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Anelli (Fnomceo): “Virus ancora tra noi. Non possiamo escludere seconde ondate. Per evitare nuovo lockdown serve riforma della medicina territoriale ma senza rispolverare i distretti”


La riflessione del presidente della Fnomceo viene in risposta alle recenti proposte di rivalutare la funzione e il ruolo del distretto che Anelli considera però superato: “Riproporre quelle soluzioni oggi significa essere inutilmente conservatori”. “Non abbiamo bisogno di riferimenti strutturali ma di rivalutare le competenze dei medici e degli altri operatori, salvaguardando il rapporto di fiducia che si instaura tra medico e cittadino e che si esprime nella scelta da parte di questi ultimi del professionista”.

08 LUG - “Condividiamo i reiterati appelli alla prudenza e al senso di responsabilità lanciati dal Ministro della Salute Roberto Speranza in relazione all’epidemia di Covid-19. Il virus è ancora tra noi, anche se ci consente di fare una vita quasi normale”, a parlare è il presidente della Fnomceo Filippo Anelli. Che porta a conferma gli ultimi dati: “la sua circolazione è attualmente bassa – sicuramente per effetto delle misure di prevenzione, forse anche per un certo grado di stagionalità – ma stabile”.
 
“Questo – sottolinea Anelli - ci indica che dobbiamo abituarci a convivere con il virus e che non possiamo escludere eventuali seconde ondate in inverno. Soprattutto, ci avverte che non dobbiamo abbassare la guardia: dobbiamo continuare a mettere in atto tutte le misure di prevenzione e dobbiamo pensare sin da subito a una gestione dei focolai e del rischio di ulteriori ondate”.
 
“Dobbiamo continuare con la strategia delle “3 T”, testare, tracciare e trattare – aggiunge Anelli -. Dobbiamo far leva sul senso di responsabilità dei cittadini, e sostenerlo con misure adeguate, che mettano in condizione chi sospetta un’infezione di potersi rivolgere con fiducia al proprio medico di medicina generale, certo di poter avere accesso subito, senza inutili tempi di incertezza e attesa, ai tamponi, ai test ed eventualmente alle terapie, privilegiando ove possibile quelle domiciliari”.
 
“L’apertura delle scuole a settembre, insieme al ritorno del freddo, sarà un importante banco di prova. Dobbiamo tutti imparare a convivere con il Covid, a non spaventarci se sorgono dei nuovi focolai. Allo stesso tempo però dobbiamo tutti assumere un atteggiamento di prudenza e di precauzione”, prosegue, ricordando che “il rispetto delle regole è fondamentale”.
 
“Dobbiamo insegnarlo ai nostri figli, ai nostri ragazzi. Igiene personale, distanziamento sociale e l’uso delle mascherine soprattutto negli ambienti chiusi rappresentano modalità appropriate per difenderci dal virus e per noi un impegno che necessita di un forte senso di responsabilità”, spiega ancora il presidente della Fnomceo.
 
Ma tutto questo non basta.Per Anelli “è tempo di avviare, rapidamente, una grande riforma del nostro Servizio Sanitario Nazionale. I professionisti sanitari devono tornare ad essere il perno della riforma e il punto di riferimento dei cittadini”.
 
E in questo, per il presidente dei medici italiani, “molti aspetti della riforma Bindi del 1999  hanno esaurito la loro forza riformatrice; riproporre quelle soluzioni, come i distretti, oggi significa essere inutilmente conservatori. Servono nuovi ospedali costruiti in modo tale da offrire ad ogni cittadino tutti i servizi essenziali disponibili con percorsi diversificati in modo tale che a fronte di una pandemia le cure ordinarie non debbano essere sospese”.
 
“Serve soprattutto – incalza Anelli - una riforma del territorio dove i professionisti, tutti insieme nello stesso luogo, siano punti di riferimento dei cittadini. Professionisti che organizzati in team siano capaci di offrire servizi e assistenza efficienti che solo la modalità di lavoro multi-professionale può garantire. Non abbiamo bisogno di riferimenti strutturali ma di rivalutare le competenze dei medici e degli altri operatori professionali, salvaguardando il rapporto di fiducia che si instaura tra medico e cittadino e che si esprime nella scelta da parte di questi ultimi del professionista”.
 
“Dobbiamo pensare a una flessibilità delle misure compensative, che permettano di arginare e circoscrivere sul nascere i nuovi focolai senza arrivare a un nuovo lockdown totale, con tutte le ripercussioni dal punto di vista economico, sociologico e psicologico – prosegue -. Tutto questo, però, è possibile solo ripensando completamente la medicina del territorio, oltre che progettando nuovi ospedali pensati per dare risposte a tutte le domande di salute dei cittadini, siano esse legate o meno all’epidemia”.
 
“Occorre investire del ruolo di ‘medici sentinella’ i medici di medicina generale, insieme agli specialisti ambulatoriali, interni ed esterni, in modo da individuare subito i nuovi focolai di Covid-19 – spiega -. Questo importantissimo dato dovrebbe attivare, a cascata, tutto un percorso che è in realtà già definito ma che è opportuno perfezionare per migliorare le necessarie interazioni, partendo dal tempestivo ricorso a test virologici e sierologici, e passando procedimenti autorizzatori sburocratizzati, snelli e rapidi, libera prescrittibilità di farmaci che a oggi hanno mostrato evidenze di efficacia. In tal senso il supporto delle USCA costituisce già un solido riferimento come si sta registrando in questo periodo”.
 
Da qui l’invito al Ministero e all’Istituto Superiore di Sanità per istituire “un Tavolo di concertazione tra i medici del territorio e i responsabili dei Dipartimenti, al fine di gestire gli strumenti utili per mettere a punto un piano che consenta di raggiungere questi obiettivi, istituendo anche centri di coordinamento a livello regionale per prevenire e gestire un’eventuale recrudescenza dell’emergenza Covid”.
 
E infine un appello alle Regioni affinché si dotino “di una quantità adeguata di tamponi e che ci si coordinasse per anticipare l’inizio della somministrazione su larga scala del vaccino antinfluenzale”.

08 luglio 2020
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