“Il primo numero che emerge è un ulteriore incremento degli accessi annui al Pronto soccorso che al 30 settembre 2024 registra un +2,2% rispetto al 2023, proiettando il valore annuo a circa 19 milioni di visite. Dal 2020, anno post-pandemico, ad oggi l’incremento cumulativo è del 29%. Risulta evidente la necessità dei cittadini di un accesso rapido e non mediato alle strutture del Ssn, un peso sempre maggiore che grava sul sistema dell’emergenza urgenza”.
Così il Past President di Simeu, Salvatore Manca, introduce i risultati di un'indagine sui pronto soccorso cui hanno risposto 80 centri rappresentativi di un numero di accessi di Pronto Soccorso nell’intero 2023 pari a 3.957.321, ovvero il 22% dei totali secondo i dati di confronto da Agenas. Il lavoro è stato presentato nel corso dell'Accademia dei Direttori di Medicina d'Emergenza Urgenza Simeu.
Dall’indagine emerge che i principali problemi del Pronto Soccorso italiani si confermano essere:
1) Carenza di personale, 29%
2) Boarding a pari merito con accessi impropri, 26%
Continua Antonio Voza, Segretario nazionale: “Lo stress correlato ad un’attività intensa è anche l’elemento più critico in assoluto che definisce la disaffezione dei medici al lavoro in Pronto Soccorso prima ancora che la valorizzazione economica”.
I motivi della disaffezione dei medici sono:
1) Stress lavoro - correlato, 29%
2) Insufficienza valorizzazione economica, 26%
3) Qualità della vita, 23%
4) Rischio medico-legale, 22%
Per quanto riguarda il boarding, i Direttori hanno dichiarato che nel 2024 rispetto al passato:
- il 10% delle strutture non costituisce un problema
- nel 54% si registra un incremento
- nel 30% l’incremento avviene, nonostante siano stati presi provvedimenti organizzativi
- nel 36% il boarding è diminuito, grazie a specifici provvedimenti organizzativi
- nel 24% non è stato preso alcun provvedimento
“Il dato confortante è che il 36% dei centri registra una diminuzione, il che dimostra che esistono margini di miglioramento che devono essere maggiormente esplorati. Nonostante il problema continui ad essere in sostanziale crescita nella maggioranza dei casi questo valore, associato all’incremento degli accessi, delinea un futuro di maggior impegno per le strutture dell’Emergenza Urgenza” afferma Andrea Fabbri, Ufficio di Presidenza Simeu.
Interessante notare cosa chiedono i Direttori alla medicina del territorio.
1) Maggior attività di filtro da parte della Medicina Generale, 28%
2) Attivazione di ambulatori ad accesso diretto, 25%
3) Più efficace e precoce presa in carico di pazienti dimissibili, 24%
4) Diminuzione dei tempi d’attesa per esami diagnostici, 23%
“Si evidenzia come le liste d’attesa, argomento centrale degli ultimi anni, siano considerate meno impattanti rispetto ad altri elementi quali la possibile azione di filtro della Medicina Generale o la presa in carico precoce di pazienti in uscita dall’Ospedale” dichiara Fabio De Iaco, Presidente Simeu.
Tra le necessità più importanti anche la possibilità di indirizzare altrove, sin dal triage, pazienti a minor priorità e la gestione separata dei codici minori affidata ad altre figure professionali. Nel dettaglio, i Direttori di Pronto Soccorso ritengono urgenti:
1) Rinforzo degli organici, 28%
2) Diminuzione del boarding, 26%
3) Possibilità di indirizzare altrove i pazienti a minor priorità, 24%
4) Gestione separata dei codici minori, 22%
Per quanto riguarda la tipologia di paziente si è rilevato che il maggior impegno gestionale - inteso come peso organizzativo, necessità di risorse, tempi di permanenza, carico assistenziale - è rappresentato da:
1) Pazienti cronici multi patologici, 27%
2) Pazienti a prevalente componente assistenziale, 26%
3) Pazienti a patologia prevalente oncologica, 25%
4) Pazienti a patologia prevalente psichiatrica, 22%
Emerge con grande evidenza che i Pronto Soccorso italiani stanno funzionando da tampone dell’intero sistema, reggendo il peso di condizioni di cronicità e socio-assistenzialità che non avrebbero alcun motivo di essere gestiti dalla Medicina d’Emergenza Urgenza se non per l’insufficienza delle strutture che dovrebbero essere deputate a tali scopi.
