Cimo. Troppa burocrazia per i medici. Un video su una professione "strozzata"
“Il medico opera per curare non per nuocere”. Con questo slogan il sindacato presenta la campagna d’informazione sulla professione medica e la depenalizzazione della colpa. In un video (vedilo in anteprima all'interno) il percorso "accidentato" dei camici bianchi.
30 NOV - Il disagio dei camici bianchi è sempre più palpabile. Relegati ad un ruolo sempre più da “contabile” e sempre meno professionale, oppressi dal fenomeno della medicina difensiva vogliono riconquistare la specificità della professione medica: fare diagnosi, prognosi e terapia per prendersi cura del paziente. Parte da qui la campagna di informazione sulla professione medica della Cimo Asmd che in un video (vedi a fondo pagina) rappresenta il percorso sempre più accidentato dei medici, costellato da divieti che lo allontanano dalla loro mission.
“Occorre una radicale riforma dello stato giuridico e del ruolo del medico - ha detto Riccardo Cassi, presidente nazionale della Cimo Asmd – Il disagio della categoria ormai è tangibile ed è esploso anche nelle isole felici come la Toscana: condizioni di lavoro difficili, incombenze sempre maggiori in ambito burocratico-amministrativo distolgono dalla cura del paziente. E ancora problemi di responsabilità professionale, mancanza di chiarezza sulle competenze con la categoria infermieristica. A tutto questo si aggiunge ora il problema sempre più crescete della medicina difensiva. Per questo – ha concluso - abbiamo voluto avviare una campagna di sensibilizzazione e rappresentare in un video questi disagi”.
Il video - visibile on line sia sul sito della Cimo, ma anche su youtube e su facebook - sarà inviato ai neo ministri della Salute e della Funzione pubblica Renato Balduzzi e Patroni Griffi, e al presidente delle Regioni Vasco Errani e al coordinatore alla sanità delle regioni Coletto. E ancora, il video sarà diffuso negli ospedali e sarà oggetto di confronto con i medici nell’ambito dei vari convegni regionali che saranno di volta in volta organizzati.
“Questo – ha spiegato Cassi - è la terza azione che abbiamo messo in atto per puntare i riflettori sulle criticità della professione medica. Abbiamo iniziato con una raccolta di firme per la difesa dell’area contrattuale. È stato poi realizzato un primo video contro l’eccesso di burocratizzazione che svilisce la mission del medico. Ora siamo al terzo step”.
Due in particolare gli obiettivi che la Cimo vuole perseguire: arrivare a procedure più snelle per il risarcimento dei cittadini e ridefinire la colpa professionale dei medici. “Siamo arrivati ad un punto in cui bisogna ridefinire gli equilibri: non solo i contenziosi sono aumentati, ma si è modificata anche la giurisprudenza che tende a punire il medico.
Ogni anno, ricorda la Cimo, sono 34 mila le denunce, con iter che durano 10 anni e che, nell’80% dei casi, risultano infondate. “Il numero di denunce è cresciuto - spiega Cassi - anche per le spregiudicate campagne di team di avvocati. Ma i numeri sono sottostimati. I dati, infatti, sono quelli forniti dalle assicurazioni. Ma molte Regioni non hanno polizze quindi le denunce non vengono conteggiate. La Lombardia e la Toscana hanno registri delle denunce”. Sarebbe invece utile secondo la Cimo utile che tutte le Regioni ne seguissero l’esempio per avere una fotografia più precisa del fenomeno con dati pubblici.
“Soprattutto chiediamo con forza la depenalizzazione della colpa professionale e regole chiare di e giuste sui risarcimenti – ha concluso Cassi - che consentano al medico di prendere le decisioni con serenità e ai cittadini di poter essere indennizzati in tempi rapidi. I medici non vengono valutati per quello che fanno, ma solo se rispettano gli obiettivi di budget, cosa che dovrebbe competere ai Direttori di dipartimento e di struttura complessa mentre gli altri dovrebbero avere una valutazione di natura professionale come avviene negli altri Paesi europei”.