Farmaci. Medici e associazioni contro Assogenerici: “Nessun pregiudizio, basta con messaggi fuorvianti"
FederAnziani, Fimmg e Snami si schierano contro la campagna di AssoGenerici sui soldi che vengono “sprecati” per comprare il farmaco branded invece del generico. "Il medico deve essere lasciato libero di prescrivere in scienza e coscienza, senza pressioni di altro tipo".
21 FEB - “FederAnziani ricorda alla Direzione Generale di Assogenerici che i circa 60 milioni di italiani che consumano farmaci hanno materia grigia a sufficienza per decidere come curarsi al meglio. Non solo: lo fanno su indicazione dei loro medici di medicina generale o specialisti, unici autorizzati a prescrivere, che l’associazione delle industrie farmaceutiche produttrici di farmaci generici sembra ignorare o peggio, sembra ritenere abituati a prescrivere con ‘un atteggiamento che poco ha di scientifico’”. E’ dura la presa di posizione della Federazione della terza età contro l’associazione che riunisce i produttori di farmaci generici e contro la sua ultima iniziativa, il “salvadanaio della salute” i presunti costi della “mancanza di fiducia nel generico”. Parole che, secondo
Federanziani, “evocano risparmi regionali che nella realtà nulla hanno a che vedere con il risparmio per il Servizio Sanitario Nazionale o Regionale, ma che consistono semplicemente nella sommatoria di eventuali risparmi individuali per i singoli cittadini. Dalla Direzione Generale di Assogenerici, inoltre, è omesso il fatto che non vi è alcuna differenza di costo per il Servizio Sanitario Nazionale e Regionale tra il rimborso alle aziende per farmaci branded o generici”.
Secondo FederAnziani, prima ancora che dal punto di vista economico, la questione va affrontata da quello della salute del cittadino, e sotto questo profilo le dichiarazioni della Direzione Generale di Assogenerici “appaiono ancora più gravi, in quanto mettono in dubbio la centralità del medico, unico attore del sistema che possa decidere quale farmaco debba essere assunto dal cittadino. Non è certo quest’ultimo, infatti, a poter fare shopping a proprio piacimento, rischio e pericolo, scegliendo in base a criteri meramente economici o magari a suggestioni che giungono da soggetti portatori di interessi di parte”. Inoltre, FederAnziani sottolinea che “è scientificamente provato che fare ‘zapping’ sui farmaci determina una riduzione significativa dell’aderenza alla terapia, provocando in alcuni ambiti terapeutici, come il cardiocircolatorio, ricoveri per attacchi ipertensivi che costano ingenti somme allo Stato e quindi a tutti noi cittadini. Ancor prima, la riduzione dell’aderenza alla terapia e le conseguenti complicanze, determinano il frequente ricorso a visite private a pagamento per accertarsi del proprio stato di salute, il cui costo è mediamente il doppio rispetto a quei 70 euro individuati come il risparmio annuo pro capite generato dal consumo dei farmaci equivalenti in luogo di quelli branded”.
FederAnziani chiede al Ministro della Salute, all’AIFA, a FIMMG, a SNAMI e alle società medico-scientifiche di prendere” immediatamente posizione” nei confronti di affermazioni di Asso Generici, “che mettono pesantemente in discussione il ruolo di AIFA, Ministero della Salute e dei medici di medicina generale e specialisti, mettendo in discussione la professionalità ed eticità dei medici che ogni giorno tutelano con dovizia la salute di tutti noi cittadini”.
Reazioni che da parte della FIMMG e dello SNAMI non si sono fatte attendere.
“Accogliamo volentieri l’invito rivolto da Federanziani alle associazioni mediche ad accettare un momento di confronto e ad affermare con forza il diritto/dovere del medico alla libertà di prescrizione del farmaco al proprio paziente", ha dichiarato in una nota il
segretario nazionale della Fimmg, Giacomo Milillo. Che ha aggiunto: “Non possiamo esimerci dal contestare le recenti affermazioni di Assogenerici quando fa riferimento a evidenze scientifiche, ignorando che l'atto prescrittivo è in capo al medico ed è strettamente legato al rapporto di fiducia con il suo paziente. Non c’è diffidenza preconcetta nei confronti degli equivalenti, ma i medici, partendo dalle evidenze cliniche che fanno parte del vissuto quotidiano e conoscendo il loro paziente, hanno il diritto e il dovere di consigliare non solo il percorso diagnostico, ma anche il farmaco più appropriato”.
“Più volte – ha affermato invece
Angelo Testa, presidente nazionale dello SNAMI - abbiamo affrontato il discorso su che cosa ci potrebbe essere dietro il boom della vendita dei farmaci generici anche nel corso di conferenze in tutta Italia promosse dal nostro progetto VERITAS. Abbiamo sempre voluto focalizzare la nostra attenzione sui disagi che i pazienti, come denunciato più volte in passato, continuano ad affrontare giornalmente per il caos creato dalla sostituzione di confezioni con differenti scritte, colori e dimensioni. Vita vissuta di tutti i giorni nei nostri ambulatori di tutta Italia in cui i pazienti cioè persone, soprattutto anziane, che assumono medicine quotidianamente per la loro salute lamentano questo ‘toto riconoscimento delle pasticche da assumere’ in cui i farmaci generici la fanno da padrone. Il pericolo concreto - secondo Testa -, è che ci confonda, si assuma due volte la stessa terapia, che marito e moglie si scambino erroneamente i farmaci e che qualcuno, quando non capisce più quali siano le sue medicine, interrompa la terapia. Il tutto come conseguenza logica ,ovvero ‘illogica’ tutta Italiana che porta il farmacista ad avere questo potere di consegnare al nostro paziente ogni settimana una confezione di un farmaco a volte del tutto diversa da quella consegnata la settimana precedente. Adesso si propaganda il risparmio che il cittadino avrebbe consumando farmaci generici cercando di toccare il tasto ‘della tasca’ in una sorta di corsa allo shopping nel periodo dei saldi, perché venga fatta pressione sul medico che invece deve tornare ad essere l'unico attore nella prescrizione dei farmaci ai propri assistiti e che altri non debbano intervenire alterando la sua scelta terapeutica, di cui si assume la responsabilità, e che dipende dalla profonda conoscenza di quel paziente che lo ha liberamente scelta. Quindi – conclude Testa - pubblicità fuorvianti o a senso unico sono rimandate al mittente”.
21 febbraio 2014
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