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Remunerazione farmacie. Assofarm: “Ritornare all’accordo di ottobre”


Per l’associazione delle farmacie comunali la proposta avanzata dal ministero nei giorni scorsi porterebbe “un significativo calo dei volumi remunerativi" e "acuirebbe il già grave fenomeno della perdita di redditività delle farmacie". Critiche anche alla mancanza di supporto alle farmacie sussidiate.

17 GEN - Forti dubbi da parte di Assofarm sulla proposta avanzata nei giorni scorsi dal ministero della Salute per rivedere l’accordo firmato il 16 ottobre all’Aifa sul nuovo sistema di remunerazione delle farmacie e grossisti.

“Prima di tutto – ha spiegato il presidente dell’associazione delle farmacie comunali, Venanzio Gizzi - nell'accordo dello scorso ottobre, pur nell’invarianza della spesa al 30 giugno 2012, era stata fissata per la nuova remunerazione del farmacista una quota percentuale sul prezzo del farmaco ridotta al minimo, proprio allo scopo sia  di armonizzare la professione del farmacista con le altre professioni sanitarie che ricevono un onorario per la propria prestazione indipendentemente dal valore economico della stessa, sia di “scoraggiare” i farmacisti ad aumentare il volume degli acquisti da parte dei pazienti. Se ora la nuova proposta sovverte drasticamente quell’impostazione, e tenendo conto dell'andamento dei prezzi dei farmaci, si otterrebbe un significativo calo dei volumi remunerativi, e conseguentemente si acuirebbe il già grave fenomeno della perdita di redditività delle farmacie italiane".
 
In secondo luogo, secondo Assofarm tale modifica dei rapporti tra quota fissa e quota variabile della remunerazione farebbe si che “le ASL non avrebbero più una forte convenienza a dismettere la distribuzione per conto e quasi certamente la distribuzione diretta dei farmaci, a favore delle farmacie. Tale riforma, secondo nostri studi, avrebbe comportato un risparmio netto di oltre il 50% per le casse pubbliche, cui andrebbero ad aggiungersi altri benefici per il paziente nel caso venisse sostituita la distribuzione diretta con quella garantita dalle farmacie territoriali”.
 
Infine, “ma certamente non meno importante di quanto precede”, secondo le Farmacie Comunali “nell'attuale proposta non è prevista alcuna forma rilevante di supporto alle farmacie sussidiate. Queste ultime, com’è noto, svolgono un importante servizio sanitario in quelle aree del paese più lontane da altri servizi sanitari pubblici e , quindi, sono meritorie di ben altri riconoscimenti di quelli contenuti nella proposta”.

Il timore, ha spiegato il vicepresidente di Assofarm, Francesco SChito, è che “una riforma del sistema remunerativo che doveva coniugare maggiore efficienza della spesa pubblica con maggiore efficacia distributiva del farmaco e al contempo maggiore redditività della farmacia, rischi di trascurare quest'ultimo obiettivo”.

L’auspicio di Assofarm è che il ministro della Salute Balduzzi “accolga tali osservazioni con la consueta sensibilità e propensione al confronto che ha sempre contraddistinto la sua attività ministeriale”.
 

17 gennaio 2013
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