Medici e pubblicità. Ordini Milano e Bologna contro l'Antitrust: “Solo noi possiamo valutare deontologia”
Tutto risale alla vicenda della sanzione di 831 mila euro comminata alla Fnomceo a settembre dall'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. Sotto accusa le norme del codice deontologico che limiterebbero la possibilità di fare pubblicità. I due ordini hanno deciso di ricorrere al Tar Lazio.
06 MAR - L’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Milano ha deciso di affiancare l’Ordine di Bologna nel ricorso al Tar del Lazio contro l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agmc) che nel settembre 2014 aveva sanzionato la Federazione nazionale degli ordini dei medici per 831 mila euro per alcune norme contenute del Codice Deontologico in quanto lesive della libera concorrenza, con l’obbligo di cancellarle entro gennaio 2015.
Pur non essendo direttamente colpito dalla sanzione, ma essendo citato nel dispositivo dell’Agmc come uno dei soggetti corresponsabili della supposta infrazione, Omceo Milano ha ritenuto opportuno presentare il ricorso. Nel ricorso non si contesta la normativa sulla concorrenza, bensì l’interpretazione che ne dà l’Agmc.
“In base alla vigente normativa italiana ed europea – si dice nel ricorso redatto e presentato dall’avvocato
Enrico Pennasilico -, nel rispetto dei fondamentali principi giuridici deontologici, il messaggio informativo pubblicitario deve essere assolutamente veritiero, non ingannevole, verificabile e decoroso e l’elemento della decorosità non può che essere acclarato, caso per caso, da chi detiene il potere disciplinare ordinistico”.
“In altri termini – sostiene
Roberto Carlo Rossi, Presidente di Omceo Milano - rivendichiamo le nostre esclusive competenze nel giudicare se il messaggio sia deontologicamente sanzionabile perché ingannevole o non decoroso. Proporre, ad esempio, cure odontoiatriche a costi risibili è ingannevole e ciò può essere dimostrato solo dall’Ordine professionale che conosce quali siano i costi minimi per fornire prestazioni sanitarie corrette”.
“La difesa della libertà di comunicare – conclude il Presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Milano – non può non tener conto delle conseguenze quando in gioco c’è la salute delle persone. Rivendicare il nostro ruolo e le nostre competenze scientifiche, come nel caso Stamina ha fatto il mondo della ricerca e della sanità, a fronte di sentenze che non tengono conto dei loro effetti sulle persone, ci sembra doveroso per tutelare un interesse generale e un diritto costituzionale come quello alla salute, prima ancora che a difesa delle nostre legittime prerogative”.
06 marzo 2015
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