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Proroga intramoenia allargata. Troise (Anaao): “Se c’è trasparenza, il luogo fisico non ha importanza”


L’intramoenia allargata sarebbe dovuta scomparire da tempo, invece arriva oggi un’altra proroga di 2 anni per l’allestimento di spazi interni all’ospedale da dedicare alla libera professione dei medici. Ma secondo il segretario nazionale dell’Anaao Assomed, Costantino Troise, “se l’azienda è in grado di garantire trasparenza e rigore, il luogo fisico in cui si svolge l’intramoenia non ha poi così tanta importanza”.

15 OTT - Dopo l’incontro dei sindacati con il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, in tema di libera professione per i medici in esclusività di rapporto, nel corso del quale è stata proposta la proroga di 2 anni per l’intramoenia allargata, Quotidiano Sanità ha intervistato il segretario nazionale dell’Anaao Assomed, Costantino Troise, per capire come cambierà l’intramoenia.
 
Dottor Troise, è in corso una riforma dell’intramoenia?
Non esattamente. Il ministro Fazio ha spiegato di non voler intervenire sulla legge né sui contratti, ma ha voluto ribadire i meccanismi per la corretta gestione dell’intramoenia in attesa di provvedimenti legislativi che, non si sa quando e non si sa come, mettano mano all’intera materia. Il punto fondamentale dell’incontro ha riguardato la possibilità di prorogare per due anni l’intramoenia allargata.

Un’altra proroga. Ma l’intramoenia allargata scomparirà mai?
Il ministro ha espresso la volontà a proporre al Governo di inserire nel decreto mille proroghe, in corso di elaborazione, una proroga di 2 anni del termine previsto dalla normativa per la fine dell’esercizio dell’intramoenia al di fuori delle strutture pubbliche. E ha voluto consultarci per ricevere il nostro parere a riguardo. Il fatto è che il ministro e il Governo si sono resi conto che in questi anni si sono fatti pochi passi avanti nella direzione di riportare all’interno delle aziende l’attività libero professionale. L’unica cosa da fare era stabilire una proroga per continuare a garantire il diritto dei medici di esercitare la libera professione intramuraria e il diritto dei cittadini di scegliere liberamente il medico di fiducia. Due anni durante i quali le Regioni inadempienti saranno chiamate a mettere in atto tutti i provvedimenti previsti dalla legge 120/2007.
L’intramoenia allargata finirà mai? Personalmente non mi sembra che il reale problema sia l’intramoenia allargata. Mi spiego. Se c’è trasparenza e rigore nei meccanismi con cui si svolge la libera professione, il luogo fisico non è poi così importante. Il problema è la correttezza e il rispetto dei principi culturali e delle regole organizzative. Le Aziende e le Regioni dovrebbero garantire un sistema organizzativo che rispetta i vincoli previsti dalla legge e riporta l’intramoenia sotto il pieno controllo, quindi sotto la responsabilità dell’azienda, come se fosse un’attività istituzionale. Quel che conta è che il contesto abbia caratteristiche di trasparenza e omogeneità. A queste condizioni, l’attività può essere svolta indifferentemente fuori o dentro l’azienda.
 
La legge però prevede che le aziende lavorino per riportare l’intramoenia dentro le mura. Crede che le Regioni inadempienti questa volta attueranno quanto previsto dalla legge?
 Alcune Regioni hanno fatto importanti passi avanti, come la Toscana e la Lombardia. Ma altre Regioni, soprattutto quelle sottoposte ai piani di rientro, sono molto indietro. Il problema non è solo economico. Probabilmente hanno le criticità così gravi da affrontare che l’intramoenia diventa una questione al momento poco importante. Non è solo una questione di mancanza di risorse, ma di priorità. L’attenzione, in quelle Regioni, è concentrata sui problemi da risolvere per la sopravvivenza del sistema sanitario regionale.
 
Fazio ha parlato di un Centro unico di prenotazioni. In che termini? Significa un solo Cup per le attività istituzionali e per la libera professione?
Assolutamente no. Il sistema di prenotazione per l’attività in intramoenia è e deve restare separato da quello perr l’attività ordinaria. Ieri si è parlato di Cup, ma non so se alla fine sarà un Cup o un call center o qualcos’altro. Ma ribadisco, gli spazi ambulatoriali dell’intramoenia, così come il meccanismo di gestione delle prenotazioni, deve restare separato dall’attività ordinaria.
Parliamo, comunque, di aspetti già previsti dalla legge. Il problema vero non è la mancanza di norme, che prevedono una serie di vincoli legislativi e contrattuali che già disegnano una matrice in cui la possibilità di comportamenti opportunistici è molto limitato. La questione è che le Aziende e le Regioni devono dare piena attuazione alle legge.
 
L’incontro con il ministro, allora, che scopo aveva?
L’intenzione del ministro è quella di sottoscrivere un’intesa Stato-Regioni in cui si affermi che nell’impossibilità – e io direi anche inutilità – di mettere mano a nuove leggi o a modifiche contrattuali, si debba elaborare un unico provvedimento organico che ribadisca a Regioni e Aziende qual è la corretta gestione dell’istituto. Cioè diffondere su tutto il territorio nazionale le buone pratiche di corretta attuazione dell’intramoenia in base a leggi e contratti esistenti.
 
Il ministro aveva parlato anche di stabilire un tetto di volumi e di orario per l’attività intramoenia. Ne avete parlato?
Sì, ma credo che quella del ministro sia una preoccupazione scattata dalla conoscenza di qualche singolo malaffare. I volumi di attività in intramoenia e l’orario sono già oggi inferiori a quelli dell’attività istituzionale, come prevede la normativa. Il contratto, ormai da 10 anni, prevede che l’Azienda vada a negoziare con il singolo professionista il volume di attività libero professionale che può svolgere. Fazio non vuole toccare né leggi né contratto, quindi questo è il sistema che resterà.
Le norme sono chiare. Occorre attuarle e smettere di considerare l’intramoenia un peso e un favore fatto ai medici. Quel peso porta all’azienda anche dei ricavi e permette di smaltire le liste d’attesa. I pazienti stessi smentiscono il fatto di rivolgersi alle prestazioni private a causa degli eccessivi tempi di attesa nei servizi pubblici. Emerge anche dalla relazione sull’intramoenia presentata dallo stesso Fazio in Parlamento:  il 20% degli italiani sceglie l’intramoenia per le liste di attesa, che mi sembra una percentuale marginale se si pensa che il 60% lo fa perché questo meccanismo gli permette di scegliere il medico di fiducia e anche di pagare il suo tempo per consulenze a qualsiasi ora del giorno e della notte, per un chiarimento, per riferire un sintomo o anche per una prestazione, basti pensare al settore ginecologico e ai parti notturni.
 
Ma se tutto è già scritto, perché Fazio ha sentito l’esigenza di un incontro?
Il ministro ha dimostrato una grande disponibilità ad incontrare i sindacati, perché dopo che le notizie di stampa sulla possibilità di provvedimenti urgenti in materia, la categoria era molto perplessa e preoccupata. Fazio ci ha chiamato per fare chiarezza.
 
Lucia Conti
 
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