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Vertenza medica. Prendiamo atto che abbiamo perso. Gli altri scioperi di febbraio ormai inutili


Penso che con una legge di bilancio approvata e una imminente discontinuità di governo gli scioperi  sono  farseschi. Bisogna pensare a dei veri stati generali ai quali presentarci con una piattaforma degna davvero di questo nome. Da subito  bisogna preparare la strategia per rinnovare i contratti e da subito bisogna cominciare la battaglia che deve culminare al momento della discussione della prossima legge di bilancio

22 DIC - Premessa
Poco meno di un mese fa il governo metteva la prima fiducia al Senato sulla legge di bilancio. In quella circostanza nonostante vi fosse da fare ancora il passaggio alla Camera, scrissi un editoriale con il quale, sulla base delle mie analisi, sostenevo che la battaglia per il rinnovo contrattuale e per il superamento del super ticket era persa.
 
D’accordo con Fassari tuttavia decidemmo di non pubblicarlo cioè di sospenderlo per non interferire con lo sciopero proclamato dall’intersindacale medica (12 dicembre) e di pubblicarlo tale e quale alla fine dei lavori della Camera solo se su contratti e superticket non si fosse ottenuto nulla quale esempio non di una profezia che si avvera per intervento divino ma quale analisi rigorosa dei processi e dei loro esiti.
 
Ora la Camera ha concluso (il passaggio al Senato di Sabato è di fatto formale), molti sono gli emendamenti di carattere sanitario approvati, ma su contratti e superticket è andata peggio di ciò che prevedevo. Io prevedevo una mancetta ma neanche quella siamo riusciti a prendere.
 
Questo non è un caso e meno che mai è un fatto politico da ignorare.
 
Qui di seguito l’editoriale che ricordiamo è di circa un mese fa, e che, sia io che Fassari, che di certo non facciamo uso della sfera di cristallo, non avremmo mai voluto pubblicare.
 
Abbiamo perso (scritto l’1 dicembre 2017)
Con la fiducia posta dal governo sulla legge di bilancio la tarantella sui contratti della sanità ma più in generale sul ri-finanziamento della sanità è finita.
 
Ora arriva, come di pragmatica, una tardiva opposizione da parte dell’intersindacale medica e quindi, soprattutto pensando a come è andata negli anni passati, arrivano tutti i dubbi sulla sua efficacia ma soprattutto sulla sua plausibilità.
I giochi sono stati fatti e una cosa è chiara: abbiamo perso.
 
Per quello che mi riguarda a condizioni finanziarie non impedite, ci sono scarse possibilità di recuperare quello che non si è riusciti a conquistare, pur avendo avuto a chiacchiere tutto il mondo dalla nostra parte.
 
Dopo ben otto volte, cioè otto anni di seguito, anche questa volta abbiamo perso e sempre nello stesso modo, come probabilmente perderemo il prossimo anno se non cambieranno le cose, perché le sconfitte da noi, diversamente che dal calcio, non bastano mai a mandare in panchina gli allenatori che perdono.
 
Inascoltato
Abbiamo perso certo perché:
· il governo ha confermato una politica economica contro la sanità pubblica,
· perché gli amici o i referenti politici come li chiama qualcuno   in parlamento non contano niente,
· ma anche perché l’intersindacale, perdonate la franchezza, si dimostra, per come si propone ragiona e agisce, ormai inadeguata a questo tempo politico difficile.
 
La mia impressione è che essa dopo anni di subalternità ormai non fa più paura a nessuno e meno che mai a questa spregiudicata maggioranza.
 
A stento, credetemi, trattengo il dispiacere che provo e, al dolore per la sconfitta che non è solo la vostra ma del mondo del lavoro e della sanità tutta, si aggiunge anche la beffa amara di aver avuto ragione su tutto il fronte e per tutta l’analisi. Ma inascoltato.
 
Ormai sono anni che commento le sconfitte e sono anni che vi esorto a verificare le vostre strategie, i modi di lottare per i vostri diritti, i vostri dirigenti (perché no?), ovviamente dalla parte vostra.
 
Subalterni e impotenti
Ma ormai è chiaro come il sole per cui lo ripeto: non sono più i topi il problema ma il gatto che non riesce a prenderli più. E’ inutile nascondercelo. Penso che l’intersindacale medica debba fare un break per aprire una riflessione su se stessa. Il rivendicazionismo che esprimete sembra fermo alla prima repubblica, i vostri modi di agire sono ancora consociativi pur essendo finito il consociativismo, e forte è la dissociazione lo jato tra i problemi reali della sanità e il vostro modo di essere.
 
Vi risparmio i miei neologismi e il mio sarcasmo ma in questa vicenda dobbiamo ammettere che non avete avuto nessun peso politico, anche se la posta in gioco alla fine era davvero nulla di più che mollichelle.
 
Agli occhi di noi osservatori ci siete apparsi subalterni a questo governo, impotenti difronte alle sue politiche economiche, financo dei dilettanti dal momento che avete mostrato nei fatti di non conoscere come si fanno le leggi finanziarie e di credete ancora alle favole (QS 13 novembre 2017).
 
Ma diamine siamo in campagna elettorale, questo governo sta dando mance a destra e a manca e a noi non ci ha nemmeno filato. Ma noi nel corso della lunga presa in giro che per tenervi buoni vi ha abbindolati con generosi emendamenti per spostare soldi di qua e di la, cosa abbiamo fatto per essere per lo meno fastidiosi politicamente?
Non siamo riusciti nemmeno a servirci della contingenza elettorale.
 
