Specializzandi. Rappresentanza sindacale e Decreto Calabria, le risposte alla Survey di Aaroi-Emac
Il ruolo della rappresentanza sindacale per gli specializzandi intervistati è molto importante, considerata necessaria dall’82% del campione. Sul Decreto Calabria, che ha comportato la contrattualizzazione nella rete ospedaliera di medici ancora in corso di formazione specialistica, il 54% dei partecipanti ritiene il proprio percorso formativo adeguato a permettere questo passaggio anticipato. Oltre il 50% si considera soddisfatto del percorso intrapresi.
13 GIU -
Il ruolo della rappresentanza sindacale per i Medici in Formazione, gli effetti del Decreto Calabria e delle sue modifiche e integrazioni, le aspettative rispetto al percorso intrapreso e gli aspetti concreti del percorso formativo. Sono le quattro aree d’indagine della Survey Aaroi-Emac tra i Medici in Formazione iscritti alle scuole di specializzazione Artid (Anestesia, Rianimazione, Terapia Intensiva e del Dolore) e Meu (Medicina Emergenza-Urgenza), presentata a Saqure 2024, il Meeting Aaroi-Emac, in corso a Roma.
L’indagine ha coinvolto 565 Specializzandi, dei quali 494 iscritti alla Scuola di specializzazione ARTID e 71 iscritti a quella MEU. Il 58% delle risposte è giunto da Iscritti a scuole del nord Italia, il 25% del centro Italia, il 17% del sud Italia. Quasi il 50% delle risposte è arrivato da iscritti agli ultimi due anni delle scuole (IV e V anno).
Il ruolo della rappresentanza sindacale per gli specializzandi intervistati è molto importante, considerata necessaria dall’82% del campione. L’organizzazione di momenti di formazione sugli aspetti più salienti del contratto viene giudicata utile dalla quasi totalità del campione (97%). Sebbene vengano segnalate criticità in termini di rispetto degli orari previsti dalla normativa (40% dei partecipanti), oltre il 40% dichiara di superare l’orario previsto per scelta personale, così come il 90% afferma che le richieste di assenze programmate vengono rispettate.
“Il periodo della scuola di specializzazione riveste un’importanza fondamentale per la preparazione professionale di ciascun medico – afferma
Emanuele Iacobone, Responsabile Scientifico Saqure –. L’ingresso nel mondo del lavoro non richiede soltanto competenze cliniche, ma anche la conoscenza concreta delle normative che regolano l’attività lavorativa. Proprio da questa convinzione è nata l’idea della survey. La conoscenza, ad esempio, del contratto di lavoro e dell’organizzazione del lavoro assume un ruolo chiave per garantire la tutela dei diritti e della sicurezza dei professionisti sanitari. Essere costantemente aggiornati sulle ultime novità normative ed essere in grado di applicarle nella pratica quotidiana è importante sin dall’ingresso nel percorso formativo di specializzazione. Le implicazioni di provvedimenti come il "Decreto Calabria" e le sue successive modifiche e integrazioni normative sono solo un esempio di come la formazione specialistica debba essere sempre allineata alle dinamiche del sistema sanitario”.
E a proposito del Decreto Calabria, che ha comportato la contrattualizzazione nella rete ospedaliera di medici ancora in corso di formazione specialistica, il 54% dei partecipanti ritiene il proprio percorso formativo adeguato a permettere questo passaggio anticipato, il 28% del campione sta svolgendo o ha svolto attività lavorativa con questa fattispecie contrattuale. Tra gli specializzandi che rientrano in quest’ultimo gruppo, vengono segnalate criticità in termini di difficoltà a ricevere un adeguato tutoraggio (30%) e ad assolvere sia gli impegni assistenziali che quelli didattici (51%). Il 40% del campione riferisce criticità nell’applicazione di norme ed istituti contrattuali, quali il tutoraggio, il rispetto dell’orario di lavoro, la continuità dell’attività didattica formativa.
“La progressiva autonomia che deve acquisire il Medico in Formazione deve prevedere la collaborazione tra Ospedale e Scuole di Specializzazione in termini di programmi formativi e di tutoraggio, affinché venga adeguatamente certificato un altrettanto progressivo raggiungimento delle competenze fino al completamento della specializzazione – sottolinea
Alessandro Vergallo, Presidente Nazionale Aaroi-Emac –. Progressiva autonomia e adeguata e completa formazione non sono quindi in antitesi tra loro, ma insieme costituiscono il percorso stesso della specializzazione nel suo svolgersi, e non un istantaneo passaggio dalla condizione di medico studente a medico specialista certificato da un semplice pezzo di carta. Proprio per questo motivo è ormai improcrastinabile il coraggio di riformarlo, a partire dal concorso unico per tutte le discipline, i cui effetti disastrosi sono innegabili”.
La survey ha riguardato anche altri aspetti. Rispetto al percorso intrapreso oltre il 50% si dichiara abbastanza soddisfatto con quasi l’8% che ritiene di essere molto soddisfatto, a fronte di un 22% che afferma di essere complessivamente abbastanza insoddisfatto o molto insoddisfatto del percorso specialistico intrapreso. Per il 13% del campione la scuola di specializzazione Artid o Meu non costituiva la prima scelta ma il 69% consiglierebbe ad un neolaureato il suo stesso percorso.
Sugli aspetti concreti del percorso formativo, in termini di strutture didattiche, centri di simulazione, ambienti di lavoro, oltre il 56% ritiene che le aule destinate alle attività formative siano adeguate o molto adeguate con quasi il 4% che le ritiene eccellenti, mentre i sistemi di simulazione messi a disposizione sono giudicati poco o per nulla adeguati dal 63% dei partecipanti alla survey, così come gli spazi di lavoro (ad esempio spogliatoi, stanza di guardia) che vengono giudicati poco o per nulla adeguati dal 72% dei partecipanti.
“Anche se in percentuale minore rispetto a chi si ritiene soddisfatto è comunque necessario riflettere e analizzare in maniera approfondita la percentuale di quanti hanno manifestato delusione delle aspettative rispetto al proprio percorso specialistico, presente anche tra chi aveva le discipline d’Area Critica come prima scelta per il proprio futuro professionale – afferma
Claudio Spena del Comitato Scientifico Saqure e tra i promotori della Survey –. Per quel che riguarda le strutture, le risposte rispecchiano esigenze di recupero del patrimonio edilizio ospedaliero non più eludibili. Questa necessità appare ancora più evidente in quelle aree ospedaliere che, non essendo adibite direttamente ad attività clinica, possono essere ritenute non prioritarie nel momento dell’allocazione delle risorse ”.
13 giugno 2024
© Riproduzione riservata
Altri articoli in Lavoro e Professioni