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“I medici dipendenti fuori dalla Funzione pubblica. I contratti si discutano con Salute e Regioni”. Cimo-Fesmed rilancia la proposta


Ma non solo, il sindacato chiede “una vera riforma e non una semplice manutenzione del SSN, che ricomprenda le modalità di finanziamento, la revisione dell’autonomia differenziata, della governance delle strutture sanitarie e della rappresentanza e rappresentatività dell’area sanità”.

28 APR - Una vera riforma e non una semplice manutenzione del SSN, che ricomprenda le modalità di finanziamento, la revisione dell’autonomia differenziata, della governance delle strutture sanitarie e della rappresentanza e rappresentatività dell’area sanità. Sono questi gli obiettivi della proposta che la Federazione dei medici CIMO-FESMED rilancia oggi al Governo e a tutto il mondo sindacale e professionale della sanità.
 
“L’attuale stress test che la sanità italiana sta subendo”, commenta il Presidente della Federazione Guido Quici, “ha rilanciato il ruolo centrale dei professionisti della salute che, in questi giorni, hanno giocato un ruolo fondamentale nella gestione della pandemia. Medici, infermieri e tecnici non si sono mai tirati indietro, hanno versato un pesante tributo con gli oltre 15.000 contagi e 150 medici deceduti, hanno consentito al sistema di resistere e di reagire, oltre a dimostrare un forte senso etico con gli 8.000 medici che si sono offerti, in modo del tutto volontariato, per aiutare chi era in grande difficoltà”. 
 
“Soprattutto - continua Quici - i professionisti della salute non possono continuare a rimanere ostaggio di precipitose iniziative regionali che non hanno una visione d’insieme del nostro servizio sanitario nazionale come nel caso della recente risoluzione del Consiglio Regionale della Lombardia, che vorrebbe vedere i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta rientrare nella dipendenza pubblica”. 
 
Al contrario, CIMO-FESMED rilancia “la propria proposta di far uscire i medici dipendenti dalla Funzione Pubblica, e di discutere i contratti di lavoro della dipendenza e della medicina convenzionata direttamente con il Ministero della Salute e le Regioni. Questo permetterebbe il superamento di quei “silos” in cui è organizzata la sanità italiana e la gestione adeguata dei suoi fondamentali attori. Tale nuova governance manterrebbe contratti paralleli, quello pubblico e quello convenzionato, valorizzando alcuni aspetti normativi comuni che eliminerebbero le barriere organizzative che oggi ostacolano il raccordo tra ospedale e territorio”. 
 
“La gestione dell’emergenza Covid-19 – sottolinea - ha dimostrato che la sanità è assicurata dai sui professionisti ed i processi organizzativi possono realizzarsi solo se tali professionisti dialogano sulla stessa “piattaforma”. Fino a quando i medici dipendenti, che sono già inquadrati nei ruoli regionali, continuano ad operare secondo regole contrattuali della Pubblica Amministrazione che sono in palese discordanza con la specificità del proprio ruolo, certamente “non burocratico”, continueranno ad esistere quei silos e quelle problematiche”. 
 
“Abbiamo avuto bisogno di questa drammatica pandemia per riportare alla luce i veri punti di forza e debolezza del sistema salute in Italia, e probabilmente qualcuno si è finalmente reso conto che medici e infermieri fanno continuamente fronte a situazioni non standardizzabili, spesso in condizioni di emergenza e urgenza, con carichi di lavoro inimmaginabili, in un contesto dove la burocrazia amministrativa poco si addice al loro tipo di lavoro. Ci auguriamo che questa volta il Governo ascolti i professionisti del sistema sanitario, riconoscendone il fondamentale ruolo sociale”, conclude Quici. 
 
Nel richiedere un cambio di passo, CIMO-FESMED si augura che anche altre organizzazioni sindacali e le Federazioni spingano in questa direzione con l’obiettivo di avviare un confronto sulla professione, sull’organizzazione e sulla governance delle strutture sanitarie.

28 aprile 2020
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