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Radiologi a congresso: “Errori medici ci sono, ma sono spesso frutto di cattiva gestione aziendale”


Si è aperto ieri a Sarzana il 13° congresso nazionale Snr-Fassid e il focus è andato subito al tema della responsabilità professionale. Lucà: “Colpa sanitaria deve diventare reato amministrativo e poi serve un nuovo sistema conciliativo”. Ma si è parlato anche di standard ospedalieri e telemedicina.

18 OTT - “Non possiamo nasconderci dietro un dito, gli errori in sanità ci sono, ma bisogna valutare quanto dipendano esclusivamente dalla responsabilità del medico, e quanto invece siano il frutto di una cattiva gestione aziendale” è il commento di Francesco Lucà, segretario del Sindacato nazionale radiologi, durante il workshop su “Risk management e sistema assicurativo” che apre la seconda giornata del XIII Congresso Snr-Fassid in corso a Sarzana.
 
L'aumento esponenziale delle cause contro i medici e il clima da caccia al ladro al quale i camici bianchi sono sottoposti, fa della responsabilità medica uno dei problemi più pressanti. La situazione italiana verrà messa a confronto con le esperienze internazionali, alla ricerca di possibili soluzioni. Ad esempio trasformare la colpa sanitaria in un reato amministrativo, come avviene in tutti i Paesi a eccezione di Messico, Polonia e Italia. Oppure, sulla scia di quanto accade già in Francia, elaborando un vero e proprio sistema di conciliazione, in cui le citazioni sono ammesse solo in caso di errore accertato, sulla base di tabelle di risarcimento e fondi ad hoc per coprire le richieste più esorbitanti. O, infine, sostituendo la responsabilità contrattuale del dirigente medico con una extracontrattuale, riducendo la durata dei contenziosi e imponendo al danneggiato l'onere della prova.
 
Da Sarzana i radiologi chiedono a gran voce di essere ascoltati e di non lasciar morire il dibattito. Il rischio, infatti, è che, in attesa della completa applicazione del decreto Balduzzi e dell'entrata in vigore dell'obbligo di copertura assicurativa, il tema della responsabilità professionale si trasformi in una nuova intramoenia, impantanata nel mare delle proroghe e abbandonata in un laissez faire senza soluzioni che, come sempre, danneggia il diritto dei medici a esercitare con dignità e sicurezza l'attività professionale.
 
Ma al Congresso non si è parlato ovviamente solo di questo. Le diverse assise hanno spaziato su molte tematiche. Dalle liste d'attesa che costringono il 24% dei pazienti a scegliere l'intramoenia per la diagnostica radiologica; all’eccessivo eccessivo numero di Rm a dimostrare una scarsa competenza nell'acquisto e distribuzione delle apparecchiature. Fino ai problemi derivanti dai reparti con poco personale, spesso precario, impossibilitati a fronteggiare la domanda.
 
Focus anche sugli standard ospedalieri in arrivo che – si è detto - seppur animati da buone intenzioni, rischiano di mettere in atto tagli lineari, in barba alle reali necessità del Paese. È’ condivisibile chiudere gli ospedali piccoli e obsoleti che non garantiscono un'assistenza adeguata. Tuttavia, ha spiegato Lucà “bisogna fare attenzione a non trattare le unità operative di servizi come la radiologia alla stregua dei reparti, perché sarebbe come confondere pere e mele”. Tagli lineari avrebbero pesanti ripercussioni sulla radiologia che rischia di perdere personale e strutture e allora, “a chi verrebbero affidati i milioni di prestazioni rese al pronto soccorso, ai reparti, ai privati e negli ambulatori, che già oggi si attestano intorno ai 100 milioni?”.
 
E il futuro? Senz’altro c’è la telemedicina, alla quale, come ha spiegato il segretario nazionale Snr Francesco Lucà, i radiologi guardano favorevolmente. La teleradiologia, nello specifico, rappresenta una grande opportunità, purché animata dai giusti propositi, ovvero far fronte a urgenze indifferibili e non sostituire la radiologia tradizionale al solo scopo di risparmiare su personale e competenze. Servono, ha spiegato Lucà, “tariffari specifici, senza i quali è difficile attribuire un valore a un modello. E soprattutto regole certe a tutela degli operatori” onde evitare casi incresciosi come quello di Lucca dove l'indeterminatezza delle regole ha portato a delegare grandi responsabilità ai tecnici di radiologia con ripercussioni a livello giudiziario.

18 ottobre 2013
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