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Farmacia dei servizi. Cantoni (Ordine Milano-LMB): “Valorizzare le competenze proprie della professione”


Il futuro della farmacia è nei nuovi servizi. Ma quali? Per il segretario dell’Ordine dei farmacisti di Milano, Monza, Lodi e Brianza “prioritari sono i servizi cognitivi, come quelli per l’aderenza terapeutica e il corretto uso dei farmaci, che sono un patrimonio culturale dei farmacisti non contendibile”.

19 MAR - “Al farmacista spetta un nuovo ruolo nel processo di cura. Che si potrà realizzare a pieno nella nuova farmacia dei servizi se verranno valorizzate le competenze proprie della professione”. Questo, in sintesi, il pensiero di Mauro Cantoni, segretario dell’Ordine dei farmacisti di Milano, Lodi, Monza e Brianza, espresso nel corso del convegno sulla farmacia dei servizi organizzato lo scorso 13 marzo a Milano dal Paola Gallas Networking e patrocinato da Utifar e Agifar Milano.

Cantoni, nel suo intervento, ha illustrato infatti l’esperienza dei “servizi cognitivi” di cui la l’ordine professionale lombardo si è fatto promotore attraverso il progetto pilota “Medicine use review”: un metodo che aiuta la compliance/aderenza del paziente e aumenta l’efficacia delle cure, riducendo i costi connessi all’uso improprio del medicinale e al fallimento terapeutico.

“La farmacia – ha spiegato Cantoni - per sopravvivere economicamente può sì offrire servizi di varia natura (infermiere, psicologo, autoanalisi), ma deve individuare anche servizi suoi propri, che siano sostenibili e redditizi. Noi crediamo di averli individuati nei servizi cognitivi, che derivano da un patrimonio culturale della professione che non è contendibile; come lo è invece la maggior parte dei servizi che eroghiamo. Si pensi alla distribuzione dei presidi di assorbenza”.

Il primo di questi servizi, già diffuso in Europa e sperimentato anche nel nostro Paese, è proprio quello della Medicine use review. “L’obiettivo di questo servizio – ha spiegato Cantoni - è di aumentare informazione e la consapevolezza del paziente per ottenere la concordanza con i professionisti della salute che attuano il processo di cura. I dati relativi a esperienze in Usa e Canada dimostrano non solo che questo tipo di servizio ha un mercato, ma che ha anche un ritorno sugli investimenti positivo, tanto che la Fofi ha voluto provare ad applicarla nella realtà italiana. è partito così un progetto pilota, iniziato circa 2 anni fa, che ha coinvolto 80 farmacisti lombardi, che ha dato ottimi risultati, non solo nel miglioramento dell’aderenza del paziente alla terapia, ma anche nel gradimento. Tanto che il 54% dei pazienti si è dichiarato disposto a pagare per prolungare il servizio”. Il progetto ora verrà esteso a 350 farmacisti in 14 regioni, mentre gli ordini lombardi organizzeranno l’attività di formazione, anche a distanza, sulla pharmaceutical care. “L’evoluzione è un percorso premiante - ha concluso cantoni, anche se richiede fatica, tempo e risorse”, ha concluso Cantoni.

Al convegno, su un punto tutti sono stati d’accordo: il farmacista non può più essere un mero dispensatore del farmaco.

“Siamo di fronte a una crisi del modello farmaco centrico”, ha affermato Alberto Martina, docente di psicologia e tecnica di comunicazione presso le Università di Padova e Bologna. Infatti “il farmaco non è più l’unica risposta ai problemi di salute, che sono sempre più legati allo stile di vita, alla prevenzione, all’invecchiamento della popolazione, al trattamento delle patologie croniche. In un simile contesto, il valore del ‘consiglio’ si è sviluppato, in rapporto anche all’emergere di nuovi strumenti, prodotti e servizi, che rappresentano una cerniera fondamentale fra il mondo del benessere e quello dei trattamenti farmacologici, tanto da affermarsi in quest’ultimo triennio come la vera novità emergente in farmacia in chiave gestionale”. La farmacia, quindi, secondo Martina, deve passare da una funzione prettamente distributiva a una consultiva sulla salute a trecentosessanta gradi. “Ma - ha ricordato Martina - di fronte a una crisi sistemica come questa, la risposta non può essere lasciata alla buona volontà del singolo”. Sono dunque indispensabili “sinergie tra i diversi attori” per “compensare il carico allostatico, dato dagli eventi che accadono fuori e attorno alla farmacia e cercare nuovi equilibri”.

Secondo Martina, inoltre, “la nuova frontiera è la prevenzione, mirata sul modello di farmacia: è indispensabile creare servizi finalizzati e decidere quali servizi introdurre per rispondere a determinati bisogni della popolazione. Il cross counselling è una delle possibili risposte a questo cambiamento. Il consiglio è parte integrante del ruolo del farmacista che deve operare in una logica di binomio prodotto-servizio (legato alla prevenzione, al cotrattamento) che, in aree strategiche, può dare moltissimo alla farmacia”.

