Sciopero medici. Binetti (Ap): “Annunciarlo per metà dicembre è una minaccia ma anche una richiesta di aiuto”
Così il deputato in Commissione Affari Sociali che sottolinea anche che “Lorenzin e Renzi sono più volte intervenuti nel dibattuto pubblico per rassicurare, rilanciare impegni e promesse, ma senza offrire ancora un reale cambio di prospettiva ai numeri presenti in finanziaria".
04 NOV - "Parlare di sciopero generale dei medici annunciandolo un mese prima, in un momento in cui è aperto il dibattito sulla Legge di stabilità, significa solo una cosa: trattiamo e vediamo se è possibile fare giustizia su alcuni dei punti più controversi del nuovo assetto della sanità". E’ il ragionamento formulato da
Paola Binetti, deputato di Area popolare (Ncd- Udc).
"Paradossalmente- aggiunge- è qualcosa a metà tra una minaccia e una offerta di aiuto, tra una ulteriore difficoltà, annunciata a gran voce a tutti malati, parlando di tagli e di aumento dei ticket e un invito a Governo e Regioni a definire insieme quella razionalizzazione dei servizi che dovrebbe permettere di risparmiare, eliminando sprechi e corruzione in sanità. Uno sciopero annunciato quindi, proprio per poterlo evitare. Preoccupa il destino dei nuovi Lea per le malattie rare e per le dipendenze, compresa quella da gioco d'azzardo, promessi da tempo ed entrati in una sorta di nebulosa che non ci lascia valutarne qualità e quantità".
Per Binetti "la stessa legge sull'autismo, approvata senza risorse, ma accompagnata da esplicite promesse di finanziamento attraverso i Lea ha acceso speranze che corrono il rischio di naufragare, disabilità e cronicità sono come fantasmi che con il prolungarsi dell'età media, si aggirano destando più preoccupazioni che illusioni. Il ministro Lorenzin, lo stesso Renzi, sono più volte intervenuti nel dibattuto pubblico per rassicurare, rilanciare impegni e promesse, ma senza offrire ancora un reale cambio di prospettiva ai numeri presenti in finanziaria".
L'appuntamento con il prossimo sciopero dei medici va rinviato “'sine die' – suggerisce - ma intanto vanno affrontate richieste concrete, vanno esaminati bisogni reali, e va data una risposta asciutta, ma chiara a tutti i malati e alle loro famiglie. Sono loro, infatti, che più di chiunque altro temono le ricadute di una classe medica insoddisfatta, maltrattata e mal disposta a mettere in gioco se stessa con la generosità che le competete. Non si può abusare di quella identità professionale che – conclude - da sempre sostiene i medici nell'esercizio della loro professione, e che è fatta di una competenza costantemente aggiornata e di una dedizione, costantemente rinnovata".
04 novembre 2015
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