Sciopero medici. I sindacati: “Adesione al 75%. Oggi denunciamo la deriva del Ssn. Il Governo deve ascoltarci”
I camici bianchi chiedono “finanziamenti adeguati, investimenti su strutture e personale”. E dicono “Stop a politiche degli annunci. Il nostro Ssn è alla deriva e il Governo deve ascoltarci e mettere la sanità in cima all’agenda politica del Paese”
16 DIC - Tre medici su quattro, il 75% ha aderito oggi allo sciopero unitario di 24 ore indetto dai sindacati. Queste le cifre comunicate dalle organizzazioni dei medici ospedalieri, specialisti ambulatoriali, pediatri, medici di famiglia, anestesisti, veterinari, radiologi durante il sit in che si è svolto stamattina davanti all’Ospedale San Camillo di Roma. Secondo le prime stime sarebbero saltati 40mila interventi chirurgici programmati e centinaia di migliaia di visite e prestazioni di laboratorio. Previste anche altre due giornate di sciopero in gennaio.
“Lo sciopero effettuato oggi ha una valenza politica straordinaria, nel senso letterale di fuori dalla norma. Una indecente superficialità o un malcelato interesse della politica tutta verso il servizio sanitario nazionale, che stanno portando al disfacimento il più importante baluardo di tutela della salute e delle fragilità di tutti i cittadini, hanno spinto tutti i medici italiani prima a manifestare, oggi a scioperare uniti e compatti , raccogliendo l'invito dei tanti italiani senza voce, lavoratori e contribuenti onesti che finanziano un welfare che altri stanno saccheggiando da troppo tempo”. È quanto affermano in una nota unitaria i sindacati
Anaao Assomed - Cimo - Aaroi-Emac - Fp Cgil Medici – Fvm – Fassid (Aipac-Simet-Snr) – Cisl Medici – Fesmed – Anpo-Ascoti-Fials Medici - Uil Fpl Medici – Fimmg – Sumai - Snami – Smi – Intesa Sindacale (Cisl Medici-Fp Cgil Medici-Simet-Sumai) – Fespa – Fimp – Cipe – Andi - Assomed Sivemp - Sbv
“La partecipata adesione – prosegue - dei medici dipendenti, dei dirigenti sanitari e dei veterinari, al netto dei contingenti minimi obbligati a rimanere in servizio per garantire le urgenze, e dei medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, specialisti ambulatoriali con punte del 75%, ed i numerosi messaggi di solidarietà dei cittadini, testimoniano che è ben compresa la posta in gioco. Vale a dire contrastare una condanna a morte annunciata che sta travolgendo insieme i diritti dei cittadini, che vedono sottrarsi prestazioni giorno dopo giorno o trasferirle a carico dei loro redditi, e quelle dei medici, e degli altri professionisti, del loro ruolo, della loro dignità e dei loro valori professionali, marginalizzati in una logica di abbandono”.
Per i camici bianchi “l'insufficienza di risorse economiche, al di là dei giochi verbali, rende già difficile mantenere gli ottimi risultati conseguiti, che già manifestano le prime crepe con la riduzione degli anni di buona salute nella fascia di età over 65, con l’aumento della spesa privata che ormai lega il diritto alla salute al censo, con l'eccezionale incremento di mortalità osservato nei primi 7 mesi del 2015. Mentre nello stesso tempo cresce il numero di chi non accede alle cure per difficoltà economiche. E peggiorano, anche per l'impoverimento numerico del personale ed il blocco da 7 anni di contratti e convenzioni, le condizioni di lavoro di chi è chiamato a tutelare la salute dei cittadini. Colpisce il distacco, fino all'indifferenza della politica e del governo, un disimpegno che traduce le promesse in annunci con una incapacità di reggere la complessità della questione sanità”.
“La sanità pubblica – conclude il comunicato - rappresenta un grande patrimonio civile, sociale e professionale nel quale si inverano i valori etici e deontologici dei suoi professionisti, che oggi assumono su di sé l'onere di riqualificarla proponendosi come parte della soluzione, senza farsi schiacciare al ruolo di problema che le tecnocrazie vorrebbero imporre. A partire da oggi, ma senza fermarsi fino a quando non sarà infranto il tetto di cristallo che blocca la sanità nella agenda del governo”.
Qui di seguito i commenti dei rappresentanti sindacali.
“Oggi tutti i medici con questo sciopero denunciano la deriva e una gravità della situazione della nostra sanità”. Ha dichiarato
Domenico Iscaro, presidente Anaao Assomed che ha ricordato come “dai governi Berlusconi e Monti in poi si è attivata una politica mirata solo alla riduzione dei costi (che sono poi tagli lineari) che hanno pesantemente colpito il Ssn. I risparmi dei tagli non sono poi stati reinvestiti in sanità e con il tempo questo si è tradotto per i cittadini in un aumento di liste d’attesa, aumento ticket e per i medici nel peggioramento della condizione professionale”.
“Al Governo – ha specificato - chiediamo che la sanità diventi una priorità nell’agenda politica. C’è stata la scuola, la giustizia, adesso il sistema creditizio bancario. Ecco noi chiediamo che i temi della salute siano al vertice. Basta dichiarazioni ad effetto, il rischio è quello di vedere una riduzione dei servizi pubblici a beneficio del privato”.
