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Aggressioni al personale sanitario. Al via la campagna di Fp Cgil per contrastare il fenomeno

di L.P.

Un vademecum e un corso Fad Ecm, Cgil al lavoro su emendamenti a ddl “fermo da un anno”. L’Inail segnala 1.200 aggressioni, i luoghi maggiormente colpiti sono i Ps con 456 aggressioni, i reparti di degenza con 400, gli ambulatori con 320, i Spdc con 72 atti di violenza. Gli aggressori violenti sono nel 49% dei casi i pazienti, seguono al 30% i familiari

10 MAG - Contro un fenomeno, quello delle aggressioni al personale sanitario e non solo, in costante aumento, parte una campagna straordinaria della Fp Cgil di sostegno ai lavoratori per contrastare e gestire il fenomeno. A farlo sapere è la stessa categoria della Confederazione di corso d’Italia, nel ricordare, attraverso i numeri dell’Inail, la gravità del fenomeno: “Ogni anno in Italia si contano 1.200 atti di aggressione ai danni dei lavoratori della sanità, nel 70% dei casi le vittime delle aggressioni sono donne”.

“L’Inail però – aggiunge a Quotidiano Sanità Barbara Francavilla Segretaria Nazionale della Fp Cgil - riporta solo le aggressioni sul lavoro, 1.200 dunque è un numero sottostimato, a nostro avviso; occorrerebbe un’azione più incisiva da parte dello Stato e noi vogliamo essere parte attiva al cambiamento”.

Ecco quindi che, per contrastare un “fenomeno che riguarda tanta parte del mondo del lavoro che rappresentiamo, non solo la Sanità ma anche servizi sociali e di accoglienza e integrazione”, la Fp Cgil promuove un percorso di sostegno alle lavoratrici e ai lavoratori per contrastare e gestire le aggressioni in Sanità realizzando: 1) un vademecum con indicazioni pratiche e di comportamento per poter gestire le aggressioni; 2) un corso Ecm Fad da 15,6 crediti gratuito per gli iscritti, denominato 'Al lavoro sicuri!’.

Stando solo ai dati dell’Inail, con le 1.200 aggressioni, i luoghi maggiormente colpiti dalla violenza, ricorda sempre il Sindacato, “sono i Pronto soccorsi con 456 aggressioni, seguono i reparti di degenza con 400, gli ambulatori con 320, i Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura con 72 atti di violenza, le terapie intensive con 62, le aggressioni al 118 sono state 41, 37 invece quelle nell'ambito dell’assistenza domiciliare, 20 nelle case di riposo e, infine, 11 nei penitenziari. Passando alla tipologia di violenza: il 60% sono minacce, il 20% percosse, il 10% violenza a mano armata e il restante 10% vandalismo. Ma chi commette violenza? Il 49% sono i pazienti, il 30% i familiari, l'11% i parenti e un 8% sono gli utenti in generale”.

“Io sono una infermiera – prosegue a QS Francavilla – e comprendo bene queste tematiche. Partiremo dopodomani (domenica 12 maggio, ndr) con un’iniziativa che faremo ‘fisicamente’ al Gemelli e al San Camillo di Roma, quindi Sanità privata e Sanità pubblica, dove consegneremo il vademecum agli infermieri. Nel vademecum ci sono informazioni ‘basilari’, che possono sembrare scontate come ad esempio: se ti trovi con un paziente che inveisce, allora devi essere vicino alla porta. Ci sono indicazioni quali il cercare di mediare in una situazione in cui c’è l’aggressione verbale, ma ci sono indicazioni anche sulle aggressioni fisiche. A volte diamo per scontate cose che in realtà rimangono di impatto nelle menti, se spiegate. Ad esempio: come reagire se qualcuno ti mette la mano alla gola? L’operatore deve abbassare il mento. Sono indicazioni utili, questo non significa ovviamente eliminare le aggressioni ma è senza dubbio di aiuto. Saper reagire viene dall’esperienza, non dai Corsi di Laurea o dall’educazione che hai avuto”.

Parallelamente il Sindacato segue l’iter del dll, in discussione al Senato, su 'Disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni': “Abbiamo elaborato un documento - spiega ancora Francavilla - con alcune proposte di emendamenti aggiuntivi al Disegno di Legge, fatti propri da alcuni Senatori, quali ad esempio: la costituzione di parte civile da parte delle aziende pubbliche e private nei processi di aggressione al personale; la predisposizione di un team con personale dedicato a gestire situazioni critiche e mediazioni dei conflitti; l’installazione di impianti di allarme nei luoghi a rischio più elevato”.

“Sono – conclude la Segretaria della Fp Cgil – iniziative a costo zero. Ad esempio: il personale sanitario che fa un lavoro soprattutto fisico oltre che mentale e dunque incorre in malattie forse non propriamente ‘professionali’, comunque patologie quali l’ernia del disco che sopraggiungono con il lavoro. Questo personale andrebbe utilizzato per fare la mediazione in un Pronto Soccorso, ad esempio, e questo senza costi aggiuntivi. Il personale si sentirà così gratificato, si sentirà motivato. Noi vogliamo essere parte attiva al cambiamento, con questo Disegno di Legge fermo da un anno, non possiamo limitarci a un Osservatorio”.

L..P.

10 maggio 2019
© Riproduzione riservata

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