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Spending review. Aiop: "Pericolo di grave danno per la salute dei cittadini"


I tagli previsti, secondo le previsioni raccolte in 5 punti dall'associazione dell'ospedalità privata, "impedirebbero di assicurare i Lea su tutto il territorio e incrementerebbero ulteriormente le liste d'attesa costringendo le famiglie ad ulteriori oneri economici". 

05 LUG - I tagli della spending review prevederebbero, tra l'altro, la riduzione del 2% delle prestazioni ospedaliere e ambulatoriali erogate dalle strutture di diritto privato che lavorano per il Ssn. L'Aiop, l'associazione dell'ospedalità privata, condivide le azioni per aumentare l'efficienza e ridurre gli sprechi della sanità, ma, al contempo, ha lanciato un monito sulle conseguenze di un taglio alle prestazioni che "comporterebbe un grave danno per la salute dei cittadini, impedirebbe di assicurare su tutto il territorio nazionale i Lea provocherebbe un intollerabile incremento delle liste d'attesa impedendo di fatto l'accesso a prestazioni sanitarie indispensabili per centinaia di migliaia di pazienti trasferendo così sulle famiglie già provate dalla crisi economica ulteriori oneri economici".

Per sostenere queste previsioni l'Aiop ha illustrato in cinque punti le sue considerazioni:

1. Il Ssn assicura i Lea utilizzando istituti ospedalieri pubblici e privati. Nel 2010 i pubblici hanno effettuato complessivamente 8.482.665 ricoveri ospedalieri, e i privati 2.785.366 (pari al 24,7%). Se questa attività fosse tagliata del 2%, si avrebbero in Italia in un anno quasi 56.000 ricoveri in meno. Si tratta di interventi di chirurgia oncologica, ortopedia protesica, parti, prestazioni per malati acuti nei pronto soccorsi e nelle terapie intensive, ricoveri in day-hospital e day surgery, ricoveri di riabilitazione dopo gravi interventi chirurgici ecc. Praticamente ogni tipo di prestazione ospedaliera verrebbe improvvisamente a ridursi, con effetti facilmente comprensibili e, in non poche regioni, con situazioni di vero allarme sociale.

2. Nell'attività ambulatoriale specialistica la situazione sarebbe altrettanto drammatica. Migliaia di dializzati, centinaia di migliaia di pazienti ambulatoriali verrebbero respinti e inseriti in lunghis-sime liste d'attesa, con il solo risultato di obbligarli a ricorrere a cure a pagamento.

3. La spesa sanitaria corrente nel 2010 è stata di 52,333 miliardi per gli ospedali pubblici e di 8,849 mi-liardi per gli ospedali privati (15%).
Spendendo il 15% si sono curati quasi il 25% di tutti i malati. E d'altra parte è ben noto che gli ospedali pubblici presentano livelli di inefficienza che, nelle diverse re-gioni, vanno dal 17 al 46%. Se la manovra di taglio del 2% alla componente di diritto privato fosse attuata, e i 56.000 ricoveri che ver-rebbero a mancare fossero effettuati negli ospedali pubblici, la spesa ospedaliera aumenterebbe imme-diatamente dello 0,6% di ciò che oggi spendiamo. Si avrebbe cioè un aggravio immediato di 54 milioni di Euro per le finanze pubbliche. Analogo fenomeno si rileverebbe per la spesa ambulatoriale. Una scelta autolesionista.

4. Ma in realtà questo odioso ed inutile intervento, che tra l'altro presupporrebbe una drastica violazione del diritto di scelta del luogo di cura, sarebbe comunque impraticabile. La rete ospedaliera pubblica è già oggi sotto stress permanente, con tassi di saturazione superiori all'80% su base annua, con rigidità di utilizzo notevoli e con forte disomogeneità fra regione e regione. Inoltre nella maggior parte delle Regioni le strutture ospedaliere sono obsolete, (il 60% degli ospedali pubblici è stato costruito prima della seconda guerra mondiale) e non sono certo in grado di supportare lo stress di un incremento di ricoveri improvviso. L'unico effetto sarebbero le cure negate a decine di migliaia di malati.

5. La spesa sanitaria pubblica italiana non è fuori controllo. Anzi, negli ultimi 15 anni è stata costante-mente inferiore rispetto a quelle di paesi dell'Unione Europea con noi comparabili come Francia e Ger-mania. Nel 2011 è addirittura scesa come percentuale del Pil da 7,2% al 7,1%.

Secondo l'Aiop alcuni risparmi a breve sono possibili con una più accorta gestione degli acquisti di beni da parte degli ospedali pubblici, e con una revisione delle piante organiche che in alcune regioni sono sovradimensionate. Ma quello sanitario "non è però un settore dove sia possibile far cassa rapidamente tagliando le prestazioni, che oggi ri-mangono uno dei pilastri del welfare, ancor più prezioso in un momento di crisi economica acuta - ha spiegato l'associazione - non è neanche un settore che può permettersi di riesumare vecchi scontri ideologici fra pubblico e privato".

La presenza di un 25% di privato che lavora nell'ambito del Ssn e che costa solo il 15% è "una fondamentale opportunità per mantenere i livelli essenziali di assistenza co-niugandoli con una spesa sostenibile. Ricordando che l'uscita dall'oligopolio pubblico - ha concluso l'Aiop - è un obiettivo irrinunciabile se si vuole vincere la dura sfida europea per costruire un nuovo welfare sanitario, solidale ma efficiente".

05 luglio 2012
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