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Speciale 2011. Le aspettative della sanità (prima puntata)


Archiviato un anno giudicato dai più negativo, anche se prodromico di nuove iniziative importanti, si avvia un 2011 altrettanto difficile per le categorie della sanità. Almeno a leggere i commenti raccolti da Quotidiano Sanità tra i principali stake holders del settore. Il bilancio 2010 e le aspettative per il nuovo anno di: Cassi, Cozza, Gigli, Lala, Mandelli, Silvestro, Testa e Troise (prima puntata).

03 GEN - -
Riccardo Cassi, presidente Cimo Asmd
Azzerata la specificità medica. Per il 2011 chiediamo chiarezza
Il bilancio del 2010 non può che essere negativo, nonostante l’impegno del ministro Fazio ad aprire un confronto con i sindacati ed intervenire su alcune criticità. Gli aspetti più negativi sono stati due: la manovra economica, con il blocco del contratto e della premialità, e la riforma Brunetta, con la perdita dell’area contrattuale medica e un sistema di valutazione dei medici che si è rivelato inadatto.
Una delle note positive del 2010 è stata il fallimento del testo di legge sul governo clinico, di cui la Cimo Asmd auspica l’approvazione, ma in una formula diversa. Così come auspichiamo l’approvazione del ddl sul rischio clinico.
Il 2011 sarà sicuramente l’anno del federalismo, a cui la Cimo Asmd è favorevole, perché permetterà di capire chiaramente il costo reale della sanità nelle Regioni e capire se c’è veramente un sottofinanziamento della sanità o se le Regioni sprecano.
Per quanto riguarda le priorità sindacali, invece, chiediamo che si faccia chiarezza sulla definizione di atto medico e sulle competenze delle professioni sanitarie, perché oggi si è creata una situazione di confusione che non ha alcuna base giuridica. La Cimo non è contraria a una ridefinizione del ruolo delle professioni sanitarie, ma vogliamo che sia definito per legge, sia per garantire che la formazione di questi professionisti garantisca le capacità di effettuare determinate prestazioni, ma anche per evitare che sul medico ricada la responsabilità di atti compiuti da altri professionisti.
Riteniamo inoltre fondamentale che vengano distinti i medici dagli altri dirigenti della Pubblica Amministrazione. Questo, peraltro, è un sistema che non premia i medici più bravi, perché si basa su una carriera di tipo “gestionale” e non professionale.
Infine, è di prioritaria importanza intervenire per la stabilizzazione dei precari e per una riforma del rapporto università-ospedale. Servono accordi con le università e forme contrattuali a tempo determinato che permettano ai giovani medici di essere inseriti rapidamente nei servizi e formarsi sulle reali esigenze del Ssn.
 
Massimo Cozza, segretario nazionale Fp Cgil Medici
La contrattazione aziendale sarà la chiave di volta del 2011
Ci lasciamo alle spalle un anno negativo, ma non privo di segnali positivi. Il primo è il successo della Vertenza Salute che ha visto la quasi totalità dei sindacati medici uniti in difesa del Ssn. Un’esperienza fortemente positiva che si è ripetuta con la battaglia sulla certificazione online per scongiurare alcuni degli aspetti più negativi della legge.
Positivo è stato anche lo stop al testo sul governo clinico, che conteneva elementi molto critici e avrebbe completamente distrutto la legge sull’intramoenia. Soddisfazione anche per il nuovo Statuto dell’Onaosi e la possibilità per i contribuenti di eleggere i propri rappresentanti, nonostante una parte sia ancora disegnata dagli Ordini.   
La Fp Cgil Medici ha inoltre condotto, insieme a tutta la Cgil, la battaglia in difesa della legge 180 riuscendo a fermare un testo di riforma che avrebbe peggiorato il sistema di assistenza psichiatrica.
Apprezzabile è stato anche l’impegno del ministro Fazio che, al contrario di altri ministri, ha avviato un confronto positivo con i sindacati ed è intervenuto ripetutamente in difesa del servizio sanitario pubblico.
Altrettanto numerosi sono stati però gli aspetti negativi del 2010. Anzitutto la manovra economica con il blocco dei contratti e il congelamento degli stipendi. E poi la Riforma Brunetta, che svuota la contrattazione nel Pubblico Impiego e rimette tutto in mano al potere politico.
Negativa anche l’approvazione del Collegato Lavoro, che oltre a rendere più facili i licenziamenti e infliggere un ulteriore colpo alla contrattazione, introduce il pensionamento a 70 anni impedendo lo sviluppo professionale dei medici che non hanno posizioni apicali e la stabilizzazione dei precari. Proprio per i precari, auspichiamo che il 2011 porti dei risultati. Qualche segnale arriva già da alcune Regioni, come Lazio, Campania e Sicilia, ma c’è ancora molto da fare.
Punteremo poi ai tavoli di contrattazione integrativa. In mancanza di una contrattazione nazionale, infatti, la contrattazione aziendale diventa di fondamentale importanza per apportare dei correttivi alle condizioni di lavoro dei medici, anche in materia di organizzazione e attribuzione degli incarichi.
Rimarremo vigili sul federalismo affinché garantisca un fondo sanitario nazionale adeguato e avvii un percorso di ottimizzazione e responsabilizzazione delle Regioni.
Infine, il 2011 sarà un anno importante per portare a compimento il sistema di previdenza complementare per i medici, particolarmente importante per i giovani medici e il loro futuro pensionistico.
 
