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Caso Marlia. Sia punto di partenza per riflessione positiva su riformulazione delle competenze

di Saverio Proia

È augurabile che finisca il tempo della difesa aprioristica dei propri presunti santuari delle competenze e si consolidi la stagione nella quale le professioni, con le proprie rappresentanze, si confrontino ed insieme concordino come innovare l’organizzazione del lavoro

07 LUG - “Caso Marlia: tutti assolti, 2 medici e 2 tecnici sanitari di radiologia medica”: ottima notizia che fa sperare anche per l’altro processo che inizia oggi per il caso di Barga.

Scrissi su questo quotidiano online quali sono i nuovi eroi, ma i nuovi eroi sono anche quei professionisti come quelli di Marlia e Barga che una parte dello Stato li mette sotto processo perché hanno fatto quello che un’altra parte dello Stato gli ha detto di eseguire.

L’onore è stato restituito loro ma chi restituirà loro la serenità?

Chissà per quanto tempo si sveglieranno sotto l’incubo di aprire l’uscio di casa e vedersi recapitare un avviso di garanzia da uomini in divisa, davanti ai propri figli, per aver eseguito un’indagine radiologica su prenotazione del CUP e con ticket pagato?

Dopo l’archiviazione della denuncia per abuso di professione medica per la questione dell’ambulanza infermieristica ed ora sul caso Marlia, la Magistratura ha con nettezza chiarito la questione delle competenze tra le professioni sanitarie e come possa essere positivamente interpretata la loro evoluzione in forma organica ed armonica, ma dinamica, in raffronto all’evoluzione scientifica, tecnologica, ordinamentale e formativa.

È augurabile che finisca il tempo della difesa aprioristica dei propri presunti (di tutte le professioni sanitarie, nessuna esclusa) santuari delle competenze e si consolidi la stagione, in qualche Regione e in molte Aziende Sanitarie già avviata, nella quale le professioni con le proprie rappresentanze si confrontino ed insieme concordino come innovare l’organizzazione del lavoro nei distretti sanitari, negli ospedali, nei dipartimenti di prevenzione e in quelli di salute mentale per meglio valorizzare l’apporto di ciascuna senza che una si senta aggredita dall’evoluzione dell’altra ma, finalmente, comprendendo che l’evoluzione nelle competenze, nel ruolo di una professione non è a detrimento di un’altra, bensì nella riformulazione delle competenze e dei ruoli vi è la crescita di tutte, ovviamente, e non è retorica, nell’interesse primario degli azionisti del Servizio Sanitario Nazionale, cioè i cittadini.

A riguardo ritengo che sia quanto mai attuale l’analisi e la proposta elaborate dal dott. Corrado Bibbolino, segretario nazionale del Sindacato Nazionale Radiologi – FASSID, su questo quotidiano, affermando che “Per una volta invece di fare i ‘polli di Renzo’ i rappresentanti dei 450.000 dipendenti hanno trovato un punto unificante a difesa di una delle caratteristiche che ci hanno qualificato come SSN nel corso degli anni ad onta di tutti i molteplici attacchi economici e giudiziari: il grande senso di appartenenza e la diffusa capacità professionale riconosciuta in tutto mondo…. Sarebbe bello che per un certo periodo si sospendessero, senza cedere le proprie prerogative, le “turf battle” che si accendono quotidianamente all’interno del mondo della Sanità distraendoci dal fermare tutti coloro che quotidianamente portano via mattoni dalla Casa del SSN. Non ci rimane più molto tempo ma la riunione del 3 giugno ci autorizza a sperare che una qualche lotta unitaria sia possibile prima che l’incendio finisca di distruggere la casa comune”.

La casa comune che brucia non è solo il sito nel quale operano centinaia di migliaia di professionisti produttori di salute ma è uno dei pochi Servizi Sanitari Nazionali, pubblici ed universali, rimasti in Europa e nel mondo, la più grande conquista di civiltà del nostro Paese.

Il Ministero della Salute, da tempo, sta promuovendo una politica di relazioni tra tutte le professioni sanitarie e le loro rappresentanze ordinistiche, associative, scientifiche e sindacali tendente a favorire il dialogo, la partecipazione, la condivisione e la elaborazione comuni alle scelte riguardanti il Servizio Sanitario Nazionale. La ritengo non solo una corretta strategia ed un’opportuna tattica ma che debba essere sempre più valorizzata e potenziata.

Comprensione, condivisione, compartecipazione da parte dei professionisti e degli operatori dei processi di innovazione dell’organizzazione del lavoro è la ricetta, non magica ma ovvia, alla base del successo di qualsiasi innovazione si voglia introdurre.

E si spera che questo sia realtà ad iniziare dalla continuazione dell’attività del Tavolo tecnico presso il Ministero della Salute dell’Area radiologica che, pur nella giusta e necessaria vivacità di pluralità articolata di espressione e di pensiero, ha costituito un modello esemplare di dialogo e di elaborazione progettuale comune tra più professioni sanitarie (medici radiologi, fisici medici e tecnici sanitari di radiologia medica), quella che una volta si sarebbe detta “unità nella diversità”.

Saverio Proia
 

07 luglio 2014
© Riproduzione riservata

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