“Siamo qui per dire basta alla stagione dei tagli, delle liste d’attesa, e dei ticket”. Ha detto
Massimo Cozza segretario nazionale Fp Cgil Medici. “Noi vogliamo denunciare e fermare questa situazione. Bisogna aumentare le risorse perché spendiamo meno dei paesi occidentali. E c’è poi il problema del personale. Ne abbiamo poco a causa dei blocchi dei turnover e dei contratti e non riusciamo a rispettare normativa europea sugli orari di lavoro”. Sul tema delle nuove assunzioni poi Cozza ha precisato: “Su assunzioni emendamento Governo è un’ipotesi perché non ci sono risorse”.
“Il nostro sciopero è per difendere il nostro Servizio sanitario universale affinché non sia diverso da regione a regione. E poi siamo in sciopero per difendere la professione che è stata emarginata in questi anni da tutti i poteri decisionali e ha subito l’assalto e deve ritrovare un suo ruolo”. Ha commentato
Riccardo Cassi presidente della Cimo. “Non è uno sciopero per il contratto è per la difesa del Ssn. Al Governo chiediamo di garantire il diritto alla salute in tutto il territorio e con finanziamenti adeguati”.
Per
Giampietro Chiamenti presidente della Fimp “i temi della manifestazione sono quelli della difesa del diritto alla salute su tutto il territorio. Un bambino che nasce al nord, al centro o al sud deve poter usufruire di cure uguali. Al Governo chiediamo maggior dialogo e disponibilità al confronto. E diciamo basta scelte che passano sopra la categoria”.
“C’è un disagio trasversale del medico che ha l’impressione di non riuscire a fare bene il proprio mestiere. E poi non possiamo più vedere minate le basi del Ssn sia per quanto riguarda la governance che per il finanziamento”. Ha affermato
Giacomo Milillo segretario nazionale della Fimmg. “I medici di famiglia hanno elaborato una proposta di cambiamento ma che sono rimaste al palo. Al Governo chiediamo di affrontare il problema della formazione che risponda alle esigenze della sanità e non dell’Università. E poi servono regole comuni per la professione e per dare servizi uniformi ai cittadini”.
“Siamo in sciopero per denunciare lo stato di crisi della nostra sanità pubblica di chi vi lavora e di chi ne usufruisce. In questi ultimi anni abbiamo assistito al disinvestimento nel Ssn, in primis sugli operatori, con il solo effetto di ridurre cure e servizi di qualità ai cittadini. Come medici specialisti ambulatoriali che lavorano ogni giorno sul territorio siamo in prima linea nel constatare le difficoltà crescenti per i pazienti e non possiamo più accettare passivamente la decomposizione del nostro servizio sanitario sempre più assoggettato a logiche economicistiche in barba ai reali bisogni di salute della popolazione e chi lavora per garantirla ogni giorno”. Ha detto
Maria Luisa Agneni, Responsabile dell’Asl RM/E degli specialisti ambulatoriali del Sumai-Assoprof.
“Questo sciopero ha superato ogni più rosea aspettativa – ha detto il Presidente nazionale Aaroi-Emac,
Alessandro Vergallo. Abbiamo superato punte dell’80% di adesione con 40mila interventi chirurgici rinviati. Alle Istituzioni chiediamo investimenti perché manca personale e spesso non riusciamo a far fronte a tutte le richieste”.
“Siamo qui a testimoniare la necessità di una gestione univoca della sanità che ponga fine ad anni e anni di devastazione del SSN da parte degli interessi più disparati prevalenti. I medici radiologi sono in prima linea a difesa dei pazienti ma non tutti i servizi sanitari regionali hanno compreso che la radiologia è clinica e non fotografia” . Così
Corrado Bibbolino, Segretario Nazionale del Sindacato Radiologi SNR.
“Questo sciopero – dichiara in una nota il sindacato dei veterinari Sivemp - non è superfluo o ininfluente. Questo sciopero non è l’arma spuntata in un conflitto dall’esito predestinato. I giochi sono ancora aperti. Questo sciopero lo abbiamo proclamato per non essere indifferenti allo sfascio della sanità pubblica. Per salvare l'unica vera protezione dei malati contro la fragilità e la disabilità. Per dare forza alla ricerca e alle nuove cure. Per fare crescere l’importanza della prevenzione nelle politiche per la salute”.
"Diciamo al Governo che non crediamo più agli assegni in bianco, alle promesse di investimenti per le assunzioni con risorse derivanti dai 'presunti' risparmi delle Regioni. Sui precari, sugli orari di lavoro, sulle carenze di personale, sulla modernizzazione delle cure primarie e del sistema di emergenza e del territorio, sulla complessiva qualità dei servizi per i cittadini, vogliamo risposte chiare, con risorse certe. No a giochi di prestigio!". Ha dichiarato
Pina Onotri, segretario generale Smi.
“Dopo un anno e due manifestazioni è arrivato lo sciopero, uno sciopero di dignità, uno sciopero d'orgoglio, uno sciopero che cerca di difendere l'universalità del sistema sanitario nazionale e l'unicità e la centralità del paziente”. Ha dichiarato
Biagio Papotto, Segretario Generale CISL Medici. “I medici sono stanchi di vedere corsie di pronto soccorso invase da barelle con persone che chiedono aiuto e che cercano solo sollievo nella loro sofferenza. Protestiamo innanzitutto per questo – continua Papotto - e anche per quel giusto salario, quella giusta gratificazione che ormai ci è negata da circa sei anni, è stato necessario un pronunciamento della Suprema Corte per ricordare al Governo e alla politica che non è dignitoso continuare ad ignorare le necessità dei lavoratori seppur in un momento di gravi crisi economica”.
16 dicembre 2015
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