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Medici. “Stressati e insoddisfatti”. Per 70% vita privata condizionata in negativo. E il 40% si ammala. L’indagine Anaao Giovani


Tra turni massacranti, poco riposo, ferie non godute e alto numero di pazienti gestiti i camici bianchi vivono la propria attività come causa di una vita privata insoddisfacente. E il tutto si ripercuote anche sulla salute: il 40% ha disturbi del sonno e cardiovascolari. Ecco la fotografia Anaao Giovani sullo status psicologico e professionale del medico ospedaliero. L'INDAGINE

14 APR - Insoddisfatto della sua vita privata a causa del lavoro. Stressato. Gestisce da solo fino a 22 pazienti e più al giorno. Svolge dalle 7 alle 16 guardie al mese e spesso, per carenze d’organico, è costretto a lavorare anche dopo il turno di notte. Non riesce ad usufruire della pausa pranzo in orario di lavoro. Non ha tempo per coltivare un hobby o uno sport. Accumula oltre 150 ore annue di straordinario, che difficilmente potranno essere recuperate o monetizzate. Ma non è tutto. Seguendo questo stile di vita, professionale e personale, esso è portato inesorabilmente a trasformarsi in malato con pesanti ripercussioni sulla sua salute fisica e mentale. Questo il ritratto professionale e psicologico del medico ospedaliero che emerge dall’indagine realizzata da Anaao Giovani su un campione di circa 2000 risposte, suddivise per aree geografiche e per età.
 
“Il 77,5% dei medici ospedalieri – si legge nell’indagine - ritiene che la propria vita privata sia negativamente condizionata dalla attività lavorativa e addirittura il 22% non riesce ad avere una vita personale soddisfacente”.
 
L’indagine evidenzia poi come “la salute del medico non sia ferrea e più in generale mostra come turni lavorativi duri siano più frequentemente associati all’insorgenza di patologie in vari ambiti. Ben il 41% degli intervistati è affetto da malattie cardiovascolari e patologie metaboliche accertate o sospette percentuali più elevate si riscontrano nei medici del Meridione e delle Isole (40% e 42.8% dei casi rispettivamente) rispetto ai medici del Centro (35%) e del Nord (28.1%) Italia”.
 
Specchio del disagio dei nostri professionisti è anche l’alterata qualità del riposo notturno. “Il 40% dei responders riferisce di avere disturbi del sonno (in prevalenza nelle regioni del Nord). Di questi quasi il 12,2% assume regolarmente ipnoinducenti, il 34,2% presenta una sindrome della fase del sonno ritardata, il 32.7% riferisce insonnia, il 6,2% narcolessia, il 9,4% la presenza di OSAS, il 7,5%  e quasi il 5% la sindrome delle gambe senza riposo”.
 
L’influenza negativa dell’attività lavorativa sui bioritmi quotidiani è “testimoniata anche dal fatto che il 65.5% del campione riporta di non riuscire a usufruire con regolarità della pausa pranzo e di ritenere che questo incida negativamente sulla propria qualità di vita, mentre solo il 26% ha risposto di riuscire ad usufruirne regolarmente. Il dato complessivo dei soggetti che non riescono ad usufruire di pausa adeguata è peggiore rispetto a quello riportato in studi precedenti”.
 
“In questi ultimi anni – prosegue l’indagine - caratterizzati da cospicui tagli finanziari, il medico si trova sempre più isolato e privo di quel ruolo sociale goduto nel passato, a difendere il diritto fondamentale alla salute sancito dall’articolo 32 della Costituzione. Stretto in una morsa che lo vede, da una parte, subire imponenti riorganizzazioni sanitarie che falciano ospedali, posti letto, organici, con dichiarazioni di esuberi che bloccano la possibilità di nuove assunzioni, dall’altra spettatore di bombardamenti mediatici che annunciano come nel SSN si annidino imponenti sprechi, ma senza indicare le reali possibilità di recupero di tali risorse. Ai medici viene richiesto di operare senza supporti tecnologici, organizzativi e logistici adeguati, se si  pensa che in altri paesi europei, come la Germania o la Francia, l'investimento nel sistema sanitario è di 30 miliardi di € superiore e la dotazione di posti letto arriva al 6-8 per 1000 abitanti. I politici che “urlano” alla medicina difensiva e alla mala gestione come fenomeni da contrastare per recuperare risorse, non possono esimersi dal denunciare anche le proprie di responsabilità, come la mancata legiferazione in tema di responsabilità professionale, accettando con coraggio che tali risorse dovrebbero essere, magari, reinvestite per l'ammodernamento strutturale e tecnologico del sistema sanitario e in capitale umano che ne rappresenta il bene più importante ed insostituibile”. 
 
“Si apre uno spazio inedito per l’attività sindacale – commenta Costantino Troise, Segretario Nazionale Anaao Assomed - chiamata a collocare la politica del miglioramento delle condizioni di lavoro  in un contesto generale, al di fuori della logica di aspetto settoriale, cogliendo il nesso teorico e pratico tra contenuti e modalità lavorativi e ruolo politico e sociale. E’ in gioco anche la nostra salute e la nostra vita, non solo professionale”. 

14 aprile 2015
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