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Federfarma: su accordo Poste-Farmindustria “dubbi di legittimità” e “rischi per il paziente”


“Le Poste si occupino di recapitare le lettere”. Per il sindacato dei titolari di farmacia ci sono “forti dubbi sulla legittimità” e “seri rischi per il paziente e per i conti pubblici” nell’accordo siglato ieri tra Farmindustria e Poste Italiane per la consegna di farmaci a domicilio per quei pazienti che oggi devono recarsi presso le farmacie ospedaliere per ritirare i medicinali necessari.

27 GEN - L’attivazione dell’accordo tra Poste Italiane e Farmindustria per la consegna a domicilio dei farmaci acquistati dagli ospedali presenta, secondo Federfarma, “forti dubbi di legittimità e seri rischi per il cittadino e per i conti pubblici”.
“Per il cittadino la consegna a domicilio potrebbe sembrare un vantaggio” ma, osserva il sindacato dei titolari di farmacia in una nota, “in realtà le Poste, che ormai non riescono neanche a garantire la quotidiana consegna della lettere, subappaltano la consegna dei pacchi ad altri operatori”.

I rischi sono numerosi, per Federfarma. “Il più grave”, secondo la Federazione, riguarda il controllo sull’efficacia di questi farmaci che vengono pagati dalle Asl alle industrie solo se il paziente ne ha tratto un beneficio, verificato sulla base di precisi parametri. “I risultati terapeutici devono essere monitorati e registrati e servono alla valutazione dell’efficacia del farmaco. In base a questi dati il Ssn decide se continuare a erogare il farmaco gratuitamente e a quali pazienti. Come verrebbe monitorata l’efficacia delle cure nel caso di consegna a domicilio di farmaci  destinati al trattamento di patologie gravi?”.

Ma non solo. “I corrieri – osserva Federfarma - solitamente lasciano l’avviso nella cassetta della posta, senza neanche verificare l’effettiva presenza in casa del destinatario, che è costretto a raggiungere il magazzino solitamente decentrato oppure ad attendere che il corriere ritorni. Il malato rischia di aspettare per giorni il farmaco di cui ha bisogno e di dover interrompere la terapia con tutti i rischi connessi. Nel frattempo, il pacco rimarrebbe in un magazzino, non certamente strutturato per la conservazione di farmaci delicati per patologie gravi, che richiedono frigoriferi a temperature differenziate”.
Inoltre, osserva la Federazione dei titolari di farmacia, “la consegna non avverrebbe comunque da parte di un operatore sanitario: se il cittadino ha un dubbio a chi chiede informazioni o consigli? A chi segnala eventuali effetti indesiderati prodotti dal farmaco? All’autista?”.
Perplessità anche per quanto riguarda la tutela della privacy del cittadino: “Il corriere, il portiere (se c’è), i vicini di casa, tutti verrebbero a conoscenza della malattia. Questo mentre il Garante della privacy introduce sempre nuovi adempimenti a carico degli operatori sanitari, medici, farmacie, ospedali (peraltro già tenuti al segreto professionale)”.
Federfarma si pone infine una serie di domande sul costo di questa iniziativa. “Se a pagare fosse l’industria – osserva Federfarma -, curando direttamente la consegna del proprio prodotto, si porrebbe un problema di integrazione verticale: l’industria produrrebbe, distribuirebbe e consegnerebbe al paziente i farmaci. Tale comportamento è vietato dalla legge e la stessa Corte di Giustizia europea ne ha confermato l’illegittimità e la pericolosità per il paziente, perché la sua salute sarebbe interamente nelle mani di un unico soggetto, economicamente interessato. Se, invece, i costi fossero a carico delle Asl – conclude la Federazione - , la questione dovrebbe interessare la Corte dei Conti perché si spenderebbe ben più di quanto costerebbe la distribuzione tramite le farmacie, molto più comoda e sicura per il cittadino”.
 

27 gennaio 2011
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