Proroga intramoenia. Cozza (Cgil medici): "Nessuna marcia indietro, con il nostro sì abbiamo salvato l'intramoenia e l'esclusività"
Dopo l’incontro di ieri con il ministro della Salute Fazio per confrontarsi sulla riforma dell’intramoenia, il segretario nazionale della Fp Cgil Medici, Massimo Cozza, spiega a Quotidiano Sanità le ragioni del “sì” alla proroga dell’intramoenia allargata, contro la quale la Fp Cgil Medici si è sempre battuta.
15 OTT - La Fp Cgil Medici non porrà alcun ostacolo alla proroga di due anni per la scadenza dell’intramoenia allargata proposta ieri nel corso dell’incontro con il ministro della Salute, Ferruccio Fazio. Una decisione apparentemente in contraddizione con la storia del sindacato, da sempre schierato contro la libera professione fuori la struttura pubblica. Una ragione però c’è. L’ha spiegata a
Quotidiano Sanità il segretario nazionale della Fp Cgil Medici, Massimo Cozza.
Dottor Cozza, come mai questa marcia indietro?
Quello della Fp Cgil Medici non è stato un sì incondizionato ma legato al rispetto della legge 120/2007 sulla libera professione, che noi abbiamo sempre condiviso e nella quale si prevede che la proroga sia valida esclusivamente per le Regioni che non hanno ancora allestito appositi spazi per l’intramoenia all’interno delle strutture. Questo significa che nelle aziende dove si sono raggiunte le condizioni per svolgere l’intramoenia pura, non sarà possibile fare passi indietro. Lo stesso sarà per ciascuna azienda che da oggi raggiungerà i livelli di adeguamento previsti dalla legge. In questo modo l’intramoenia pura si farà strada giorno dopo giorno, senza lasciare dietro alcuna traccia dell’intramoenia allargata, che alla fine, speriamo, sparirà completamente.
Non solo. La Corte Costituzionale ha invalidato alcuni articoli della legge 120, come quello in cui si stabiliva che il Governo potesse commissionare le Regioni inadempienti. Però è rimasta la possibilità delle Regioni di commissariare le aziende che non rispettano la legge, ed è anche sulla base di questo preciso impegno che abbiamo acconsentito alla proroga dell’intramoenia allargata.
Quello della Fp Cgil, insomma, è stato un “sì” legato a condizioni e ad accordi con il Governo e le Regioni che hanno l’obiettivo di arrivare al passaggio definitivo dell’intramoenia esclusivamente nelle strutture pubbliche e non più nel privato.
Al di là della proroga, nella nota diffusa nel pomeriggio di ieri la Fp Cgil Medici ha commentato con soddisfazione gli esiti dell’incontro con il ministro. Può spiegarci quali sono stati i punti condivisi?
Il ministro ha posto dei problemi di trasparenza e limpidezza riguardo alla libera professione intramuraria, ribadendo criticità che la Fp Cgil Medici ha da sempre evidenziato. L’intramoenia in una casa di vetro, in particolare rispetto alle liste di attesa. Questo il nostro obiettivo. Riteniamo infatti che la libera professione all’interno delle strutture pubbliche rispecchi la corretta formula dell’esigibilità di un diritto dei medici a vantaggio dell’azienda e del cittadino.
Con il ministro abbiamo condiviso che debba essere la Asl a gestire le prenotazioni attraverso il Cup, quindi a garantire la trasparenza delle liste di attesa e dei tariffari, riscuotendo gli onorari inserendo poi direttamente nella busta paga la quota che spetta al medico. E chiaramente spetterà alle Aziende garantire che l’attività intramuraria sia svolta dal medico solo dopo aver assolto in pieno ai doveri istituzionali.
Abbiamo condiviso anche la possibilità di porre dei tetti ai carichi di lavoro. E sottolineo “carichi di lavoro” e non “volumi”, come si era precedentemente detto. “Carichi di lavoro” è infatti una definizione più estesa, in cui rientrano ad esempio i turni di guardia. Questo perché siamo convinti che un carico di lavoro troppo elevato vada a discapito della qualità.
Realizzando tutto ciò sarà possibile creare un sistema virtuoso e cancellare ogni accusa di liste di attesa create ad hoc per favorire l’attività privata del medico.
Quali benefici avrebbe il cittadino?
Lo smaltimento delle liste di attesa all’interno di un sistema che garantisce trasparenza. Permettere al medico di svolgere prestazioni aggiuntive a quelle istituzionali offre al cittadino la possibilità di accedere alle cure in tempi più brevi e di esercitare il diritto a scegliere da quale medico farsi curare a costi prestabiliti dall’Azienda. Non ci sarà più spazio per, come si dice, “lucrare sulla salute dei cittadini“.
Inoltre, la Cgil, insieme agli anestesisti, ha chiesto a Fazio l’impegno ad incentivare la libera professione aziendale, che è già prevista dalla legge ma poco attuata. In pratica la prestazione sarebbe sostenuta economicamente dall'Azienda, riservando al cittadino solo l'eventuale partecipazione alle spese, cioè il pagamento del ticket.
Sul futuro dell’intramoenia peserà anche il futuro del ddl sul governo clinico…
Che noi ci auguriamo non venga mai approvato. Ci siamo trovati di fronte a una Maggioranza e a un Governo che appoggiava un provvedimento che faceva tabula rasa della legge 120/2007 rendendo di fatto uguali l’esclusività e la non esclusività di rapporto. Questo, peraltro, determinerebbe il passaggio alla “esclusività” dei circa 5.000 medici attualmente in extramoenia, che potranno così avere anche l’indennità economica della esclusività a danno dei fondi contrattuali di chi oggi è in intramoenia, per un totale che abbiamo calcolato intorno ai 50 milioni di euro.
Il ddl arrivava addirittura a prevedere che le aziende potessero decidere di non attivare l’intramoenia, liberalizzando l’intramoenia allargata, istituzionalizzata anche negli studi e nelle strutture private non convenzionate con minori garanzie per i cittadini.
Peraltro, vorrei sottolineare come dalla relazione presentata dal ministro Fazio in Parlamento emerga che quelle Regioni che non hanno attivato l’intramoenia pura sono le stesse con la quota più alta di sanità privata e con il maggiore disavanzo di bilanci. Le conseguenze negative di un’intramoenia deregolarizzata mi sembrano evidenti.
Insomma, la posta in gioco valeva il compromesso della proroga dell’intramoenia allargata.
La Fp Cgil Medici ha chiesto garanzie. Non si è trattato di un “sì” al “tana libera tutti”, ma di una proroga finalizzata al recupero di spazi di intramoenia pura.
Quando ieri Fazio ci ha detto che l’obiettivo non è cambiare la legge né il contratto, abbiamo intravisto un percorso che potrebbe rivelarsi positivo, anche per allontanare l’ipotesi più volte minacciata di un’istituzionalizzazione definitiva della libera professione allargata. Ipotesi sostenuta anche da molti sindacati medici, vuoi perché non si intravede una soluzione o vuoi perché intesa come un diritto.
La Fp Cgil Medici a questo ribadisce un deciso “no”. Il nostro obiettivo resta il passaggio definitivo dell’intramoenia esclusivamente nelle strutture pubbliche.
Lucia Conti
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