giuridici come proposto di recente per la medicina generale. Un modello che vede operare lo specialista non più da solo ma all’interno di una equipe territoriale multi-disciplinare e multi-professionale. Un’equipe di sanitari che garantisca oltre alle singole consulenze specialistiche anche e soprattutto la presa in carico del paziente a 360°. Una vera sanità di prossimità facilmente accessibile, sempre più organizzata ed efficiente, che valorizza le specifiche competenze, basata su un saldo rapporto di fiducia con i Pazienti e tra i componenti della stessa equipe eliminando anche una buona dose di burocrazia”.

PNRR
“Il SUMAI oggi vede questa possibilità, mediante il PNRR, di applicare questo modello organizzativo attraverso le Case della comunità e gli Ospedali di comunità attraverso il potenziamento della domiciliarità anche con il corretto uso della telemedicina e della moderna tecnologia. L’obiettivo è quindi avere contemporaneamente una sanità territoriale efficiente capace di gestire i pazienti in piena autonomia mediante cure ed assistenza di prossimità, erogate in modo diffuso e capillare sul territorio; ed una sanità ospedaliera d’eccellenza, maggiormente concentrata sulla degenza e sulla risoluzione dei casi acuti e pertanto erogabile in uno specifico luogo fisico identificato nella singola struttura nosocomiale. Il risultato atteso è la riduzione degli accessi impropri al pronto soccorso, dei ricoveri non appropriati e delle lunghe liste d’attesa grazie alla presa in carico dei pazienti da parte di una vera equipe sanitaria territoriale che garantirà appropriatezza ed efficienza gestendo pazienti che non necessitano di essere ricoverati ed una equipe sanitaria ospedaliera in grado di gestire le acuzie ed i casi complessi che invece necessitano di ricovero in modo efficiente e senza lunghe attese. Due equipe che collaborano, tra loro divise nelle competenze ma in un unico modello di sanità da considerare finalmente tale.

Mancanza di specialisti
L’attuale carenza del numero di specialisti disposti a lavorare nel SSN e la difficoltà di trovarne altri che ne garantiscano il turnover sia nelle strutture territoriali che ospedaliere è, per Magi, ormai palese. “Oggi mancano all’appello circa 10.000 specialisti, sia per il blocco del turnover avviato con la Legge 122/2010, che per la mancata riassegnazione di buona parte dei turni di specialistica ambulatoriale”. La soluzione a questo problema per il segretario del SUMAI è a portata di mano: “Se tutti gli specialisti, già in servizio, raggiungessero il massimale orario (38 ore settimanali) avremo a disposizione un’ulteriore offerta di attività specialistica, sul territorio, paragonabile ad una assunzione virtuale di circa 5.341 altri nuovi specialisti, tutti a tempo pieno. La soluzione del problema è quindi davanti ai nostri occhi. Questa soluzione non ha bisogno di nuove norme ma solo dell’applicazione di quelle già esistenti ed in vigore”. Sull’incompatibilità invece Magi ha chiesto che “La politica approvi subito una legge che abolisca le incompatibilità previste dalla legge 412/91. Questo avrebbe come effetto immediato l’aumento dell’attuale offerta con medici specialisti già potenzialmente disponibili e che oggi sono impediti a dare il loro contributo proprio da queste norme che ne sanciscono la loro incompatibilità”.

Specialistica Ambulatoriale preferita dalle donne
“I dati attuali rivelano che l’attività di medico specialista ambulatoriale convenzionato interno è quella preferita dalle donne”. Il maggior gradimento ha spiegato Magi è da ricercarsi “nella maggior flessibilità della convenzione che prevede orari e giornate di lavoro prestabiliti. Questo permette alle colleghe di esprimersi professionalmente nel territorio e allo stesso tempo di potersi organizzare nella gestione della famiglia e dei figli, dando anche la possibilità alle più giovani di affrontare con maggiore serenità un progetto di maternità senza sacrificare la formazione acquisita e la propria professionalità ad un progetto familiare. Questo fenomeno dovrà essere considerato se vogliamo davvero risolvere la carenza di specialisti”.

Cambio generazionale
Altra questione urgente – ha ricordato Magi “è garantire il necessario e fisiologico turnover per contrastare il grande numero di specialisti ambulatoriali prossimi alla pensione. Ci troviamo davanti ad una vera e propria emorragia di specialisti (convenzionati e dipendenti) sia sul territorio che negli ospedali. In futuro non possiamo pensare che gli specialisti convenzionati possano sostituire i dipendenti ospedalieri e viceversa”. Anche in questo caso ha ribadito Magi la soluzione c’è ed è il nuovo Acn “Attualmente quello SUMAI è l’unico contratto collettivo nazionale in ambito sanitario che ha previsto norme che tendono non solo a risolvere il problema del cambio generazionale ma, grazie alla Corte dei Conti, anche a garantire l’aumento dell’offerta specialistica ambulatoriale ad iso-risorse. Tutto scritto e normato negli artt. 3, 19 e 45 dell’attuale ACN. Ora servono volontà politica, funzionari lungimiranti e competenti che conoscono l’Accordo Collettivo Nazionale e ne garantiscono l’applicazione”.

Soluzioni
Per far fronte a questa serie di criticità Magi ha suggerito una serie di soluzioni “Bisogna garantire a tutti i medici, attuali e futuri, di poter completare il loro ciclo formativo, far sparire una volta per tutte l’imbuto formativo e far sì che ad ogni laurea corrisponda una borsa specialistica o di formazione specifica in medicina generale. Occorre rendere maggiormente attrattivo il Servizio Sanitario Nazionale, in linea con gli altri paesi europei, valorizzando i nostri medici, specialisti e non specialisti, evitando di formarli a nostre spese e poi consegnarli su di un piatto d’argento ai paesi esteri che gli garantiscono migliori retribuzioni e la certezza di un futuro professionale e di vita. Basta precariato o contratti a tempo determinato. Dobbiamo offrire, nel SSN, solo contratti a tempo indeterminato sia nella dipendenza che nella convenzionata e investire sui giovani altrimenti questi colleghi andranno all’estero o lavoreranno nel privato.
Garantire così sul territorio la copertura dei servizi previsti dal PNRR evitando che i giovani scelgano strade diverse dal SSN.

Senza medici non c’è il Servizio sanitario
Il SUMAI è pronto a dare il suo contributo ad “una riforma sanitaria del territorio che prevede le equipe con diversi carichi assistenziali e stratificazione del rischio e che collabori con l’ospedale. Ma anche la parte pubblica deve fare la sua parte e deve dar prova di voler cambiare iniziando a sostituire quei burocrati che per i loro pregiudizi hanno messo a rischio il SSN”.
“Senza medici – ha ricordato Magi -non ci può essere un servizio sanitario. Questa è una certezza.
Senza medici si svuotano anche le prerogative delle altre professioni sanitarie. Senza medici nel SSN non c’è equità e non c’è diritto alla salute per i cittadini. Senza medici non si può applicare l’articolo 32 della Costituzione. Ma soprattutto senza medici e senza sindacati si pongono le basi per la distruzione della democrazia”.

13 ottobre 2021
© Riproduzione riservata

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