L’Accademia dei Direttori 2024 è stata anche l’occasione per presentare i dati raccolti dal gruppo di lavoro del Progetto Simeu “Aver Cura”. È noto come la situazione di crisi dei Pronto Soccorso abbia peggiorato le condizioni nelle quali i medici e gli infermieri dell’Emergenza Urgenza operino quotidianamente. Contestualmente è oggettivamente diminuita la percezione di adeguata qualità di servizio e cura ai pazienti. Questo disagio è avvertito in maniera intensa e uniforme tanto dagli Operatori quanto dai Cittadini.
Simeu ha scelto di investire in un progetto di compartecipazione, di analisi e condivisione di intenti che, per la prima volta, ha coinvolto attivamente i cittadini - pazienti e parenti - quali possibili alleati di medici, infermieri e personale sanitario in prima linea nell’ambito dell’emergenza urgenza, nella richiesta di interventi concreti e strutturati da parte dei decisori.
Con l’obiettivo di lavorare insieme per migliorare e creare strumenti di alleanza con i cittadini, sono stati studiati e diffusi ai Direttori Sanitari delle 20 Regioni d’Italia due questionari, uno per pazienti e parenti e l’altro per operatori sanitari.
Dalle risposte dei pazienti che hanno compilato il questionario è emerso che:
- il 72% si è recato in Pronto Soccorso almeno 3 volte in un anno
- il 41% non ha ancora compreso a cosa serva il triage
- il 61% non è a conoscenza del passaggio a 5 codici colore e codice alfa-numerico
- il 49% ha atteso più di 8 ore prima di essere ricoverato
- il 61% non ha avuto un pasto e il 37% dei casi neppure un ristoro
Da queste risposte dei cittadini, il primo dato allarmante ed evidente è che “manca un’educazione sanitaria. La maggior parte delle persone non sa che cosa sia il codice di priorità di ingresso triage, a chi spetti la classificazione di gravità in un Pronto Soccorso e, fatto ancora più grave, non è a conoscenza che oggi è in vigore il sistema unico a cinque codici numerici” sono le parole di Daniela Pierluigi dell’attuale Consiglio Nazionale Simeu nonchè Direttrice del Progetto ‘Aver Cura’ “Contrariamente alle indicazioni del Ministero della Salute, un paziente dovrebbe essere ricoverato in reparto entro 8 ore dal suo ingresso in PS, quasi la metà dichiara di aver atteso oltre. Il fatto reale è che maggiori presenze richiedono maggiori sforzi di assistenza clinica e alberghiera e i grandi numeri rallentano la struttura organizzativa, aggravandola”.
Dai dati inoltre emerge che:
- il 19% dei pazienti ha lamentato disagi legati al comportamento e alla comunicazione da parte dei professionisti
- il 42% dei pazienti ha lamentato disagi organizzativi/strutturali
“Il dato confortante è che più i codici sono alti, e quindi le problematiche ed il rischio clinico gravi, e più i pazienti hanno dichiarato di aver avuto la percezione di cure adeguate e comunicazioni chiari ed esaustive. Questa sensazione invece scende tra i codici bianchi, il 21% dei quali dichiara anche di aver ricevuto informazioni insufficienti”. Questo significa che le risposte alla vera emergenza urgenza, grazie allo sforzo di medici ed infermieri, continuano ad essere eccellenti nonostante il contesto.
I sanitari interrogati hanno confermato alcuni trend negativi:
- il 76% ha subito aggressioni verbali
- il 64% ha ricevuto aggressioni fisiche
- il 96% è a conoscenza del Decreto Legge 14 Agosto 2020, n. 113, che sancisce la pena alle aggressioni subite in PS ma solo il 36% ha denunciato alla Direzione sanitaria o alle Forze dell’Ordine
- il 65% dei sanitari prova impotenza e frustrazione
Nel complesso emergono criticità sempre più evidenti, sia nella relazione tra cittadini e professionisti, con una chiara compromissione del necessario rapporto fiduciario, sia nel rapporto tra professionisti ed istituzioni, percepite come non in grado di arginare i problemi.
“I numeri rilevati restituiscono un quadro che conferma la percezione che viviamo quotidianamente nei PS - continua Daniela Pierluigi - sappiamo bene che si prova spavento quando si ha la sensazione di non essere o non poter essere curati, ma i medici e gli infermieri della medicina di emergenza urgenza sono troppo spesso considerati - di fronte alle lunghe attese prima di una diagnosi o di un ricovero - i responsabili di vissuti negativi che, al contrario, sono subiti anche dagli stessi professionisti”.