Medicina convenzionata. Smi ribadisce il suo “no” all’H16. “A rischio assistenza sui casi gravi”
Il Responsabile Nazionale Emergenza Territoriale 118 del Sindacato Nicola Marini si rivolge poi direttamente al coordinatore Sisac Vincenzo Pomo: “Con l'h16 pesanti tagli alle guardie mediche, così si demolisce la continuità dell'assistenza per i pazienti.
15 MAR - No dello Smi al modello di
assistenza territoriale basato sull’h16 proposto dalla Sisac e ora all’attenzione delle Regioni che dovranno dare il via libera al ‘nuovo’ atto d’indirizzo per la ripresa delle trattative per i rinnovi delle convenzioni.
Il Responsabile Nazionale Emergenza Territoriale 118 del Sindacato dei Medici Italiani,
Nicola Marini, anche a seguito dell'incontro di domenica scorsa a Roma dell'area della Convenzionata dello Smi, ha reso pubblico oggi un documento elaborato dal settore 118 (convenzionati) in cui si "esprime sconcerto e preoccupazione per la ipotesi prospettata dal coordinatore della SISAC,
Vincenzo Pomo, di un'articolazione dell'assistenza medica territoriale sulle sedici ore (c.d. H16), dalle 8 a mezzanotte, con l'unica presenza notturna del servizio 118. I medici 118 si troverebbero a svolgere, in contemporanea, due tipologie di servizio completamente diverse: i 'codici rossi' di emergenza e le visite e prescrizioni per patologie minori".
Nel documento si denuncia come, "questa situazione provocherebbe disfunzioni nell'assistenza medica molto gravi, con gli operatori stretti tra l'obbligo di intervento immediato in emergenza ed il pericolo di commettere omissione di soccorso se costretti ad interventi molto differiti nel tempo, sia nelle zone a notevole estensione territoriale, sia nei centri urbani ad alta intensità abitativa".
"Da notare - si spiega nella nota - che alcuni interventi, come i T.S.O. ed i trasferimenti c.d. 'tempo-dipendenti', quali gli infarti, gli ictus, i politraumi, le dispnee gravi, impegnano solitamente per molte ore i medici d'emergenza 118, creando, già adesso, problemi di copertura per le patologie maggiori, mentre quelle minori, che talora, però, evolvono rapidamente in gravità, vengono efficacemente gestite dai medici di Continuità Assistenziale, comunemente conosciuti come Guardie Mediche".
"Nel modello attuale - si sottolinea - la presenza simultanea di medici 118 e delle Guardie Mediche offre un servizio efficace di assistenza ai cittadini e di razionale limitazione degli accessi ai Pronti Soccorso, da sempre congestionati, malgrado le pesanti carenze di organico di entrambe le figure mediche".
"Il 'modello toscano' invece, è da rigettare completamente - si denuncia - perché non solo provocherebbe perdite di migliaia di posti di lavoro nella Continuità Assistenziale, con utilizzi impropri dei medici 118, oltretutto attualmente insufficienti per le esigenze del sistema di Emergenza Territoriale, ma anche perché lo sbocco deleterio di questa organizzazione territoriale, che danneggia innanzitutto i cittadini, sarà la privatizzazione selvaggia dell'assistenza medica notturna, (e non solo). Tutto ciò comporta alti costi umani, sociali, economici, senza garanzie di qualità nel soccorso, di formazione adeguata dei medici, di rigorosa salvaguardia della universalità e gratuità del sistema pubblico, come previsto dalla Carta Costituzionale".
15 marzo 2016
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