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Autisti soccorritori scrivono a Gentiloni, Lorenzin e Regioni: “Sia definita chiaramente la nostra figura giuridica e professionale”


Nella lettera l’associazione che riunisce gli autisti soccorritori chiede chiarezza anche sulle mansioni correlate alla loro figura e sul piano formativo. La proposta è “una formazione unica di base per tutte le realtà regionali” con linee di indirizzo “incentrate maggiormente su attività di educazione alla salute ed all’assistenza ed al soccorso delle persone”. LA LETTERA

12 DIC - Una lettera rivolta al presidente del Consiglio dei Ministri Paolo Gentiloni, al ministro della Salute Beatrice Lorenzin e a tutti i presidente delle Regioni, tra gli altri, nonché al Parlamento, per chiedere di affrontare il tema della figura giuridica e professionale dell’autista soccorritore nonché delle mansioni correlate ed il piano formativo volto all’accesso a questo profilo. A firmarla è Stefano Casabianca, presidente dell’Aasi, associazione degli autisti soccorritori italiani.

In particolare nella lettera si propone che “le linee di indirizzo formativo, dai requisiti d’accesso alla attività didattica teorico pratica, sia incentrata maggiormente su attività di educazione alla salute ed all’assistenza ed al soccorso delle persone,  suddivisa su moduli progressivi, dal base passando per intermedio per arrivare all’avanzato. Una formazione unica di base per tutte le realtà regionali, nonché con la possibilità dell’inserimento di ulteriori moduli supplementari, secondo le specificità individuate dalle singole regioni. Implementando ed uniformando il livello formativo in tutte le regioni, con la conclusione del corso formativo con un esame teorico – pratico ed il rilascio di una certificazione regionale da parte degli enti formatori individuati nelle singole regioni, con valenza su tutto il territorio nazionale, tutto questo per permettere all’utente di ricevere un soccorso omogeneo in tutte le regioni ed agli operatori sia volontari che dipendenti, di avere riconosciuta la propria prestazione di volontariato o di lavoro ovunque in Italia, senza dover ricorrere a nuove certificazioni”.

Casabianca spiega quindi che l’associazione sarebbe “lieta” di “discutere le nostre proposte e le nostre motivazioni” ad “un tavolo tecnico per confrontare idee e progetti, per far nascere un profilo formativo unico, con le idee ed il supporto di tutti, a tutela di operatori dipendenti e volontari”.

E in particolare, “per il volontario un percorso formativo che gli permetta di acquisire delle competenze tecniche ed operative da spendere anche in attività extra volontariato, che gli diano la possibilità di una certificazione e formazione da essere considerata un valore aggiunto per l’inserimento nel mondo del lavoro o il proseguimento degli studi. Invece per il personale dipendente, sia pubblico che privato, la maggiore professionalizzazione con l’acquisizione di competenze avanzate, tutto sempre senza perdere l’obiettivo principe del tema, l’assistenza, la cura ed il sostegno alla vita umana”.

12 dicembre 2017
© Riproduzione riservata

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