 
Carmine Gigli, presidente Fesmed
Sarà un anno di lacrime e sangue
Il bilancio del 2010 per i medici dipendenti del Ssn non può che essere negativo. Dal punto di vista economico, la manovra di luglio ci ha fortemente penalizzati sotto 3 punti di vista: la decurtazione degli stipendi sopra i 90mila euro, il blocco della parte accessoria del salario e il blocco del contratto di lavoro.
A questo si aggiungono le restrizioni sulla libera professione intramoenia, sottoposta a vincoli ingiustificati. L’unico vincolo corretto è quello già previsto dalla vecchia normativa del limite percentuale rispetto ai volumi di attività istituzionale. Tutti gli altri paletti sono solo la conseguenza dell’incapacità delle a far rispettare le regole che esistono da oltre 10 anni. Ancora non sappiamo per quanto tempo verrà prorogata l’intramoenia allargata. La Fesmed non è chiede una liberalizzazione totale dell’intramoenia allargata, ma vogliamo delle certezze, o si ammette che l’intramoenia allargata finirà quando le aziende avranno lo spazio e l’organizzazione adeguate, oppure si cambiano le regole, attraverso l’elaborazione di condizioni chiare, condivise e razionali.
Un discorso simile riguarda il piano di riordino dei punti nascita, lanciato sulle pagine dei giornali come una grande innovazione quando, di fatto, non fa che ribadire quanto contenuto nel decreto Bindi di 10 anni fa. Si punta inoltre alla chiusura dei punti nascita con meno di 500 parti, ma senza ammettere che la qualità dipende dalle dotazioni, dalla formazione e dall’organizzazione, non dal dato numerico.
Infine non possiamo che manifestare rammarico per il blocco delle assunzioni. Questo porrà il Ssn in grave difficoltà, eppure la politica sembra non rendersene conto. Così come sembra non rendersi conto del danno derivante dalla mancata stabilizzazione del precariato, perché le aziende non investono sulla loro formazione dei medici precari stessi e costoro non riescono a diventare soggetti attivi dei piani aziendali ed ad acquisire le linee guida locali che già vengono trasferiti.
Insomma, un bilancio veramente negativo quello che 2010. E il 2011 minaccia di essere ancora più nero, perché toccheremo con mano i provvedimenti di cui si è detto. L’unico auspicio per il 2011 è quello di approfittare della pausa contrattuale per sedersi ad un tavolo tecnico e unificare, armonizzare e rendere organica l’intera materia contrattuale, che oggi fa capo a una diversità di testi anche molto datati. La speranza che questo accada, però, è poca. I sindacati l’hanno chiesto molte volte e l’Aran ha risposto positivamente, ma lo stesso non è avvenuto da parte delle Regioni.


Roberto Lala, segretario generale Sumai-Assoprof
Bisogna far decollare l’assistenza territoriale
L’anno appena trascorso è stato certamente duro. La crisi finanziaria ha fatto sentire i suoi effetti e ha creato parecchi disagi al mondo della sanità: Tagli lineari, riorganizzazioni, blocco del turnover per le regioni sottoposte a Piano di rientro, ampliamento del bacino di precari, senza dimenticare la sempre più evidente carenza di professionisti solo per citare alcune tematiche. Se da un lato è vero che tutti questi aspetti servono per far quadrare i bilanci degli enti locali e dello stato è altrettanto certo che queste continue sforbiciate stanno rendendo sempre più arduo il lavoro di migliaia di professionisti, con pesanti ricadute sull’offerta sanitaria per i pazienti.
Nonostante la congiuntura siamo riusciti però a sottoscrivere il nuovo Accordo collettivo nazionale, che ha al suo interno importanti novità organizzative tutte finalizzate allo sviluppo dell’assistenza territoriale integrata. Un risultato certamente positivo che ha testimoniato nei fatti la volontà della politica e dei professionisti della sanità di voler cambiare pagina.
In questo quadro, però, il Governo ha deciso di bloccare per tre ani la contrattazione. Una scelta discutibile, perché non fa altro che frenare lo sviluppo e la realizzazione del territorio. In questo quadro, l’anno prossimo non sarà sicuramente semplice, anche perché molte misure varate quest’anno si faranno sentire nel 2011.
L’auspicio è che si possa far decollare l’assistenza primaria territoriale e che il depauperamento della sanità pubblica possa arrestarsi, perché la sanità costa, ma il futuro, senza correttivi, potrebbe essere anche più caro.
 

