Infermieri. Nursind: “Bene sentenza giudice Pordenone, iscrizione ad Albo sia a carico del datore di lavoro”
Il segretario Andrea Bottega commenta così il dispositivo della sentenza del Tribunale del Lavoro di Pordenone che, l’11 luglio scorso, ha evidenziato come i ricorrenti siano tutti dipendenti pubblici tenuti all’iscrizione all’albo professionale e quindi che il costo di tale iscrizione gravi in capo all’azienda sanitaria pubblica. "Il fatto che questa istanza sia stata accolta è senza dubbio di buon auspicio. Soprattutto in vista del pronunciamento della Cassazione su una causa simile". LA SENTENZA
18 LUG - “Un passo in avanti importante non solo per i 214 infermieri dell’Ass 5 (Azienda per l’assistenza sanitaria) del Friuli Occidentale, che hanno presentato il ricorso, ma per l’intera categoria professionale”.
Andrea Bottega, segretario nazionale del Nursind, commenta così il dispositivo della sentenza del Tribunale del Lavoro di Pordenone che, l’11 luglio scorso, ha evidenziato come i ricorrenti siano tutti dipendenti pubblici tenuti all’iscrizione all’albo professionale e quindi che il costo di tale iscrizione gravi in capo all’azienda sanitaria pubblica.
"Aspettiamo di leggere nel dettaglio le motivazioni della sentenza - spiega ancora il sindacato che ha patrocinato il ricorso - ma il fatto che questa istanza sia stata accolta è senza dubbio di buon auspicio. Lo è soprattutto in vista del pronunciamento della Cassazione su una causa simile, dopo che un nostro precedente ricorso invece era stato respinto”. “Con questa sentenza - dichiara
Gianluca Altavilla, dirigente nazionale del Nursind e promotore del ricorso - si è dimostrato che l'infermiere ha un contratto di esclusività come un avvocato della Pubblica amministrazione. Proprio agli avvocati, infatti, il Consiglio di Stato nel 2015 aveva riconosciuto il pagamento della tassa di iscrizione all’albo a carico del datore di lavoro”.
Il giudice di Pordenone, spiega ancora Altavilla, “sembra affermare un principio generale, valido per tutti i professionisti-dipendenti in esclusività di rapporto e, dunque, non soltanto per gli avvocati. Si tratta - rimarca - di un riconoscimento importante dal momento che l’attuale quadro normativo sulla libera professione prevede la possibilità di esercizio di tale attività esclusivamente in capo ai medici delle strutture sanitarie pubbliche, configurando per la categoria infermieristica, invece, un contratto di esclusività”. Secondo il segretario nazionale Bottega, si tratta di “una disuguaglianza che va scardinata. Ed è quello che abbiamo sempre denunciato nelle nostre vertenze perché non è più accettabile che gli infermieri si trovino ancora in una posizione di ausiliarietà rispetto ai medici. Ma è anche una battaglia di dignità che continueremo a portare avanti per affermare i diritti della categoria”.
18 luglio 2019
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