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“Senza risorse per i medici il Pnrr è una scatola vuota”. Sindacati a confronto al Congresso Sumai


13 OTT - Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e sanità digitale. Questo il titolo della tavola rotonda svoltasi stamattina durante il 53° Congresso del SUMAI Assoprof in corso di svolgimento a Roma a cui hanno partecipato oltre ad Antonio Magi, segretario generale Sumai Assoprof, Domenico Crisarà della Fimmg, Paolo Biasci segretario Fimp, Guido Quici, segretario Cimo e Carlo Ghirlanda, presidente Andi anche Pierpalo Sileri, sottosegretario alla Salute, Andrea Mandelli, presidente Fofi.
 
“Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – ha esordito Antonio Magi – è lo strumento che dovrà̀ dare attuazione, in Italia, al programma Next Generation EU indicando come impiegare le risorse. Nel complesso i fondi a disposizione dovranno essere impiegati per un'azione di rilancio guidata da obiettivi di policy e interventi connessi ai tre assi strategici condivisi a livello europeo.
Essendo la riforma della medicina del Territorio importante, in questo senso e in linea di principio, l’azione del Governo appare del tutto condivisibile, meno però gli strumenti messi in atto per la riforma stessa. Infatti il PNRR prevede dotazioni e strutture tecnologiche ma non parla dei professionisti della salute, ovvero dei medici mentre crediamo che sia necessario proporre modelli organizzativi e di governance che sappiano coniugare gli obiettivi del PNRR con le reali esigenze dei professionisti e dei cittadini”.
 
“Per quanto riguarda la Fimmg – ha spiegto Domenico Crisarà – il discorso del PNR e delle case di comunità non è un problema se queste case di comunità diventano un qualcosa di aggiuntivo alla rete territoriale fatta dai medici di medicina generale e dagli specialisti ambulatoriali insieme anche ai pediatri di libera scelta. Così concepita la vediamo un'occasione di arricchimento del territorio, un luogo di confronto o quello che sarà. Il Pnrr ha previsto le strutture ma non ci lavorerà dentro e come. Un sistema aggiuntivo potrebbe essere un'occasione diverso il discorso qualora dovesse portare distante dai cittadini la medicina, la specialistica, la pediatria di libera scelta”.
 
“Mi preme sottolineare – sono state le parole di Paolo Biasci, Fimp - che in vista della ristrutturazione del territorio prevista dal PNR bisogna ragionare in modo costruttivo. Qui sembra che più che ristrutturare si voglia distruggere e ricominciare dalle fondamenta. Credo che il nostro servizio sanitario nazionale non ha bisogno di questo, ha bisogno certamente di miglioramenti e ci sono le risorse per farlo. Noi medici insieme alle istituzioni dobbiamo sederci a un tavolo e discutere e suggerire le cose che devono essere migliorate. Il servizio sanitario nazionale è il fiore all'occhiello di noi italiani. Il covid ha messo a nudo alcune criticità e da quelle dobbiamo ripartire ma non dobbiamo rischiare di buttare il bambino con l'acqua sporca. Noi come pediatri di libera scelta ci siamo e siamo pronti a dare il nostro contributo. Abbiamo le idee chiare su quello che dovrà essere una futura rivisitazione del territorio dove le cure primarie chiaramente hanno ruolo fondamentale”.
 
Guido Quici segretario della Cimo ha espresso le sue “perplessità sul Pnrr a partire dal fatto, più volte denunciato, di essere stati esclusi come medici dalla sua progettualità”. Da qui è nata la questione medica da parte della federazione e da parte di APM che rappresenta circa 100.000 medici italiani. Il Pnrr è un progetto che utilizza risorse solo per costruire edifici e per mettere in gioco una serie di tecnologie però se non c'è abbinata una riforma sia del territorio che dell'ospedale che deve essere contestuale è chiaro che tutto rischia di essere vanificato. Ho detto più volte che occorre rivedere il titolo Quinto della Costituzione, perché occorre eliminare questa eccessiva autonomia delle Regioni dando al Ministero maggiore centralità. Ovviamente occorre rivedere i finanziamenti perché il Fondo Sanitario Nazionale è insufficiente e quindi è chiaro che non dà nessuna prospettiva economica”.
 
“Il Piano Nazionale di ripresa e resilienza, in particolare la missione 6 della salute, è un piano che noi riteniamo in questo momento largamente incompleto e lo abbiamo ribadito più volte”. Così Carlo Ghirlanda presidente Andi “In particolare – ha aggiunto – siamo critici per quanto riguarda la parte organizzativa e la messa in opera concreta del Pnrr che dovrebbe coinvolgere maggiormente le professionalità e le competenze mediche. L’esperienza fatta in questo periodo di covid per migliorare e aumentare le possibilità di assistenza sul territorio, in un concetto di medicina di prossimità lo ha dimostrato ampiamente. Non si può prescindere dalle professionalità e dalle competenze senza di queste non si può produrre salute a favore del cittadino”.
 
Per Andrea Mandelli, presidente della Fofi “Dobbiamo ragionare su un progetto per far sì che nel DM 71, quello che si occupa della rifondazione della medicina di prossimità, ci sia una parte importante di confronto tra noi e il governo. Questo perché abbiamo risolto un problema importante al Paese e abbiamo dimostrato di essere credibili. La complessità della medicina di prossimità è tale che non può essere tenuta solo da un professionista. Ci deve essere un team di persone sul territorio che danno una risposta al cittadino ognuno secondo le proprie competenze, ognuno con le proprie peculiarità in un rapporto di collaborazione fruttuoso tra professionisti. Io non ho problema a elaborare una strategia comune che vede le farmacie presidio sul territorio, in cui voi avete un ruolo importante e questo io lo sto dicendo dall’inizio della pandemia. Sono convinto che la nostra alleanza, di professionisti della salute, sia la chiave di volta per uscire da questa crisi e ridisegnare la sanità del territorio e far si che le risorse del Pnrr siano restituite nei prossimi anni. La nostra è la sfida più importante o siamo in grado di coglierla tutti insieme oppure ci sfracelleremo con il paese”.
 
Infine il sottosegretario Pierpaolo Sileri è intervenuto su un tema caro agli specialisti ambulatoriali quello dell’incompatibilità e ha detto che “credo che bisognerà lavorare ad una revisione  più completa, non solo sull'incompatibilità dei nuovi specialisti ma forse va rivisto anche il perimetro intramoenia, anche per personale infermieristico. Credo serva una revisione più completa e ampia non a scatole chiuse o settoriale”.

13 ottobre 2021
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