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Delega lavoro “Patto Salute”. Troise (Anaao): “No ai medici assunti come fosse un offerta del supermarket. Prendi 2 paghi 1”


Il segretario nazionale del sindacato boccia senza mezzi termini la proposta delle Regioni e scrive a Lorenzin, Giannini e Chiamparino. “Le proposte contenute nella bozza ddl ex articolo 22 Patto della Salute all’esame degli Assessori Regionali alla Sanità appaiono inadeguate rispetto alle esigenze del sistema formativo e di quello assistenziale”. LA LETTERA.

04 MAR - Bocciatura netta quella dell’Anaao sulle proposte elaborate dalle Regioni per la delega prevista dall’art. 22 del Patto per la Salute in tema di risorse umane e professionali. “Non vanno bene né sotto il profilo formativo, né in quello assistenziale”, scrive Costantino Troise in una lettera inviata ai ministri Giannini, Lorenzin e al presidente della Conferenza delle regioni Chiamparino.
 
Prima obiezioni è ai “due canali formativi, uno universitario regolato da un concorso nazionale ed uno soprannumerario via SSN, e due canali di accesso al lavoro, uno specialistico ed uno low cost con la sola laurea”, che, scrive Troise, “rappresentano una soluzione apparentemente semplice, ma sbagliata e costosa, a problemi complessi. Alla fine, l’unico risultato consisterà nel mantenere al riparo da cambiamenti le Università, ed il loro ruolo di variabile indipendente della sanità pubblica, garantendo la manodopera necessaria a conseguire i volumi di attività che giustificano l’esistenza della moltitudine di Unità Operative a direzione universitaria”.
“L'idea di inquadrare a tempo indeterminato i laureati in medicina e chirurgia in categoria non dirigenziale ad invarianza del costo complessivo della dotazione organica aziendale – scrive ancora il segretario dell’Anaao - appare figlia della ricerca di flessibilità nell’utilizzo di lavoro professionale che si tradurrebbe in una progressiva decapitalizzazione dello stesso all’interno del SSN”.
 
“Dotazioni organiche riempite con neolaureati da assumere al massimo ribasso, come al supermarket in tempo di sconti 2x1, per “funzioni di supporto” – sottolinea Troise -  finirebbero con il trasformarsi in contenitori di tuttologi privi di identità professionale e specifica competenza, chiamati in primis a tappare i buchi delle organizzazioni, obbligati a due concorsi, l'uno per l’accesso, l'altro per la progressione di carriera. Una flessibilità pagata al prezzo di un demansionamento su status giuridici e profili di responsabilità poco chiari”.
 
Ma non basta. “Tali criticità aprono la strada ad altri interrogativi: come armonizzare una tale soluzione con il problema precariato, oggetto dello stesso art. 22 e di un DPCM in via di registrazione, quali risposte dare agli specialisti che da anni sono nel limbo della sottooccupazione o in graduatorie utili per essere assunti, quale programmazione formativa realizzare con due canali paralleli,senza contare il terzo alimentato dai rientri dall’estero, quale sistema di tutoraggio con la rarefazione degli specialisti, fino a quando esisteranno ancora posti, e concorsi da bandire, per gli specialisti presenti e futuri?”.
“L'effetto dumping sul costo del lavoro da parte di aziende sanitarie alle prese con la ricerca del pareggio dei bilanci – dice Troise - è un rischio da mettere in conto, al pari di una progressiva scomparsa della dirigenza medica e sanitaria, lasciando impregiudicata la questione non marginale della declinazione delle funzioni per i nuovi attori e dei relativi livelli di responsabilità professionali, tali da giustificare, anche di fronte ai giudici, più basse retribuzioni. La convivenza negli stessi spazi fisici, e magari a fare lo stesso lavoro, di status giuridici ed economici differenti rappresenterebbe un ulteriore segnale del malessere profondo in cui sta precipitando l'intera sanità pubblica”.
 
“Una tale soluzione non può non incontrare la nostra opposizione – scrive ancora - oltre che quella di coloro che vedono restringersi l’offerta di lavoro coerente con la durata e la qualità del loro percorso formativo”.
“Una riforma profonda del sistema formativo medico deve, anche attraverso la rete formativa estesa al SSN – spiega Troise -  ricostruire le opportune sinergie tra sistema formativo e sistema professionale, inteso come luoghi e soggetti di cura e assistenza, migliorando la acquisizione di competenze e conoscenze per garantire il futuro del nostro sistema sanitario e dei giovani che portano nuova linfa e nuove energie”.
 
“In caso contrario – conclude - si apriranno nuovi conflitti tra le generazioni, ed al loro interno, e si ridetermineranno al ribasso qualità, efficienza ed efficacia delle prestazioni erogate minando la sostenibilità stessa del diritto alla salute dei cittadini”.

04 marzo 2015
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