Andrea Mandelli, presidente Fofi
Premiata l’intensa attività della Federazione
Per i farmacisti il 2010 è stato un anno importante, che premia un’attività della Federazione intensa. Il primo capitolo da ricordare è l’approvazione della legge sulla terapia del dolore, che ha affidato al farmacista un ruolo attivo in un ambito delicato e di grande importanza per il cittadino.
Un altro passo determinante è stato quello dell’approvazione della legge sulla farmacia dei servizi. La Fofi già dal 2006 aveva elaborato un progetto che ha trovato la piena realizzazione nella normativa.
Si tratta di due provvedimenti che confermano il ruolo fondamentale del farmacista all’interno del Ssn valorizzando la sua professionalità. Due aspetti che la Fofi difende da anni non per corporativismo, ma nella convinzione che il farmaco sia un bene prezioso e che la sua gestione debba essere affidata a norme attente e a professionalità certificate.
Questo ci è stato riconosciuto anche in Europa, con la sentenza della Corte di Giustizia che ha ribadito come la pianta organica non sia una maniera retriva di organizzare il sistema ma un modo per pianificare coerentemente il servizio a beneficio del cittadino.
Altrettanto importante è stato il riconoscimento della Federazione a seguito dell’ingresso del presidente tra i componenti di diritto del Consiglio superiore di Sanità. La Fofi è così tornata ad essere protagonista della politica sanitaria.
Guardando al 2011, credo che una delle priorità sarà il confronto con tutte le parti della cosiddetta filiera del farmaco, anche alla luce degli eventi che hanno caratterizzato l’approvazione della manovra economica di luglio. Sono convinto, e lo ripeto ormai da anni, che le farmacie e le imprese del farmaco facciano parte di uno stesso progetto e debbano quindi riuscire a creare un confronto organico e un percorso condiviso.
Il 2011 auspichiamo inoltre che sia l’anno di svolta per il riordino delle farmacie, perché occorre dare risposte a tutte quelle criticità che stanno agitando la categoria, a partire dai colleghi titolari di esercizi di vicinato arrivando fino dai colleghi non titolari. Purtroppo il provvedimento è fermo al Senato ed è difficile prevedere i tempi di approvazione.
Nel nuovo anno ci aspetta infine la riforma degli Ordini prevista dal Ddl Fazio. Alcune delle proposte avanzate da altri rappresentanti di Ordine non mi hanno convinto, ma al momento non ci sono atti concreti e replicare a dichiarazioni informali rischia solo di creare confusione e malumori. L’unica cosa certa è che la Fofi non si trincera dietro alcuna posizione e cercherà di dare l’ormai abituale contributo al confronto per il raggiungimento del miglior risultato.

Annalisa Silvestro, presidente Federazione Ipasvi
Fare chiarezza sulle competenze di ciascun professionista

Per l’anno passato il bilancio ha più ombre che luci, perché abbiamo dovuto prendere atto del blocco dei contratti per tutto il pubblico impiego, quindi anche per la sanità e per l’aggravarsi della difficoltà a far entrare risorse che sostituiscano i colleghi che escono dal sistema, e si sa che il turn over in sanità investe soprattutto la componente infermieristica. Inoltre abbiamo dovuto fronteggiare la polemica sollevata contro di noi da una parte del mondo medico e che ha creato uno stato di agitazione abbastanza importante tra gli infermieri, che la Federazione Ipasvi, con un senso di responsabilità che spero ci sia riconosciuto, è riuscita a mantenere su un livello civile, continuando a puntare sul dialogo e sul confronto tra professionisti.
Per il 2011 non riesco ad essere particolarmente ottimista, ma la speranza è che, proprio perché c’è questa moratoria contrattuale che ci induce inevitabilmente a lavorare all’interno del sistema, si riesca a mettere mano al modello organizzativo e al sistema dei rapporti tra professionisti, rivedendo i regolamenti, le modalità di erogazione delle prestazioni, i ruoli e le funzioni di ciascuno. Anche perché sono convinta che solo attraverso una profonda revisione dei modelli organizzativi si potrà mantenere la sostenibilità del sistema e provare a garantire i servizi ai cittadini.
Non sarà facile perché, malgrado molte Regioni si siano adoperate per salvaguardare la sanità, dei tagli ci saranno senz’altro e questo credo creerà ulteriori difficoltà anche nel dare risposte ai cittadini. E molto spesso è proprio l’infermiere che fa da front office e subisce le rimostranze della gente.
 
