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Sicurezza e salute sul lavoro. Le richieste delle associazioni tecnico scientifiche del settore al Governo

di Domenico Della Porta

Nella nota della consulta viene sottolineato innanzitutto “il ruolo determinante della prevenzione negliambienti di lavoro e di vita ai fini della riduzione degli infortuni e delle patologie professionali eambientali; come ormai dimostrato da diversi studi, è detto, per ogni euro investito in prevenzione vi sono 4euro di guadagno in salute. LA LETTERA.

10 OTT - La Consulta Interassociativa Italiana per la Prevenzione (CIIP), cui fanno riferimento 15 Associazioni tecnico scientifiche in materia di prevenzione e sicurezza del lavoro, in una lettera inviata al Presidente del Consiglio, ai Ministri della Salute, Lavoro, Istruzione, Agricoltura e al Presidente della Conferenza delle Regioni, ha richiamato l’attenzione sulle delicate questioni di questo importante settore con delle istantanee che fotografano in maniera esaustiva ciò che occorre avviare e mettere in campo senza attendere altro tempo.
 
A fronte dell’incremento degli infortuni mortali nel corso del corrente anno, infatti, sono mancati concreti e nuovi provvedimenti normativi in materia di salute e sicurezza sul lavoro rispetto a quelli già vigenti per gli anni passati. 
 
Recentemente solo la legge 145/2018, (legge di bilancio 2019), ha introdotto delle novità, non certamente rivoluzionarie, in tema di: Prevenzione incendi negli edifici storici; Gestione dei certificati di infortunio e malattia professionale;  Finanziamento dei corsi per reinserimento lavorativo; Struttura per la progettazione di beni ed edifici pubblici;  Inquinamento acustico; Bonifica siti di interesse nazionale;  aumento del 10 per cento  degli  importi delle sanzioni per violazioni in materia di lavoro e legislazione sociale per ‘rafforzare l'attività di contrasto del fenomeno del lavoro sommerso e irregolare e la tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.
 
Nella nota della consulta viene sottolineato innanzitutto “il ruolo determinante della prevenzione negliambienti di lavoro e di vita ai fini della riduzione degli infortuni e delle patologie professionali eambientali; come ormai dimostrato da diversi studi, è detto, per ogni euro investito in prevenzione vi sono 4euro di guadagno in salute. E’ anche per questi motivi che la Riforma sanitaria del 1978 con lungimiranza,ha inserito le funzioni di prevenzione nel Servizio Sanitario Nazionale.
 
L'Italia è, però, fanalino di coda in Europa per investimenti in prevenzione: 0,5% della spesasanitaria complessiva, contro una media UE del 2,9%. Pochissime le Regioni che investono inprevenzione il 5% del Fondo sanitario, valore da tempo stabilito, la maggior parte si attesta ben aldisotto; le risorse di personale dei Servizi di prevenzione delle ASL si sono via via assottigliate, indiversi casi dimezzate, per mancato reintegro del turnover per le varie figure professionali (medicidel lavoro, tecnici della prevenzione, ingegneri, chimici, assistenti sanitari) e mancati investimentinel sistema dei Laboratori di Sanità pubblica, nella modernizzazione delle attrezzature.Occorre a nostro avviso, aggiunge la CIIP, porre un argine a questa lenta agonia del sistema pubblico di prevenzione”.
 
Per Susanna Cantoni, presidente della CIIP, occorre non abbassare la guardia soprattutto per il dilagarsi della elevata frammentazione delle imprese, con frequente ricorso ad appalti e subappalti, anche per attività lavorative estremamente pericolose. Tale scenario, precisa la Cantoni, rende molto più difficoltosa l’azione di prevenzione e vigilanza da parte dei servizi dedicati dei Dipartimenti di Prevenzione delle ASL, in quanto proprio nelle piccole imprese, nel  variegato mondo delle cooperative, gli stessi  lavoratori autonomi, a cui  in un  tessuto produttivo sfilacciato, vengono sempre più affidati lavori in appalto ad elevato rischio (un esempio per tutti sono le attività di manutenzione).
 
Occorre ripulire dall’illegalità il mercato delle consulenze e della formazione, promuovere e controllare più seriamente i processi di formazione, anche semplificando e razionalizzando gli obblighi, troppo spesso considerati ancora meri adempimenti formali da evadere se possibile o adempiere falsamente con falsi attestati e corsi fasulli. Un altro elemento su cui indagare, ha continuato, è il recente incremento di infortuni da rischio chimico in aziende e in attività diverse dal comparto dell’industria chimica.
 
Ecco i punti salienti della lettera.
Rafforzare i Servizi delle ASL, definendone gli standard di fabbisogno di personale, per aumentaregli interventi di controllo e di prevenzione delle ASL  per favorire l’adozione da parte delle imprese di una maggior cultura e di un maggior impegno per la sicurezza;
 
Potenziare le strutture dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro per la lotta al caporalato, alla irregolarità dei rapporti di lavoro; Rafforzare gli organici dei Vigili del Fuoco dedicati alla prevenzione; Rafforzare il coordinamento tra le strutture del SSN e dell’I.N.L. in quanto sicurezza e salute dei lavoratori e regolarità dei rapporti di lavoro sono temi strettamente legati ma che richiedono competenze professionali assai diverse tra loro;
 
Valorizzare le esperienze di 40 anni di lavoro del sistema sanitario pubblico, sostenute nel Piano Nazionale Prevenzione 2014---2019 e nel prossimo 2020---2025 attualmente in elaborazione;
 
Le esperienze dei Servizi ASL, pur nelle differenze regionali e di risorse dedicate, sono oramai consolidate nella programmazione dei controlli per priorità, (agricoltura, edilizia, amianto, rischio chimico e cancerogeno, rischio muscolo---scheletrico, stress lavoro---correlato, etc.), nel lavoro per piani mirati territoriali, nella ricerca attiva delle patologie professionali che mietono più vittime degli infortuni, nel coordinamento e controllo dell’operato delle figure aziendali, nel sostegno alla partecipazione dei rappresentanti dei lavoratori ( RLS), ma anche nel sostegno alle iniziative di formazione scolastica.
 
Occorre, tuttavia, investire ancor di più nella prevenzione primaria, nella rimozione, cioè, deifattori che, nell’organizzazione del lavoro, possono costituire rischio per la sicurezza e la salute di chi lavora. Anche le azioni di promozione della salute devono essere rivolte a questo fine e non solo ad interventi individuali. Per finire un ultimo messaggio.
 
Si ritengono necessari importanti investimenti e interventi affinché la normativasia pienamente, e non solo formalmente, attuata da parte dell’imprenditoria e che la sicurezza e lasalute dei lavoratori sia al centro della attenzione e degli investimenti quanto la qualità dellaproduzione, sostenendo la qualificazione delle imprese anche su questi temi, la partecipazione deilavoratori, rafforzando la rete degli RLS, e la ricerca per la produzione di attrezzature e processi dilavoro più sicuri.
 
Domenico Della Porta
Docente Medicina del Lavoro Facoltà di Giurisprudenza Uninettuno - Roma

10 ottobre 2019
© Riproduzione riservata

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