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Salute mentale e carceri. Psicologi Aupi: “Siamo pochi, dobbiamo scegliere su chi intervenire”

di L.P.

“Pochi minuti di attenzione e intervento. L’esiguo numero di psicologi” costringerebbe “a selezionare i soggetti sui quali intervenire”, spiega Sellini (Aupi). Che sulla riforma Cartabia dice: “Difficoltà sui compiti e in qualche caso le prescrizioni dei Tribunali. Conflitti con norme sul consenso informato”. Al via il Gruppo di lavoro Aupi, convegno oggi a Napoli. Nel 2022 il Protocollo Cnop/Dap.

30 MAG - La psicologia penitenziaria al centro del Gruppo di Lavoro istituito dall’Aupi. Associazione Unitaria Psicologi Italiani, secondo cui la salute mentale dei detenuti all’interno delle carceri italiane non sarebbe sufficientemente tutelata. L’Aupi non descrive un quadro roseo negli istituti penitenziari italiani. E Mario Sellini, del sindacato degli psicologi, ascoltato da QS, interviene sulla riforma Cartabia: “Sta creando difficoltà per quanto riguarda i compiti ed in qualche caso, le prescrizioni dei Tribunali. Difficoltà e conflitti con le norme che regolano il consenso informato, le prescrizioni di interventi sanitari che richiedono, obbligatoriamente, il consenso formale ma non solo”.

Su questo tema, la Società scientifica Form-Aupi ha costituito un gruppo di lavoro interdisciplinare (Magistrati, Avvocati, esperti, Psicologi ecc.) incaricato di fornire ai professionisti psicologi, strumenti applicativi coerenti con le norme e con le regole intrinseche della professione di psicologo. Se ne discute oggi a Napoli. Nel convegno si fa anche riferimento alle problematiche correlate all’intervento degli psicologi nel sistema penitenziario.

Gli psicologi sono nelle carceri dal 1987, ci spiega Sellini, con l’istituzione del “Servizio nuovi giunti”, per contrastare i tentativi di suicidio e gli atti di autolesionismo di chi entrava nel sistema penitenziario per la prima volta. Per andare oltre le potenzialità criticità si è arrivati successivamente alla “presa in carico di questi soggetti”. Quindi il DAP (Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria) istituisce un servizio più allargato “che deve garantire l’attivazione degli interventi dello psicologo entro e non oltre le 36 ore dall’ingresso nel carcere. Nel 2008 la ‘sanità penitenziaria’ passa al Servizio Sanitario e ne diventa parte integrante”.

“È cambiato il contesto, ma i problemi sono rimasti uguali se non addirittura ingigantiti”, dice Sellini. “L’esiguo numero di professionisti fa sì che lo psicologo è costretto a selezionare i soggetti sui quali intervenire visto che il rapporto professionista detenuti garantisce a ciascun detenuto solo pochi muniti di attenzione e di intervento. A ciò si aggiunge il contesto di una istituzione obbligatoriamente totalizzante”. E sul rapporto con gli agenti della Polizia penitenziaria il sindacato tiene a segnalare “problematiche di forte disagio e sofferenza psicologia sempre più evidenti”.

Il Cnop (Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Psicologi) ha siglato nel 2022 con il Dap un protocollo d’intesa: “In questi anni di confronto – spiega a Quotidiano Sanità Ilaria Garosi, del Cnop - sono stati affrontati molteplici temi come ad esempio l’emergenza dei suicidi in carcere (che vede esperti delegati dal Cnop partecipare a un gruppo di lavoro tematico istituito dal Dap), la detenzione femminile che presenta specificità tale da ritenere necessario un confronto sui bisogni e su come riorganizzare spazi detentivi e risposte trattamentali coerenti e diversificate da quelle per la popolazione maschile e il tema complesso dell'affettività in carcere in seguito alla sentenza della Corte Costituzionale che ha ritenuto incostituzionale l’obbligo del controllo visivo delle visite al coniuge che impedisce una maggiore intimità per le persone detenute”.

“Tutti questi temi – aggiunge Garosi - non hanno un rilievo solo rispetto alla salute mentale, alla prevenzione di condizioni di disagio psichico ma hanno anche un rilievo di tipo pratico-organizzativo dove le conoscenze psicologiche vengono valorizzate nella loro funzione di comprensione dei contesti complessi. Negli ultimi anni, attraverso propri delegati esperti, il Cnop ha rappresentato uno stabile interlocutore per il Dap dando come risultato anche quello di stanziamenti di risorse utili ad integrare la presenza di psicologi negli istituti penitenziari”.

Lorenzo Proia

30 maggio 2024
© Riproduzione riservata

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