Stati vegetativi: la figura di riferimento è il medico di famiglia nel 97% dei casi
Secondo i dati raccolti dal Centro Studi Fimmg, in Italia il 63% dei pazienti in stato vegetativo o di minima coscienza è seguito al proprio domicilio e un terzo dei medici di medicina generale ha almeno un paziente di questo tipo tra i propri assistiti.
15 GIU - Oltre un terzo dei medici di medicina generale ha tra i propri assistiti pazienti in stato vegetativo o di minima coscienza. La maggioranza di questi pazienti, il 63%, vive abitualmente a casa, ma con profonde differenze tra aree geografiche (55% al Nord, 63% al Centro ed 70% al Sud). Sono invece ricoverati in strutture residenziali il 44% dei pazienti al Nord, il 36% al Centro ed il 27% al Sud. Sia a domicilio che presso le strutture residenziali il medico di famiglia costituisce per il 97% dei casi la figura clinica di riferimento.
Sono questi alcuni dei dati presentati oggi a Milano e raccolti dal Centro Studi nazionale della Fimmg, diretto da Paolo Misericordia, attraverso un questionario effettuato a marzo su un campione di oltre mille medici di medicina generale. L’iniziativa è nata nell’ambito di un Progetto nazionale di ricerca, finanziato dal Centro nazionale per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (CCM) del Ministero della Salute e coordinato dall’Istituto Besta di Milano.
“L’indagine è stata orientata a conoscere le dimensioni di un fenomeno che è motivo di enorme sofferenza per gli stessi pazienti, ma soprattutto per i loro familiari e causa di importanti oneri assistenziali per il sistema sanitario e per tutti i care-giver coinvolti” ha spiegato Paolo Misericordia.
Dall’indagine, che è la ricerca la più ampia mai condotta in Italia su questa patologia nella fase di assistenza territoriale, emerge purtroppo che quasi il 25% dei pazienti che vive abitualmente presso la propria abitazione non dispone di alcun servizio di assistenza domiciliare, con un picco del 35% al Sud. Oltre al medico di medicina generale, la figura professionale più frequentemente coinvolta nell’assistenza è l’infermiere, seguita dal fisioterapista e dall’operatore socio-sanitario.
Secondo i medici che hanno risposto al sondaggio le maggiori criticità assistenziali per i pazienti e per le loro famiglie sono, nell’ordine: assistenza psicologica, assistenza riabilitativa, sociale, medico-specialistica e infermieristica. Il medico di medicina generale interpreta dunque il ruolo di case-manager, supportando la famiglia psicologicamente e nella gestione di fasi complesse e onerose dell’assistenza.
“È uno studio importante per scattare una fotografia del fenomeno – ha dichiarato Fiorenzo Corti, responsabile nazionale della comunicazione di Fimmg - Questi dati testimoniano l’impegno della Fimmg a promuovere e a valorizzare il ruolo dei medici di medicina generale come sensori periferici dei bisogni assistenziali dei cittadini italiani e delle loro famiglie, con particolare riguardo alle aree di maggior fragilità".
15 giugno 2011
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