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Lavoratori “maturi” e legge 24. Individuare misure di sicurezza considerando le differenze di età

di Domenico Della Porta

Avendo i dirigenti medici del Ssn un'età media di 53 anni è necessario riflettere, alla luce della legge 24/2017 sulla responsabilità professionale e sulla sicurezza delle cure, sulle eventuali conseguenze sulla salute per questi lavoratori definiti “maturi” avendo superato i 45/50 anni, rispetto ai loro colleghi collocati nella fascia 29-45/50 cosidetti “standards”. 

06 APR - Essendo emerso dall’ultima rilevazione dell’Aran che i dirigenti medici del Servizio Sanitario Nazionale hanno un’età media di 53,06 anni, occorre riflettere, alla luce della legge 24/2017 sulla “Sicurezza delle cure”, sulle eventuali conseguenze sulla salute per questi lavoratori definiti “maturi” avendo superato i 45/50 anni, rispetto ai loro colleghi collocati nella fascia 29-45/50 cosidetti “standards”.
 
In conseguenza di alcune, oggettive, caratteristiche psicofisiche, tali prestatori d’opera risultano, infatti, maggiormente vulnerabili ai pericoli connessi a determinate condizioni di lavoro, quali appunto le attività di assistenza sanitaria negli ospedali, e, per questo motivo, bisognosi, a seguito di una specifica valutazione dei rischi espositivi, di misure tecniche, organizzative e procedurali capaci di tutelare, adeguatamente, non solo la loro sicurezza e salute ma anche quella dei pazienti che vengono trattati.

A parte quanto invocato dall’art.28 c.1del D.Lgs.81/08 in cui è indicato una valutazione del rischio in considerazione anche dell’età della mano d’opera, il comma 3 dell’art. 176, sancisce, l’obbligo per il datore di lavoro di sottoporre i lavoratori videoterminalisti che abbiano compiuto il cinquantesimo anno di età alla visita periodica di idoneità alla mansione non più ogni 5 bensì ogni 2 anni, riconoscendo, evidentemente, nel superamento di tale soglia d’età un maggiore rischio per l’apparato visivo del lavoratore addetto alle attrezzature munite di videoterminale.

Analizzando nel dettaglio le possibili cause che rendono maggiormente vulnerabili tali lavoratori, possono individuarsi:

1. Problematiche di tipo fisico: insonnia, risveglio precoce, possono, infatti, creare problemi soprattutto nello svolgimento del lavoro, in particolare quello notturno; modifiche della termoregolazione (ipotermia, con conseguenti problemi in luoghi di lavoro soggetti a mutamenti di microclima); aumento della pressione arteriosa; aumento della sensibilità al dolore; ecc.

2. Problematiche sensoriali: diminuzione della capacità visiva ed uditiva.

3. Problematiche cognitive: riduzione delle capacità intellettive e della memoria recente (con difficoltà ad assimilare le nuove informazioni in breve tempo); riduzione dei riflessi (che spesso determina l’incremento dei casi di infortunio); maggior difficoltà ad adeguarsi ai cambiamenti nel luogo di lavoro, ecc..

4. Probabile o possibile insorgenza di malattie: muscolo scheletriche come tendiniti, epicondiliti, sindrome del tunnel carpale, becchi artrosici (artrosi), ma anche osteoporosi, soprattutto per le donne, nonché, ad esempio, il diabete, ecc..
 
5. Insorgenza per il genere femminile, di peculiari situazioni fisiopsichiche legate al termine del ciclo mestruale e dell'età fertile (c.d. menopausa).
 
6. Possibile insorgenza di malattie derivanti dallo stress lavoro-correlato, che può provocare reazioni sia fisiologiche che psicologiche; le prime a livello del sistema nervoso autonomo e del sistema ormonale, con eventuali ripercussioni a livello cardiovascolare (accelerazione del battito cardiaco), respiratorio (aumento della frequenza respiratoria), muscolo-scheletrico (ipertonia) e a livello del sistema immunitario (la produzione di adrenalina e cortisolo e corticosterone inibiscono la produzione di globuli bianchi); le seconde con la comparsa di stati emotivi negativi, quali rabbia, ansia, irritabilità e sintomi di depressione e di stati cognitivi e comportamentali negativi quali il calo dell'autostima e del senso di autoefficacia, la diminuzione dell'attenzione (con conseguente innalzamento della probabilità di errori e incidenti), la percezione di ostilità da parte del sistema sociale dell'individuo, il calo delle prestazioni (sia in termini quantitativi che qualitativi) e una maggiore inclinazione alla dipendenza da alcol, farmaci e sigarette.
 
Al fine di eliminare o ridurre, in particolare, lo stress lavoro correlato degli over 50 anni, andrebbero adottate da parte dei medici competenti degli Ospedali adeguate misure di salute e sicurezza finalizzate ad un ambiente lavorativo positivamente attento alle differenze di età.

Domenico Della Porta
Referente Medicina e Sicurezza del Lavoro Federsanità ANCI
Presidente Osservatorio Malattie Occupazionali e Ambientali  


06 aprile 2017
© Riproduzione riservata

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