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Guardia medica. Smi: “Le Regioni tutelino i livelli occupazionali del settore”


A rischio molti posti di lavoro. Il sindacato chiede quindi garanzie precise affinché la continuità assistenziale non venga smantellata. Perché se si elimina la guardia medica, l’alternativa sarà o appaltare il servizio ad esterni privati o farlo ricadere sui medici di famiglia.

27 NOV - Le Regioni tutelino gli attuali livelli occupazionali della continuità assistenziale soprattutto alla luce delle conseguenze dell’approvazione della Riforma Balduzzi.
È questa la richiesta che arriva dal Consiglio nazionale del Sindacato medici italiani (Smi) in una mozione della Commissione Continuità assistenziale.
“La legge a Balduzzi – ha spiegato Pina Onotri, responsabile dell’area della Continuità Assistenziale dello Smi – sta dando copertura a una serie di provvedimenti in atto in molte Regioni e Aziende sanitarie: si smantella un servizio per i cittadini e si mettono a rischio molti posti di lavoro. È bene sottolineare che il 40% dei medici di C.A., a livello nazionale, ha un contratto a termine. Immaginate le conseguenze sulla categoria”.
 
Lo Smi denuncia, inoltre, la netta opposizione al convenzionamento separato, così come sta accadendo e così come proposto da altri sindacati: “In questo modo si mettono in discussione i diritti acquisiti dei medici equivalenti, equipollenti e formati – sottolinea Onotri – nonché si acuisce la precarizzazione di un lavoro (sottopagato) già di per sé complesso e pericoloso”.
 
“Se si elimina la Continuità assistenziale – conclude Onotri – come identità autonoma, che si coordina con altri soggetti dell'area delle Cure Primarie, dovremo affrontare uno scenario con due possibili alternative per continuare ad assicurare le cure ai cittadini: o appaltare servizio ad esterni privati o farlo ricadere sui medici di famiglia”.

27 novembre 2012
© Riproduzione riservata

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