Per fare tutto questo servono tempo e competenza: deve passare il concetto di slow pharmacy, contrapposto al modello fast, legato alla mera dispensazione del farmaco; e, soprattutto, i nuovi servizi devono essere finalizzati, comunicati e divulgati. “Perché il cambiamento sia visibile, compreso e fonte di opportunità per la farmacia e per il paziente/cliente, occorre supportarlo con un progetto comunicativo integrato che coinvolga esterno della farmacia, media planning (vetrine), coerenza esterno-interno, category, lay-out, ergonomia generale, modello comunicativo diretto (banco) e indiretto (tool comunicativo generale)”.

Al convegno è intervenuto anche Edoardo Schenardi, da anni è impegnato in progetti volti ad avvicinare la farmacia alla popolazione. “In qualità di segretario di Federfarma Genova - ha raccontato - sono da tempo impegnato per centralizzare la comunicazione delle nostre farmacie, utilizzando gli strumenti a disposizione in maniera innovativa”. Nasce così il progetto “Farmacia Vicina”, che dal 2009 a oggi si è concretizzato in una serie di iniziative rivolte alla popolazione; ognuna delle quali strutturata con tre obiettivi: formare i farmacisti prima di ogni campagna, informare e supportare la popolazione e stabilire un rapporto positivo con i media che aiutasse la diffusione delle informazioni. “La Farmacia Vicina - ha concluso Schenardi - si configura come fonte di informazione e presidio sanitario. Il nostro obiettivo è quello di creare un’intelaiatura di comunicazione per far diventare spontaneo rivolgersi in farmacia se si ha bisogno di qualcosa”.

Ma la farmacia moderna avrà anche bisogno di nuove tecnologie. “I servizi in farmacia – ha affermato Alessandro Fornaro, responsabile comunicazione di Utifar - sono apparsi dapprima come opportunità di riscatto per il settore, ma in realtà non è stato così. Questo perché la farmacia non è, a oggi, integrata nel servizio sanitario; anzi, molto spesso, incontra resistenza ogni qualvolta voglia offrire un nuovo servizio”. Come uscire da questo gap? Utilizzando le nuove tecnologie, secondo Fornaro: “Oggi, anche grazie a device come gli smartpone e alle App, i cittadini diventano sempre più protagonisti nel risolvere i loro problemi, anche di salute, con propri mezzi e nelle modalità che preferiscono. In altri termini, la salute come bene comune perde di significato. Ha senso allora che i servizi delle farmacie debbano essere riconsciuti dalle Asl? O stiamo prendendo, anche inconsapevolmente, la direzione di offrire servizi privati, in una logica one to one? E’ su questo rapporto uno a uno, mediato dalle tecnologie, che – secondo Fornaro - dobbiamo tarare il tiro”.

Paolo Vintani, vicepresidente di Federfarma Milano, Lodi, Monza e Brianza, ha invece illustrato la sua visione della farmacia come “templum salutis” in grado di accompagnare il cittadino nel percorso di guarigione attraverso attività di diversa natura. “La farmacia ha carattere preventivo, tutela la salute, promuove un giusto stile di vita, è centro di educazione sanitaria; equilibrante (gestione di flusso), interviene nella piccola medicazione, nella prescrizione di prima istanza (non ancora normata); e di continuità assistenziale, collabora dopo l’uscita dall’Ospedale per una domiciliazione adeguata con il medico. Questo si traduce in maggior valore assistenziale e risparmio sociale, meno ospedalizzazione, più assistenza territoriale e diventa essenziale per l’aumento di patologie cronico degenerative legate all’aumento della vita media”. Per Vintani, dunque, il farmacista deve farsi mediatore tra il cittadino e il farmaco, ma anche tra cittadino e medico di base, sapere biomedico e sistema sanitario.

La comunicazione sui servizi è imprescindibile anche secondo Marco Mariani, direttore marketing e vendite di Cofapi e responsabile della rete Farmondo. “I servizi in farmacia sono ancora poco diffusi - ha spiegato mariani - ma le indagini di mercato dimostrano che il gradimento è altissimo. Diventano quindi elementi di differenziazione per una farmacia che decida di proporli e danno un vantaggio competitivo”. Mariani ha ricordato l’importanza di “valutare, prima di introdurre nuovi servizi, quanto dovranno performare per consentire di rientrare dall’investimento e - successivamente - di guadagnare”. In questo contesto, “comunicare in maniera corretta i servizi offerti è indispensabile”.

“Noi giovani farmacisti – ha affermato Mario Pipia, presidente di Agifar Milano, a conclusione del convegno - siamo convinti che la farmacia dei servizi sia parte del Dna del farmacista. Per attuarla basterebbe l’accordo tra le parti in causa, in particolare medico e farmacista. Ma non si può fare i conti senza l’oste: a oggi la professione del farmacista è l’unica che è pagata a venduto e non per le sue prestazioni professionali, come è per esempio per la consulenza di un avvocato. Il sistema deve avere il coraggio di cambiare in maniera compatta, insieme al Ssn. Bisogna decidere che strada prendere, quella degli imprenditori - e allora via libera alla concorrenza - o quella della vera farmacia dei servizi. in questo secondo caso dobbiamo staccare il farmacista dal venduto e far tornare la remunerazione su un atto professionale”.

19 marzo 2014
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