Contratto medici. Cimo: “Dialogo sia effettivo, no ad imposizioni”
Alla viglia del 4° incontro tecnico all’Aran, per Cimo "ancora penalizzanti" le condizioni nei documenti tecnici. Da qui l'invito ad un atteggiamento di responsabilità. Quici: "Sconcertati dall'atteggiamento dell'Aran. Questa vergognosa strategia delinea la volontà di penalizzare la categoria dei medici, imponendo di fatto testi precostituiti e accordi economici al ribasso".
07 MAG - “Siamo a dir poco sconcertati dall’atteggiamento dell’Aran che dimostra come non ci sia alcuna volontà di trattativa attuando una tattica di scavalcamento del sindacato finalizzata a un accordo al ribasso che, scontentando tutti, porterà a un’ulteriore demotivazione del personale medico, all’esodo verso la sanità privata e al peggioramento dei servizi di cura ai cittadini”. Il presidente nazionale Cimo
Guido Quici commenta così, alla viglia di un nuovo incontro sul contratto dei medici, il rigetto da parte dell’Aran della quasi totalità delle proposte intersindacali sul primo punto ancora in discussione sul contratto dei medici, quello delle “relazioni sindacali” ovvero delle pure regole del gioco finalizzate a una maggiore concertazione tra le parti nella corretta applicazione del contrato di lavoro.
Per il sindacato dei medici Cimo, oltre alla consapevolezza che le risorse economiche attualmente a disposizione sono sin d’ora penalizzanti rispetto al rinnovo dei contratti riconosciuto a tutto il resto dei dipendenti pubblici, emerge forte e chiara la "sorda resistenza di chi non intende affrontare in modo serio e costruttivo un contratto atteso da 10 anni, rispetto al quale la posizione dei medic"i è al limite e contribuisce a “giustificare” la fuga dei professionisti dal Ssn.
“Non può sfuggire che questa vergognosa strategia delinea la volontà di penalizzare la categoria dei medici, imponendo di fatto testi precostituiti e accordi economici al ribasso - commenta Quici -. L’obiettivo di questa politica sembra essere la rinuncia di fatto all’investimento nella sanità pubblica, attraverso la vessazione dei medici che ancora oggi reggono sulle loro spalle il peso di un sistema in crisi e peggiorando di conseguenza i servizi ai cittadini, che già sostengono per le cure una spesa di tasca propria superiore ai 36 miliardi l’anno”.
Cimo vuole "ribadire la difesa del valore della prestazione professionale dei medici" e non può accettare dunque la "rigidità che nei fatti sta assumendo la trattativa sul contratto, che evidenzia la chiusura rispetto alle legittime aspettative di professionisti il cui operato deve tornare ad essere riconosciuto come valore assoluto per il sistema sociale e produttivo nazionale".
07 maggio 2018
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