Esclusiva. Intervista al farmacista in sciopero della fame contro decreto "Monti"
Non mangia da domenica Federico Montano, il farmacista di Udine che ha avviato la clamorosa protesta contro la liberalizzazione dei farmaci con ricetta della fascia C. "Non mi interessa farmi pubblicità (e infatti non ha voluto inviarci una sua foto)". "Spero però che molti colleghi mi seguano".
08 DIC - Sciopero della fame e servizio no-stop, notte e giorno, da domenica scorsa. E' questa l'iniziativa che un farmacista di Udine,
Federico Montoro, insieme ai suoi dipendenti, ha messo in atto per protestare contro la norma del decreto anticrisi che stabilisce la liberalizzazione della vendita dei farmaci di fascia C con ricetta nei Comuni al di sopra di 15 mila abitanti.
Dottor Montoro, perché ha deciso di mettere di atto una forma di protesta?
Perché, come tutti i colleghi, ho vissuto un weekend - come d'altra parte ne abbiamo vissuti tanti negli ultimi anni - , in cui la nostra attività veniva presa di mira dalle varie pseudo manovre di correzione dei Governi.
Perché le definisce "pseudo"?
Perché questo non è il modo di salvare l'Italia ma solo un calcio per cadere più velocemente nell'abisso. Questo credo che riguardi non soltanto la farmacia, ma l'Italia intera.
E quindi?
Domenica ho iniziato a tirare le fila di quel che stava accadendo e ho dovuto prendere atto che c'era qualcuno che oltre a voler far fallire l'Italia, voleva trascinare nell'abisso anche la farmacia. Quindi me, personalmente, con la mia azienda e i miei lavoratori. Così, con il sostegno dei colleghi, ho pensato di fare qualcosa per oppormi, nel mio piccolo, a quello che stava accadendo. Abbiamo anche dato un nome a questa iniziativa: "Le notti bianche della farmacia italiana".
Contro cosa, in particolare, protesta?
Siamo tutti consapevoli che il benessere di un Paese è fatto anche di sacrifici. Io ho sempre fatto la mia parte, con il mio lavoro, con le mie tasse, con tutti quei contributi allo Stato che pesano sul cittadino. Non tollero, però, che si infierisca così fortemente sul mio lavoro mentre c'è un sommerso di evasione e corruzione che continua ad arricchirsi indisturbato. Anche considerato che se l'Italia, sotto questo aspetto, non diventa un Paese civile, ogni manovra sarà inutile e finirà solo per peggiorare giorno dopo giorno le condizioni di vita e di lavoro degli italiani. L'Italia, come l'Europa, ha solo una possibilità di uscire dalla crisi: riappropriarsi della produzione.
Come vede, non protesto solo come farmacista, ma come cittadino.
Ha chiesto di poter incontrare qualcuno, in particolare, a cui presentare le sue istanze?
La mia è solo una piccola iniziativa. Ho chiaramente avvisato il presidente dell'Ordine provinciale, anche come atto dovuto perché il prolungamento dell'apertura del servizio contravviene alle regole. Abbiamo quindi comunicato l'iniziaitva alla Federazione nazionale dell'Ordine dei Farmacisti.
Cosa si aspetta di ottenere da questa protesta?
Vorrei che i farmacisti di tutta Italia si unissero a me, perché insieme potremmo far sentire la nostra voce. Ho già ricevuto il sostegno di molti colleghi di Udine e provincia e alcuni hanno già manifestato l'intenzione di mettere in atto forme di protesta. L'auspicio è che l'iniziativa si diffonda a macchia d'olio in tutta la Penisola. Ma anche in questo caso, non si tratta solo di farmacisti e farmacia. Sono convinto che tutta l'Italia debba alzare la testa.
08 dicembre 2011
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