“No a blocco libera professione”. Cimo-Fesmed diffida Regioni e Aziende sanitarie
Il sindacato: “Non esiste, nell’ordinamento, che il blocco dell’attività libero professionale sia la strategia con cui esordire come prima e unica soluzione per fronteggiate la ripresa dell’attività medica ospedaliera (o istituzionale) soprattutto per quelle strutture che a causa dell’epidemia abbiano dovuto rallentare o cessare la propria attività “ordinaria” su patologie non-Covid”.
12 MAG - “Le carenze organizzative delle aziende sanitarie non ricadano ancora una volta sui medici, cui non può essere negato anche nella Fase 2 il diritto ad una ripresa della libera professione gestiti secondo i limiti delle disposizioni di legge”. È quanto scrive in una nota la Federazione CIMO-FESMED che “riprende il caso dei tentativi di alcune Regioni e aziende, nei giorni scorsi, di bloccare la “fisiologica” ripresa delle attività in libera professione negli ambulatori istituzionali, e le diffida dal portare avanti simili iniziative anziché far fronte in altro modo al problema dei tempi di attesa per patologie non-Covid che, inevitabilmente, risultano oggi aumentati”.
Non solo, sostiene la Federazione, “la categoria dei medici ha dedicato tutte le proprie energie all’emergenza ed ha ottemperato con grande senso di responsabilità ad ogni disposizione impartita dalle direzioni generali nel periodo critico o Fase 1. Non solo l’esercizio della libera professione individuale rimane un diritto stabilito da specifiche norme”.
“Non solo – prosegue - le aziende o gli enti sono tenuti ad adottare tutte le iniziative previste per consentire ai dirigenti l’esercizio della libera professione intramuraria, ovviamente per un volume di prestazioni per ciascun dipendente non superiore a quello assicurato per i compiti e l’orario di lavoro istituzionale”.
“Ma soprattutto – sottolinea CIMO-FESMED - non esiste, nell’ordinamento, che il blocco dell’attività libero professionale sia la strategia con cui esordire come prima e unica soluzione per fronteggiate la ripresa dell’attività medica ospedaliera (o istituzionale) soprattutto per quelle strutture che a causa dell’epidemia abbiano dovuto rallentare o cessare la propria attività “ordinaria” su patologie non-Covid”.
“Pur condividendo – prosegue - la necessità di mettere in atto tutte le possibili soluzioni finalizzate alla riduzione delle liste di attesa, la Federazione sindacale dei medici invita Regioni ed Aziende ospedaliere a non procedere in nessun caso con iniziative generalizzate di blocco dell’esercizio della libera professione dei propri medici, che comunque sarebbe illegittimo”.
CIMO-FESMED inoltre annuncia che, “se costretta, si riserva di contrastare fino alle opportune sedi giudiziarie penali ogni comportamento difforme dalle disposizioni di legge o che sia basato su un uso pretestuoso delle prerogative datoriali pur di compensare evidenti carenze organizzative”.
12 maggio 2020
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