Coronavirus. Fismu scrive al Governo: “Mancano i Dpi, se non si provvede ricorreremo ai tribunali”
“Trascinare in tribunale le aziende sanitarie in questo momento di emergenza sembra assurdo, ma l’assenza di risposte delle regioni pare non lasciare altra strada. Così la Federazione Italiana Sindacale Medici Uniti che si unisce all’azione unitaria dell’intersindacale della dirigenza
19 MAR - “Dopo molte settimane di questa grave crisi, diversi appelli e richieste ufficiali di tutte le organizzazioni sindacali tanto alle Regioni come alle Aziende Sanitarie, la gran parte dei medici di assistenza primaria e continuità assistenziale e 118 e specialistica ambulatoriale sono a tutt’oggi sprovvista di adeguati e sufficienti mezzi di protezione individuale contro il rischio biologico da contagio Covid 19. Parimenti non tutti i medici dei presidii ospedalieri sono adeguatamente forniti di adeguata protezione in maniera soddisfacente”.
Questa la d
enuncia della Federazione Italiana Sindacale Medici Uniti-Fismu in una lettera firmata dal segretario generale
Francesco Esposito e dal presidente
Maurizio Andreoli, inviata al Premier
Giuseppe Conte e al ministro
Roberto Speranza,
Si sottolinea in particolare, “la criticità riguardante gli interventi domiciliari presso assistiti con sintomatologia sospetta per Covid 19, presumibilmente in cospicua parte positivi alla infezione. Infatti, stante il trend attuale di diffusione della infezione e la conseguente saturazione delle strutture ospedaliere, assai probabilmente nei prossimi giorni l’impegno dei medici del territorio al domicilio dei pazienti aumenterà. In tale scenario è del tutto evidente che la fornitura di dispositivi di protezione individuale debba essere adeguata e quantitativamente sufficiente, essendo i vari dispositivi (mascherina adeguata, camice, guanti e occhiali) monouso e da sostituire quindi ad ogni accesso”.
Si evidenzia anche la necessità “di prevedere un adeguato smaltimento a norma di legge di tale materiale potenzialmente infetto”.
Si ricorda, inoltra, ancora una volta “che l’eventuale contagio da Covid del medico rappresenta non solo un grave pregiudizio alla salute dello stesso, ma anche un grave pregiudizio alla salute pubblica, per il rischio di contagio verso gli altri assistiti oltre che per la indisponibilità del medico a continuare la sua opera. Inoltre la situazione che si sta delineando, senza la fornitura dei sussidi indispensabili ed adeguate direttive, appare in contrasto con i valori sanciti dall’art. 32 della Costituzione che nel tutelare il diritto alla salute ivi comprende necessariamente anche quello degli operatori sanitari, non fosse altro per continuare a garantire un ottimale assistenza sanitaria all’intera popolazione”.
“Giova infine osservare – aggiungono i dirigenti Fismu – che ai sensi del d.lgs. 81/2008 si intende per lavoratore colui che, indipendentemente dalla tipologia contrattuale, svolge un’attività lavorativa nell’ambito dell’organizzazione di un datore di lavoro pubblico o privato; a maggior ragione, in questo momento, devono quindi essere garantire le necessarie tutele a tutti gli operatori del settore sanitario, ribadiamo, nel superiore interesse della tutela della salute della nazione intera. Appare poi incomprensibile come, pur avendo adottato in data 14 marzo 2020 un dovuto, encomiabile e necessario protocollo a garanzia dei lavoratori e per la tutela della sicurezza nelle aziende, nulla sia stato fatto invece per garantire ai medici del territorio di continuare a lavorare con le stesse tutele e sicurezza”.
Fismu richiede “anche di sottoporre a tampone i medici asintomatici ma venuti a contatto stretto e ripetuto con soggetti positivi (medici che in alcune regioni non vengono messi in quarantena) raggiungendo così il duplice scopo di evitare la diffusione del contagio attraverso il medico e di consentire al sanitario risultato negativo di continuare efficacemente la sua opera”.
“Stante quanto esposto - continuano - si invitano fermamente le Amministrazioni a provvedere con immediatezza a fornire le opportune direttive, sostegno, sussidi e dispositivi a tutti i medici ed operatori sanitari del territorio, non nascondendo che ogni ulteriore ritardo potrebbe essere fonte di gravi responsabilità per coloro che hanno l’onere delle gestione di una così grave emergenza. Se dovesse infatti continuare la manifesta noncuranza nei confronti della intera categoria, pur non minacciando scioperi in questo momento in cui i medici del territorio responsabilmente continueranno a prestare la loro opera, forniremo supporto legale a tutti quei medici che risulteranno contagiati e dovessero subire gravi conseguenze dal contagio, per reclamare i danni derivanti dalla mancata osservanza dei più elementari diritti in materia di tutela della salute degli operatori sanitari”.
19 marzo 2020
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