A Cittadinanzaattiva dico…
Ma con il disappunto e l’amarezza non si va da nessuna parte. Quindi cerchiamo di ragionare. 
Intanto dico a Cittadinanzattiva che sinceramente mi dispiace che la sua giusta battaglia per l’abolizione del superticket sia stata immiserita nel modo che sappiamo piegata ad alleanze politiche che, con i cittadini che voi rappresentate, non hanno niente a che fare. Certo meglio allargare le esenzioni che un calcio in bocca (detto romano) ma la rabbia vera che provo è constatare che oggi 35000 firme per questa maggioranza non significano più niente. Temevo che saremmo scaduti nella guerra tra poveri e così è stato. Era inevitabile?
 
No, per nulla! Ma per evitare la sconfitta avremmo dovuto riunirci tutti in un’unica strategia, non andare in ordine sparso, chi sul super ticket chi per i contratti chi per i precari, sapendo che alla fine avremmo dovuto litigare tra noi per spartirci quattro baiocchi. Oggi non litighiamo ma siamo tutti sconfitti.
 
Al sindacato ripropongo….
Apparirò testardo ma non vedo altra soluzione quindi, al sindacato, ripropongo la questione della piattaforma per contrastare le politiche economiche del governo.
Abbiamo un anno di tempo per scriverla e per creare la giusta mobilitazione nel paese. Le battaglie sulla legge di bilancio si preparano prima e la mobilitazione si fa durante tutto l’anno costruendo pezzo dopo pezzo il consenso politico necessario su delle proposte plausibili.
 
Intanto chiedendo al nuovo governo che ci sarà, di aprire un tavolo sulla sanità, prima ancora che sui contratti al quale, ve lo ridico di nuovo, dobbiamo presentarci con una nostra proposta di sanità sostenibile.
 
Il problema è sempre il solito, “come trovare i soldi” e l’unico modo che abbiamo oggi, se crediamo ancora nella sanità pubblica, è riformare non per risparmiare, non per essere compatibili, non per fare una banale spending review, ma per mettere in condizione il sistema di autofinanziare una idea diversa di sostenibilità.
 
Avete fatto orecchio da mercante
Tutti voi quando ho denunciato il rischio che stavamo correndo con il neo-mutualismo, avete fatto finta di niente (nessuno di voi si è fatto vivo su questo giornale) ma benedetti ragazzi come fate a non capire che la defiscalizzazione delle mutue è complementare al de-finanziamento della sanità pubblica e che la riduzione della spesa sanitaria in rapporto al pil significa de-capitalizzazione del lavoro e quindi niente rinnovi contrattuali?
 
Su questo giornale è stato pubblicato (QS 28 novembre 2017) l’appello della Rete sostenibilità e salute che propone di bloccare gli incentivi fiscali alle mutue. Volete rinnovare i contratti? Volete abolire il super ticket? Bene firmate, come ho fatto io, questo appello. Oltre che mandare un segnale politico al governo avrete fatto un gesto coerente con i vostri legittimi scopi. Se non fate niente non avrete niente. Se dichiarate lo sciopero e state zitti sulle politiche economiche del governo e in particolare sulle mutue allora poi non lamentatevi se la legge di bilancio vi snobba.
 
Ficcatevelo in testa: ci hanno messo in contrapposizione con il pil per cui è come se si dicesse che noi non produciamo pil e che noi siamo a priori una diseconomia. E’ falso noi produciamo ricchezza e pil per cui il pil deve retribuirci. Ma come deve retribuirci. Questo dovete deciderlo voi con una piattaforme adeguata.
 
Voi non volete rinnovare i contratti, volete solo i soldi
La debolezza di fondo è fare una transazione senza transare. Voi in una situazione finanziaria difficile chiedete soldi senza scambiare soldi cioè come se nel baraccone non ci fosse nulla da cambiare.
 
E il governo, in aperta malafede, perché sa che le regioni non hanno alcun pensiero riformatore decente, ce lo dice e ce lo ridice da anni: noi non finanzieremo mai le vostre diseconomie, fatevi bastare quello che vi diamo e non rompete le scatole.
 
Allora ragazzi volete rinnovare i contratti? Abolire tutti i ticket che volete? Avete ragione! Ne avete diritto! Ma nel contesto finanziario dato quale transazione siete disposti a fare.
 
Vi avverto sin da ora, che, tutte le mance che sta dando il governo in campagna elettorale alla prossima legge finanziaria, con l’Europa alle calcagna per la questione del debito pubblico, saremo ancora noi a pagarle, perché si sa quando il gatto dorme, e Dio solo sa quanto dorme, i topi fanno festa.
Ivan Cavicchi
 
Ps: penso che:
· il sindacato sia disconfermato come soggetto storico, dai fatti della realtà e che bisogna correre ai ripari,
· per prima cosa bisogna ammettere la sconfitta revocando gli scioperi inutilmente dichiarati,
· con una legge di bilancio approvata e una imminente discontinuità di governo gli scioperi  sono  farseschi,
· bisogna pensare a dei veri stati generali ai quali presentarci con una piattaforma degna davvero di questo nome,
· da subito  bisogna preparare la strategia per rinnovare i contratti e da subito bisogna cominciare la battaglia che deve culminare al momento della discussione della prossima legge di bilancio.

22 dicembre 2017
© Riproduzione riservata

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