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Manovra. Assofarm: “Sì all’aumento delle farmacie, ma in un disegno più organico”


L’associazione delle farmacie comunali ribadisce la sua “netta e senza distinguo contrarietà” alla liberalizzazione dei farmaci di fascia C. Ma anche a “un semplice abbassamento del quorum di abitanti per farmacia” che "penalizzerà la redditività delle farmacie già oggi gravemente depressa”.

13 DIC - “Mentre la recente legislazione intende caricare la farmacia di nuove funzioni, le recenti scelte del Governo sembrano privarla di quelle risorse e considerazione necessarie al proprio sviluppo”. È quanto afferma una nota del presidente dell’Associazione delle farmacie comunali, Venanzio Gizzi, a commento delle norme sulle farmacie previste dal Decreto Salva-Italia.
 
Due, in particolare, i punti su cui si sofferma Gizzi. Il primo riguarda l’aumento del numero di farmacie. “Assofarm – spiega Gizzi - ha sempre guardato con interesse ogni riflessione e proposta a patto che ciò avvenisse in risposta ad alcuni problemi concreti quali l'assenza di presidi sanitari in alcune aree rurali e periferiche del paese anche con la finalità di recuperare l'attuale sbilanciamento di farmacie pubbliche e private, ad oggi ad eccessivo vantaggio di queste ultime”. Per il presidente di Assofarm, però, “se il decreto prevederà un semplice abbassamento del quorum degli abitanti per ogni farmacia, da cinque a quattromila abitanti, non verrà di fatto garantita alcuna risposta alle riflessioni appena esposte e, per di più, le farmacie esistenti e di prossima apertura dovranno far fronte ad un progressivo calo della redditività, già oggi gravemente depressa”.

Assofarm ribadisce poi la propria “contrarietà netta e senza distinguo riguardo la vendita dei farmaci di fascia C in canali distributivi altri rispetto la farmacia. Dal punto di vista economico – spiega Gizzi -, si tratterebbe di un'operazione mortale per i conti delle farmacie italiane, e certamente le metterebbe nell'impossibilità di realizzare i servizi sanitari di cui si parla da anni e previsti dalla legge 69/2009. Ma, cosa altrettanto grave, significherebbe delegittimare del tutto la farmacia come luogo primario della terapia farmaceutica, dove un professionista altamente specializzato garantisce e sviluppa la prescrizione farmaceutica elaborata dal medico curante attraverso competenze e relazioni specifiche con il paziente”.
“Se tutto ciò diventasse realtà – conclude il presidente di Assofarm -, l'Italia sarebbe il primo paese europeo in cui il cittadino può acquistare un farmaco prescritto con ricetta medica in un ambiente diverso dalla farmacia”.
 

13 dicembre 2011
© Riproduzione riservata

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