Ore di permesso per assistere i parenti disabili. Nursind: “Al tavolo Aran negato diritto previsto per tutti gli altri lavoratori”
Sollecitata dall’Aou San Luigi Gonzaga di Orbassano, l’Aran risponde che la fruizione ad ore delle 18 ore di permesso previste dall’art. 33, comma 3 della legge 104/92 non è possibile per il comparto sanità in quanto “le parti negoziali hanno ritenuto incompatibile con l’organizzazione del lavoro delle strutture sanitarie detta frazionabilità, avuto riguardo alle prioritarie esigenze di carattere gestionale”. Per il Nursind “un obbrobrio che Nursind coscientemente non ha condiviso non firmando il CCNL”. LA NOTA DELL'AOU
27 AGO - Negata al personale del comparto sanità la fruizione ad ore delle 18 ore di permesso di cui all’art. 33, comma 3 della legge 104/92, nota come legge sull’handicap. A lanciare l’allarme è il Nursind, che riprende una nota dell’Azienda ospedaliera universitaria San Luigi Gonzaga di Orbassano (TO) del 9 agosto 2018 a seguito di un chiarimento chiesto all’Aran, da cui arriva l’indicazione circa l’impossibilità di fruizione ad ore dei permessi per handicap, anche attraverso accordi aziendali, in quanto la mancata previsione contrattuale “non è dovuta ad un mero refuso, al contrario le parti negoziali hanno ritenuto incompatibile con l’organizzazione del lavoro delle strutture sanitarie detta frazionabilità, avuto riguardo alle prioritarie esigenze di carattere gestionale”.
“Difficilmente si potrà citare un contratto nazionale di lavoro pubblico peggiore di quello del comparto sanità firmato da Cgil, Cisl, Uil e Fials il 21 maggio 2018. Se ne stanno rendendo conto anche gli operatori sanitari che si vedono un po’ alla volta privare dei diritti che altri lavoratori possono vantare. Primo è stato il caso del diritto alla mensa negato al personale turnista (ASST di Lodi), ora è tempo di negare la fruizione ad ore delle 18 ore di permesso di cui all’art. 33, comma 3 delle legge 104/92, nota come legge sull’handicap”.
“Spiace apprendere che le persone affette da handicap in Italia non hanno tutte gli stessi diritti ma questi siano condizionati dal lavoro che si svolge. Infatti, negli altri comparti di contrattazione la previsione della fruizione ad ore è prevista”, evidenzia il Nursind spiegando che “all’art. 33 comma 1 del CCNL funzioni locali del 21 maggio 2018 e del CCNL funzioni centrali del 12 febbraio 2018 si legge: ‘1. I dipendenti hanno diritto, ove ne ricorrano le condizioni, a fruire dei tre giorni di permesso di cui all' art. 33, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104. Tali permessi sono utili ai fini delle ferie e della tredicesima mensilità e possono essere utilizzati anche ad ore, nel limite massimo di 18 ore mensili’; mentre all’art. 38 comma 1 del CCNL comparto sanità del 21 maggio 2018 la possibilità di fruizione ad ore scompare: ‘1. I dipendenti hanno diritto, ove ne ricorrano le condizioni, a fruire dei tre giorni di permesso di cui all' art. 33, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104. Tali permessi sono utili ai fini della maturazione delle ferie e della tredicesima mensilità’”.
Il sindacato degli infermieri ricorda che “generalmente, la fruizione ad ore è richiesta per i figli disabili che frequentano gli istituti scolastici per cui il dipendente chiede l’uscita anticipata all’orario del pranzo. Ad essi in primis viene negato il diritto all’assistenza del familiare più idoneo per competenza, titolo di studio e lavoro quotidiano di assistere le persone con problemi di salute, l’infermiere. Questi aspetti sono stati evidenziati al tavolo da Nursind ma non hanno avuto risposta”.
Il Nursind ribadisce, quindi, come siano state “le parti firmatarie, tra cui le organizzazioni sindacali che al tavolo dovrebbero tutelare i diritti dei lavoratori, a scegliere volutamente– così la nota citata - di negare il diritto alla fruizione ad ore dei permessi per handicap. Una scelta morale prima che contrattuale, una scelta che ritiene ‘prioritarie le esigenze di carattere gestionale’ rispetto ai bisogni delle persone con handicap. Una bella lezione di deontologia ed etica a chi si prende cura della salute dei cittadini”, incalza il Nursind evidenziando che quello previsto dal contratto è “un obbrobrio che Nursind coscientemente non ha condiviso non firmando il CCNL 2016-2018 perché solo il sonno della ragione dei firmatari poteva generare una simile scelta”.
Per il sindacato “difficilmente si potrà citare un contratto nazionale di lavoro pubblico peggiore di quello del comparto sanità firmato da Cgil, Cisl, Uil e Fials il 21 maggio 2018. Se ne stanno rendendo conto anche gli operatori sanitari che si vedono un po’ alla volta privare dei diritti che altri lavoratori possono vantare”.
27 agosto 2018
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