I lavoratori del settore sono quasi 65 mila, più precisamente il Belpaese può contare sull’operato di ben 64.866 fisioterapisti. Un lavoro di calcolo enorme, mai fatto prima d’ora, reso più complesso dalla mancanza dell’obbligo per questi professionisti di iscriversi ad un Ordine. Esistono le associazioni di categoria, di cui l’Aifa è l’esempio con il maggior numero di iscritti, ma i fisioterapisti possono liberamente decidere se farne parte oppure no. Ma allora come è possibile avere la certezza della loro reale preparazione? “Chiunque voglia esserne certo può rivolgersi a noi - ha spiegato il Presidente Aifi - e chiederci di verificare i titoli di un determinato professionista, a prescindere che faccia parte della nostra Associazione, oppure no”.
Numeri che adesso possono trovare una conferma più precisa grazie a questo nuovo censimento. “Partivamo da un calcolo di 40 mila fisioterapisti – ha aggiunto Rosario Fiolo, responsabile formazione di Base Aifi – cifre risalenti ai primi anni del 2000. Per poter raccogliere dati quanto più precisi possibile abbiamo setacciato i vari percorsi di studio: prima i corsi di formazione, per gli anni meno recenti, poi il corso di laurea, dal 2005 ad oggi. Questo è stato solo un primo passaggio. Ora si andrà a valutare il personale a lavoro per stimare un rapporto tra domanda e offerta”.
Intanto, anche se l’analisi per approfondire la banca dati dovrà continuare, è risultata molto utile a scattare una fotografia delle diverse situazioni regionali: “ci sono realtà – ha detto Roberto Marcovisch, responsabile formazione universitaria Aifi - in cui ci sono meno di 60 fisioterapisti per 100 mila abitanti. Per avere un’idea di quanto queste cifre possano rappresentare una carenza, basta pensare che nel nord Europa il rapporto è di circa 105 fisioterapisti per 100 mila cittadini. Per questo motivo ora sarà compito delle Regioni porre l’attenzione sui bisogni dei singoli territori. Poi, raccogliendo le loro richieste, potremmo davvero completare il nostro censimento”.
“Abbiamo deciso di creare questa banca – ha continuato Tavarnelli – per calcolare quale sia il reale fabbisogno di nuovi professionisti da formare”. L’accesso alla facoltà universitarie, infatti, è a numero chiuso, per poterla frequentare è necessario superare un test di ammissione. Ma anche qui per molti rappresentanti della categoria c’è un altro nodo da sciogliere, probabilmente, ugualmente legato alla mancanza di un Ordine Professionale in grado di stabilire delle regole precise e vigilare sul loro rispetto.
Sono già noti alle cronache i casi di studenti di fisioterapia ammessi al terzo anno del corso universitario dopo aver frequentato scuole non riconosciute e senza aver superato il test di ingresso.
Sull’argomento è intervenuto Vito de Filippo, sottosegretario all’Istruzione che ha dato il suo contributo alla presentazione di questo censimento, attraverso un videomessaggio: “l’importanza dei fisioterapisti è fondamentale sia per il Sistema Sanitario Nazionale, che per il Sistema Universitario. Negli ultimi tempi - ha sottolineato il Sottosegretario - ci sono state anche delle difficoltà da affrontare come le iscrizioni illegittime ad alcune università. Siamo intervenuti come Miur per stabilire delle regole che garantiscano a chi si iscrive regolarmente un percorso di studio che dia le giuste competenze. Un censimento come quello presentato oggi è fondamentale, così come è altrettanto fondamentale riformare i percorsi universitari proponendo studi più specialistici”.
Adattare la formazione ad una professione che deve rispettare i cambiamenti della società è un altro dei temi battuti durante l’incontro: la popolazione invecchia e le malattie croniche aumentano. Per affrontare la situazione l’impegno dei fisioterapisti appare duplice: essere sempre più preparati a trattare le patologie croniche e pronti a programmare interventi di prevenzione.
Esigenze confermate anche da Sabrina Nardi, vice coordinatore nazionale del tribunale dei diritti del Malato di CittadinanzAttiva: “la riabilitazione è una di quelle aree in cui riceviamo più segnalazioni. Soprattutto perché ora non è più trattata in regime di ospedalizzazione. E di contro, non sempre è possibile fare la fisioterapia a casa. Ben venga questo lavoro soprattutto per evitare il rischio che già si sta correndo con i medici di famiglia che, andando in pensione, potrebbero non avere giovani colleghi pronti a rimpiazzarli”.
La svolta per il loro mestiere i fisioterapisti l’aspettano con l’approvazione del Ddl Lorenzin sulle professioni sanitarie. “Regolamentare il lavoro attraverso un Ordine significherebbe anche più garanzie per i cittadini”: è il parere del senatore Luigi D’Ambrosio Lettieri che partecipando all’incontro ha ribadito come “tutti questi professionisti abbiano il diritto di poter ottenere il riconoscimento del proprio ruolo e delle proprie funzioni”.
Risposte più precise sulle possibilità che il Ddl potrà offrire a questi professionisti erano attese da Davide Faraone. Il sottosegretario alla Salute, pur non avendo potuto presenziare all’evento per impegni istituzionali, ha fatto sapere, attraverso un suo portavoce, che è pronto ad incontrare i rappresentanti della categoria, in prima linea l’Aifi, per discutere delle loro richieste e della necessità di creare un Ordine professionale. Ora l’impegno da entrambe le parti è preso. Manca da fissare solo la data.
06 aprile 2017
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