Lombardia. Congresso regionale Snami: “Medico di famiglia resta perno assistenza”
di Edoardo Stucchi
Lo hanno ribadito sindacalisti ed esperti nel corso dell’assise di Como dove sono stati messi a confronto i sistemi di diversi Paesi europei. E il sistema che piace di più è quello operativo in Austria, Svizzera e Olanda dove attorno al medico di famiglia gira tutto il resto
15 GIU - Medici di medicina generale in Europa e loro organizzazione a confronto. E’ il tema della tavola rotonda al terzo congresso regionale SNAMI che si sta svolgendo a Como, mentre a livello centrale e regionale si stanno discutendo norme contrattuali e riorganizzazioni dei territori delle Asl. Un quadro che fa emergere come sia primaria la figura del medico di base in Paesi come Svizzera, Austria e Olanda, dove è considerato il perno attorno al quale ruota tutta l’assistenza sanitaria, risultando il sistema più efficace, più economico e preferito dagli stessi cittadini.
Ad aprire l’incontro di venerdì sono intervenuti due esponenti estranei al mondo medico: il professor
Alessandro Bertirotti, antropologo e il professor
Giulio Prigioni, esperto di geopolitica ed ex Ambasciatore. Costoro, tra l'altro, hanno sottolineato il fatto che quando si va a trattare è necessario che entrambe le parti siano trasparenti nei loro intenti, soprattutto in campo sanitario, in questo tempo di crisi, nel nostro Paese.
In riferimento all'ultimo confronto sindacale Nazionale è intervenuto
Angelo Testa, Presidente nazionale SNAMI, che ha illustrato le novità presentate ieri dalla controparte: Ruolo unico, nuove Aggregazioni funzionali e/o strutturali, H 16 con la ridefinizione del 118. Nel successivo dibattito è stata ripetutamente sottolineata l’importanza che l'intera categoria medica resti unita nella difesa della propria autonomia e dignità, indispensabili per una buona presa in carico del paziente.
Intanto sulla base di queste novità (ruolo unico, coperture H.24 che diventano H. 16, compensi a contratto e compensi ad orario, centri unici di cura, medico di guardia che fa il medico di base) SNAMI ha chiamato alcuni referenti stranieri che, per tipicità territoriale e per qualità dei servizi, corrispondono alla Lombardia.
E’ toccato al dottor
Alberto Chiesa fare il punto sulla situazione in Svizzera, in particolare del Canton Ticino, dove i problemi sono gli stessi che vivono i colleghi italiani, ma con sostanziali differenze. I medici di medicina generale svizzeri sono liberi, entro una determinata cornice, di decidere come curare, di gestire un laboratorio o di fare esami diagnostici nel proprio studio. Libertà anche per il paziente di scegliere il suo medico, generico o specialista che poi viene pagato dalle assicurazioni, obbligatorie per i cittadini svizzeri, sulla base della sua attività: visite, ricettazioni, telefonate, esami, consulenze. “In realtà c’è stato un movimento che voleva modificare questo stato di cose – aggiunge Chiesa – ma un referendum ha sancito, con un articolo della Costituzione, che la medicina di base è l’hub attorno alla quale deve ruotare tutta l’assistenza sanitaria del Paese”. A fronte di queste competenze, il medico di base svizzero viene ricompensato con 240.000 euro all’anno, ma anche il cittadino paga per la medicina di base dai 450 agli 800 euro al mese.
In Austria la situazione è ben diversa.
Jorg Pruckner precisa che non ci sono costi per i cittadini e che i medici sono pagati dalle assicurazioni, alcuni a compenso diretto, altri, i free lance (6.000 su 14.000), all’80%. In pratica 200.000 euro all’anno. In Austria nella zona di Graz viene privilegiata la prevenzione con un programma quinquennale di assistenza alla mamma e al bambino che prevede esami e visite periodiche fino a 5 anni e vaccinazioni fino a 15. Per tutta la popolazione c’è un controllo medico all’anno per prevenire le malattie croniche, dalla BPCO, al diabete e alle malattie cardiovascolari. “Ma abbiamo anche criticità – spiega il medico austriaco – come l’invecchiamento della popolazione che fa spendere di più, la scarsa formazione specialistica dei medici e la difficoltà a creare poliambulatori di comunità”.
In Olanda la situazione sembra più rosea. I medici sono ricompensati con 100 euro ad assistito (massimale di 2300 persone) per 6 visite all’anno, comprensive di costi di struttura. “Da noi – dice
Pieter Van Den Homberg, - si investe molto nelle cure primarie, perchè fanno risparmiare il sistema e la gente è contenta perché non vuole andare in ospedale (che costerebbe 350 euro in più a loro carico). In più i medici sono ricompensati con un bonus di 6.000 euro se fanno formazione agli studenti che imparano sul campo”.
Ma anche all’estero la burocratizzazione incombe, costa e porta via molto tempo alle cure, come in Italia. Un ripensamento sull’organizzazione sembra quindi d’obbligo a sentire il dottor
Giancarlo Biangiardo, demografo dell’università della Bicocca di Milano che ha prospettato nei prossimi 50 anni una crescita degli ultracentenari: 50.000 donne e 15.000 uomini. Ma la revisione dei piani sanitari non può non tenere conto delle immigrazioni che impongono un diverso approccio sanitario.
Ma esempi di buona sanità si raccolgono anche in Italia e a parlarne è intervenuto il dottor
Giorgio Scivoletto, direttore generale della Asl Milano 1, un territorio di 77 comuni, con un milione di abitanti alle porte di Milano. Qui c’è un progetto assistenziale esportabile in cui la medicina di attesa è trasformata in una medicina d’iniziativa, dove il medico prende in carico la cronicità degli assistiti, dove si implementa la continuità territoriale fra ospedale e territorio, con particolare attenzione agli aspetti socio sanitari, la gestione del paziente con percorsi di cura, l’appropriatezza prescrittiva, la sostenibilità del sistema e le semplificazioni per il cittadino che deve accedere alle cure.
Interessante l’intervento della dottoressa
Alessandra Longeri, psicologa all’ospedale Sant’Anna di Como, che ha illustrato l’importanza del rapporto medico-paziente, dei risvolti che può avere la comunicazione della diagnosi e l’atteggiamento del medico sul paziente, un aspetto che la medicina di gruppo imposta dalla legge Balduzzi rischia di far saltare.
Di fronte a questi problemi che hanno caratterizzato il congresso SNAMI, il presidente regionale
Roberto Carlo Rossi ha sottolineato che per ridurre la spesa sanitaria occorre preparare i cittadini fin dalla giovane età, con una educazione sanitaria che cominci negli edifici scolastici, dove una volta c’era il medico.
Edoardo Stucchi
15 giugno 2014
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