Fabbisogno medici. Anaao: “Numero chiuso Medicina a 8.000 e aumentare a 7.700 i posti per le scuole di specializzazione”
di C. Palermo, D. Montemurro, F. Ragazzo
E per evitare la strozzatura data dall’imposizione del titolo di specializzazione come requisito di accesso al sistema occorre la trasformazione del contratto di formazione-lavoro in contratto a tempo determinato. Il numero di iscrizioni (6500) proposto dalla FnomCeo appare adeguato solo se inteso a compensare l’eccesso di iscrizioni determinato dai ricorsi al Tar.
29 GIU - Uno
studio di programmazione del fabbisogno di medici specialisti in Italia in un decennio predefinito (2014/2023) è stato da noi pubblicato nel marzo 2014. Non esistendo tuttora a livello nazionale una banca dati unica ed esaustiva contenente le informazioni anagrafiche, di specialità e di rapporto di impiego dei medici italiani, per arrivare ad una programmazione attendibile e valutare gli sbocchi lavorativi è stato necessario conoscere ed integrare vari registri. Abbiamo, pertanto, incrociato banche dati di varia origine: Banca dati MIUR; Undicesimo rapporto sullo stato del Sistema Universitario MIUR 2011; Annuario Statistico Enpam 2012; Conto Annuale del Tesoro 2010 e 2012; Ced FNOMCeO 2012 e 2013; Verbali Conferenza Stato Regioni; Documento della Direzione Generale delle Professioni Sanitarie e delle Risorse Umane del SSN 2012. L’analisi è stata condotta calcolando in via previsionale le uscite dal sistema per quiescenza di tre macro-aggregati di medici specialisti (medici dipendenti del SSN, universitari dipendenti del Miur e specialisti ambulatoriali) in base ai correnti criteri pensionistici nonché l’offerta formativa in essere per l’accesso alla Scuola di Medicina e ai Corsi di Specializzazione.
In sintesi, nel decennio 2014-2023 le cessazioni complessive dei medici specialisti sono stimabili in circa 58.000 unità (circa 20.000 nel primo quinquennio, 38.000 nel secondo per l’esaurirsi dello scalone pensionistico “Fornero” ) a cui sono da aggiungere le uscite dei medici di Medicina Generale, valutabili, anche secondo i dati FnomCeo, in oltre 30.000 nello stesso periodo. Ci attende, quindi, un esodo biblico verso la pensione di circa 90.000 medici.
Attualmente le iscrizioni alle scuole di Medicina e Chirurgia sono valutabili in circa 10.000 studenti per anno, a cui sono da aggiungere circa 9.000 studenti ammessi in base ai ricorsi presentati al Tar negli anni accademici 2013/14 e 2014/2015. Per calcolare il fabbisogno futuro di laureati è necessario inoltre tener conto fin da ora della quota di medici laureati e/o specializzati che operano in condizioni di precarietà o sottoccupazione e sulla cui consistenza esistono dati incerti (10.000-15.000 tra medici laureati e specialisti?).
Considerando che circa il 15-20 % degli iscritti non raggiunge l’agognato traguardo della laurea, a nostro parere un numero chiuso di circa 8.000/anno per le Scuole di Medicina e Chirurgia nel quinquennio 2013-2014/2017-2018 (quindi globalmente 40.000 immatricolazioni) dovrebbe corrispondere alle future necessità di personale medico. Il numero di iscrizioni (6500) proposto dalla
FnomCeo appare adeguato solo se inteso a compensare l’eccesso di iscrizioni determinato dai ricorsi al Tar.
Questi medici saranno disponibili per l’impiego nella sanità italiana tra 9-11 anni. Nel quinquennio 2019/2023 andranno in pensione, secondo le nostre previsioni, circa 38.000 medici specialisti (dipendenti del SSN, universitari, specialisti ambulatoriali) e circa 31.000 nel quinquennio 2024/2028. Le borse di studio per i corsi di specializzazione dovrebbero pertanto essere portate fin da adesso a circa 7700/anno se vogliamo prevenire un ulteriore impoverimento non solo quantitativo ma anche dei contenuti professionali e qualitativi del SSN, oltre a quello determinato dal blocco del turn over per le difficoltà economiche in cui versa il Paese ( - 24.000 unità di personale tra medici ed infermieri nel periodo 2009-2013). Per il 2015, il finanziamento nazionale per le specializzazioni è stato limitato a 6.400 borse. Sempre secondo il nostro studio, il fabbisogno di medici specialisti dovrebbe scendere a 6.200 unità/anno nel quinquennio 2019/2023.
Quello che serve, come dice
Polillo, è “un piano straordinario per il lavoro medico, perché in sanità la risorsa umana è il principale fattore produttivo da cui dipende in larga misura la qualità del servizio”.
In conclusione, noi riteniamo che da queste considerazioni si possa partire per recuperare un ruolo formativo del sistema sanitario pubblico. Tale esigenza non nasce da particolari rivendicazioni categoriali, per quanto legittime, ma dalla consapevolezza del contributo fondamentale che il SSN può dare alla formazione medica orientando i nuovi professionisti verso il “saper fare” e verso quei valori di qualità, efficacia, appropriatezza, corretto uso delle risorse e attenzione al sociale che possono rendere equo e sostenibile il servizio sanitario pubblico in un’epoca di risorse economiche limitate.
In concreto, pensiamo che aumentare il numero degli studenti iscritti al corso di laurea in Medicina e Chirurgia, al di fuori di seri studi di programmazione che tengano insieme aspetti demografici, dinamiche pensionistiche, esigenze del sistema in termini di formazione, qualità e quantità del personale, non risolva il problema della prossima mancanza di medici specialisti perché i primi risultati si vedrebbero solo dopo 10-11 anni. Inoltre si rischia di ripetere, nel lungo periodo, il fenomeno della pletora medica.
La strozzatura è data dall’imposizione del titolo di specializzazione come requisito di accesso al sistema. Occorre, pertanto, anticipare l’incontro tra il mondo della formazione e quello del lavoro, oggi estranei l’uno all’altro, animati da conflittualità latenti o manifeste e contenziosi infiniti, consentendo ai giovani medici di raggiungere il massimo della tutela previdenziale ed al sistema sanitario di utilizzare le energie più fresche. La soluzione consiste nella trasformazione del contratto di formazione-lavoro in contratto a tempo determinato con oneri previdenziali ed accessori a carico delle Regioni e nel conseguente inserimento dei giovani medici nella rete formativa regionale. Recuperare il ruolo professionalizzante degli Ospedali rappresenta la strada maestra per garantire insieme il futuro dei giovani medici e quello dei sistemi sanitari.
Carlo Palermo, vice segretario nazionale vicario Anaao Assomed
Domenico Montemurro, responsabile nazionale Anaao Giovani
Fabio Ragazzo, direttivo nazionale Anaao Giovani
29 giugno 2015
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