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Papotto (Cisl): “Medici costretti a lavorare senza protezione. Lorenzin intervenga”


Dalla tragedia del Tribunale di Milano all'ennesima aggressione contro un medico in pronvincia di Foggia è riesploso il problema sicurezza. Il segretario generale Cisl Medici si rivolge così al ministro della Salute Lorenzin: "Non è sufficiente la video sorveglianza, è necessaria la figura di un operatore della vigilanza in grado di intervenire quando il caso lo richieda".

16 APR - "La Cisl Medici sente la necessità, come storicamente ha sempre fatto, nel partecipare la propria indignazione su quanto sta accadendo quotidianamente nelle nostre città italiane. Siamo manifestamente indignati per quanto accaduto a Milano laddove con la morte e il ferimento di tante persone, una ulteriore piaga si aggiunge e si abbatte sull’immagine di una Italia piegata alle orrende oscurità di un male che non debba mai finire". Lo ha dichiarato Biagio Papotto, Segretario Generale Cisl Medici, che ha così proseguito, "siamo vicini e solidali ai familiari delle vittime ma forti insieme allo Stato italiano a combattere ogni forma di intolleranza, vicini a tutta la popolazione e ancora di più a chi manifesta debolezza ma ancorata a principi di democrazia. Tanti gli interrogativi per capire come sia potuto accadere un evento così devastante in un Tribunale. Crediamo che gli italiani si stiano chiedendo come ha fatto l’omicida ad entrare nel Tribunale con una pistola e a poter commettere questa strage senza che nessuno abbia potuto bloccarlo, stante la numerosa presenza di agenti. Luce sarà fatta".

"Certo, la categoria dei medici e il nostro sindacato, nel contempo che volge lo sguardo a quanto prima ricordato, non può omettere di ricordare quante ingiustizie e soprusi vengono perpetrati a danno dei nostri colleghi che vivono uno stato lavorativo da frontiera, e ci riferiamo ai medici di continuità assistenziale (ex guardia Medica). E’ chiaro che questa vicenda riapre la discussione sui rischi corsi dalle guardie mediche. Non a caso diciamo 'riapre' perché il problema non si è mai chiuso: vogliamo maggiore tutela nei confronti dei lavoratori, dirigenti medici ed operatori, che operano in guardia medica e soprattutto quando questa possiede tutti i crismi per definirsi 'Gomorra'. Chiaramente – continua Papotto - la Cisl Medici è vicina al Collega, vittima di questo oltraggio e al Presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Foggia. L’urgenza di estendere il servizio di vigilanza anche e soprattutto durante le ore serali e notturne".

"Sistematicamente tutte le volte che è accaduto un evento uguale, se non peggiore, in ogni dove si è rappresentato il proprio dissenso ed indignazione, salvo a dimenticarlo qualche giorno dopo e continuare come se nulla fosse accaduto. Adesso diciamo con forza, così come lo abbiamo espresso per i fatti di Milano: basta. Ministro Lorenzin - prosegue Papotto - necessita e con urgenza un sistema di vigilanza durante le ore serali e notturne nei presidi di continuità assistenziale in modo tale da far lavorare serenamente i medici e gli operatori. Si vuole con ogni forza impedire l’intasamento dei Pronto Soccorsi? Bene, si attrezzi nel migliore dei modi l’unica struttura, la guardia medica, che nelle ore serali e notturne porta assistenza al territorio senza che l’utenza di quest’ultimo impegni le strutture deputate alle grandi emergenze, i Pronto Soccorso. Non è sufficiente la video sorveglianza, è necessaria la figura di un operatore della vigilanza in grado di intervenire quando il caso lo richieda. Non si aggiri l’ostacolo in forza di una ex 'spending review' che non è servita neanche ad evitare l’ulteriore salasso di due miliardi e più di euro".

"Se talune regioni si sono adoperate, in forza delle morti di medici già avvenute in quelle realtà, ci chiediamo perché questo non possa avvenire in tutto il suolo nazionale. Inoltre oltre le aggressioni deve sempre ricordarsi la voce stipendiale di un dirigente di continuità assistenziale. A Milano, così come si legge dai media, in un concorso per n° 300 posti si sono presentati solamente in 99. Una spiegazione e presto confezionata: il medico, quantunque la crisi sia ben evidente non chiede di lavorare in collazione rischiosa e mal remunerata. L’ Italia – conclude Papotto - nella sua globalizzazione si uniforma alla tipologia di lavoro con incarico a tempo determinato; questo non va bene perché non permette al giovane medico (quando tutto si svolge nel migliore dei modi all’età di 32 anni) di organizzare la sua vita di professionista, inserita in un corpo sociale, senza che questo possa avvenire serenamente. Ministro, ancora una volta, intervenga". 

16 aprile 2015
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