 

Angelo Testa, presidente Snami
Togliere la burocrazia dal lavoro del medico
L’anno è stato mediamente positivo. Innanzitutto, l’Accordo collettivo nazionale non ci ha soddisfatto del tutto in quanto da un intesa che doveva essere solo un semplice recupero inflattivo siamo arrivati invece ad avere una vera e propria appendice all’Acn che aperto la strada a tante misure burocratiche che ora ci stanno piovendo addosso come il patient summary e l’invio telematico dei dati.
Un altro aspetto che ci preoccupa è la sottoccupazione in medicina e il fatto che fino a 40 anni un medico è sostanzialmente un precario. A ciò va poi aggiunto che esiste il rischio di una futura carenza di medici. Abbiamo già chiesto di rivedere il sistema del numero chiuso nelle università, magari mettendo un blocco al secondo anno per poter valutare meglio le attitudini, di aprire le scuole di specialità e di aumentare il numero di coloro che potranno frequentare medicina generale.
Anche sui certificati on line non possiamo dirci soddisfatti, c’è un tavolo ministeriale che si è riunito una sola volta e siamo ancora in attesa di un’altra convocazione per poter formulare le nostre proposte. Certo è che i tempi sono stretti e nonostante la proroga delle sanzioni al 1° febbraio non siamo per niente tranquilli. Noi siamo per lo sviluppo del territorio ma se a questo surplus di lavoro si aggiunge un ulteriore carico burocratico che toglie tempo alla cura dei pazienti noi non ci stiamo. Su questo nel 2011 faremo una grossa battaglia. E visto che la contrattazione starà ferma per due anni, aspetto che riteniamo potesse essere evitabile, stiamo preparando la nostra piattaforma che presenteremo quanto prima alle Regioni.
L’obiettivo sarà quello di presentarci alla riapertura dei tavoli di contrattazione con una proposta seria e compatibile con le esigenze economiche del Paese.
 
 
Costantino Troise, segretario generale Anaoo-Assomed
La grande gelata sulla sanità
Sicuramente il 2010 è stato l’anno della grande gelata per la sanità. E mi riferisco al blocco dei contratti, che ha tolto ogni possibilità alle organizzazioni di categoria di contrattare le proprie condizioni di lavoro, alla nuova esplosione dei casi di malpractice e dei contenziosi medici, e all’acuirsi della crisi del welfare che è apparsa evidente in tutta la sua drammaticità soprattutto per le giovani generazioni.
Ma il 2010 è stato anche l’anno della crescita delle diseguaglianze organizzative all’interno delle regioni, diseguaglianze anche sul diritto alla salute che sta diventando sempre di più inesigibile, senza dimenticare come molti sistemi sanitari regionali ormai si reggono sempre di più col lavoro di medici precari, con contratti al limite della decenza o attraverso discutibili esternalizzazioni di servizi. Aspetti, tra l’altro, i cui risparmi economici sono tutti da dimostrare. E per il 2011 bisognerà affrontare strutturalmente questi problemi, perché non si può continuare a vivacchiare.
Per quanto sia difficile fare previsioni, visto anche l’attuale scenario politico, auspico che il 2011 possa essere l’anno per cominciare seriamente a riflettere sui danni che crea al mondo della sanità l’estrema frammentazione della rappresentanza che si è registrata in questi ultimi anni che spesso ci ha portati a subire le decisioni della politica. Bisognerà per questo ritrovare una capacità politica della categoria per poter intervenire con più incisività nell’elaborazione delle decisioni.
Ricordo che ci vogliono molti anni per costruire un sistema sanitario efficiente e di qualità come il nostro ma ce ne vogliono pochissimi per distruggerlo, e tornare indietro poi è difficilissimo.
 

 

 

03 gennaio 2011
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