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Luigi Conte, una vita da mediano. E che mediano…

di Ivan Cavicchi

Sicuramente Luigi nella Fnomceo è stato il mediano più bravo più generoso più infaticabile e forse anche per questo ha pagato il prezzo pesante dell’impegno, ma era un bravo mediano perché prima di tutto era una persona che amava la sua professione più di qualunque altra cosa, al di fuori naturalmente dei suoi affetti personali. Ma la amava con dolcezza quasi in modo timido senza platealità ma soprattutto senza retorica

04 FEB - Non me l’aspettavo. La notizia della morte di Luigi mi ha spiazzato. La prima cosa che ho fatto è stato chiamare Roberta (Chersevani) ma solo perché volevo drenare un dispiacere che non riuscivo a trattenere o a diluirlo con le parole. Roberta è stata affettuosa… ha capito subito.
 
Poi ho chiamato Vito (Gaudiano) mio amico da sempre e amico di Luigi da sempre che tante volte ha usato il suo affetto e la sua stima per entrambi per farci parlare anche nei momenti più intensi della polemica. Era scosso e nel profondo, come Mimmo l’altro amico di tutti noi (Cosimo Nume).
 
Quanti discorsi quante discussioni in questi anni tutti quanti insieme con Luigi sulla federazione, sulla professione, sulle cose da fare. Quanta passione comune. Improvvisamente non eravamo più gli esperti disincantati che sanno di medicina abituati a chi vive e a chi muore ma semplicemente creature spaesate capaci solo di esclamare la loro incredulità la loro impotenza e il loro disappunto per la perdita di un amico.
 
Perché tutto questo affetto per Luigi? Perché questo sgomento? E perché sento il bisogno di scrivere proprio io che non ho mai lesinato, non a lui, ma alla sua amata Fnomceo le mie critiche? In fin dei conti direbbe Ligabue la sua era “un vita da mediano” cioè di uno che “recupera palloni, con compiti precisi a coprire certe zone a giocare generosi lì nel mezzo …”
 
Sicuramente Luigi nella Fnomceo è stato il mediano più bravo più generoso più infaticabile e forse anche per questo ha pagato il prezzo pesante dell’impegno, ma era un bravo mediano perché   prima di tutto era una persona che amava la sua professione più di qualunque altra cosa al di fuori naturalmente dei suoi affetti personali. Ma la amava con dolcezza quasi in modo timido senza platealità ma soprattutto senza retorica.
 
L’amava a tal punto che la sua natura conciliante, dialogante, pacifica, civile   era sempre disponibile ad ascoltare anche le tesi più scomode, le critiche più impegnative … ma ad una sola condizione: che fossero utili alla professione e alla Fnomceo cioè che fossero un valore aggiunto un contributo e uno stimolo.
Io lo conobbi molti anni fa ad Udine ospite di un convegno organizzato dall’ordine di cui Luigi era presidente e fu uno dei primi che diede spazio al mio lavoro di analisi sulla “questione medica” che a quel tempo faceva i primi passi.
 
Poi lo incrociai tante volte come chirurgo durante un periodo proficuo di collaborazione con l’Acoi dove lui (lo ricordo ancora) era visto da tutti come il chirurgo di riferimento con i piedi per terra. Cioè uno su cui fare assegnamento. E quindi in tanti convegni di ogni genere.
 
Poi il periodo della Fnomceo con Amedeo (Bianco) dove proprio su proposta di Luigi lavorai al centro studi insieme a tante persone in gamba (non ultimo Luigi Arru che ci coordinava). Un periodo breve perché a un certo punto decisi di andarmene  durante il quale producemmo un pensiero tra i più significativi e più innovativi della federazione di cui a parte Luigi a dir il vero nessun altro sembrava essersene accorto. Ma è noto che La Fnomceo è come si dice “una macchina complessa”.
 
Quando me ne andai dissi a Vito che con me lavorava al centro studi che il mio cruccio era per Luigi   mi sembrava quasi di averne tradito la fiducia. Vito mi rispose che era sicuro che per Luigi sarebbe stato un dispiacere ma che avrebbe capito che la mia decisione aveva lo scopo di “fare di più per” …non di “fare di meno contro”.
 
Ne ebbi la prova a Rimini durante la terza conferenza della professione alla quale partecipai su invito di Roberta ma ovviamente, con il beneplacito di Luigi. Quando alla fine della conferenza lo ringraziai per l’invito lui mi diede la mano (non era uno uso alle smancerie) e con il suo sorriso dolce e accattivante mi disse: “sono io che ringrazio te per lo stimolo che ci dai lo sai che ti ho sempre stimato”.
 
Per spiegare a chi non l’avesse ancora capito chi era Luigi vorrei raccontare un aneddoto. Quando andai ad Udine per il convegno a cui accennavo prima, lui ed io viaggiammo sullo stesso aereo. All’aeroporto prendemmo la sua macchina per raggiungere la città. Per strada sentivo un rumore terribile. Luigi divertito mi tranquillizzò “non ti preoccupare è la marmitta che struscia per terra”. “Come la marmitta?” “Non ho tempo di farla riparare …sai l’ospedale poi l’ordine poi la federazione ma prima o poi la porterò dal meccanico”
 
Grazie Luigi a nome di tutti. Alla tua famiglia il mio abbraccio e il mio cordoglio profondo.
 
Ivan Cavicchi

04 febbraio 2017
© Riproduzione riservata

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