È stato presentato a Roma, presso la facoltà di Sociologia dell'Università La Sapienza, Dipartimento di scienze sociali ed economiche, il primo Rapporto sulle condizioni occupazionali e soddisfazione dei professionisti della riabilitazione in Italia, realizzato in collaborazione con la Federazione Nazionale degli Ordini dei tecnici sanitari, della riabilitazione, e della prevenzione (Trsm e Pstrp).
Il report ha presentato i risultati di una indagine che è stata condotta tra maggio e settembre 2022 e ha coinvolto le 8 professioni sanitarie della riabilitazione: podologo, fisioterapista, logopedista, terapista occupazionale, ortottista, terapista della neuro e psicomotricità della età evolutiva, tecnico della riabilitazione psichiatrica e l'educatore professionale. Tutto ciò con l'auspicio, si legge in una nota di Trsm-Pstrp, di accendere i riflettori su queste professioni, spesso tenute ai margini dell' agenda politica e lontani dai media, che "per praticità delegano la cura e l'assistenza solo a medici e infermieri".
Il Rapporto è stato illustrato da Luisa De Vita, Docente dell’Università Sapienza e, per la Fno Tsrm e Pstrp, dalla Presidente Teresa Calandra e dai Componenti del Comitato centrale Alessandro Beux, Francesco Della Gatta e Dilva Drago. L’obiettivo principale della survey, che ha interessato tutti i professionisti della riabilitazione iscritti agli Ordini Tsrm e Pstrp di Italia, è di analizzare le condizioni di lavoro di questi operatori per avviare un dibattitto sulla necessità di valorizzarne e potenziarne il contributo non solo all’interno del Ssn ma più in generale per il benessere collettivo.
Fra gli elementi significativi emersi, si evidenzia, da una parte, una certa agency dei diversi professionisti che, soprattutto alla luce di una maggiore esperienza professionale, riescono a collocarsi più strategicamente nel mercato e, dall’altra, una serie di segmentazioni che diversificano moltissimo le condizioni di lavoro e i livelli di soddisfazione e che scaricano i maggiori svantaggi sui soggetti più deboli. Se le variabili soggettive, legate all’età, al genere o all’esperienza professionale, sembrano avere un peso rilevante nell’indirizzare le scelte, ma soprattutto nel condizionare gli esiti, forti divaricazioni sono evidenti anche a livello territoriale.
La bassissima diffusione di lavoro dipendente pubblico nelle Regioni del Sud segnala sia un’incapacità dell’attore pubblico di rispondere ad una serie di bisogni della popolazione, sia la scarsità di risorse destinate per la promozione di queste professioni che, quindi, faticano, in alcuni contesti più di altri, a trovare legittimità e riconoscimento sociale. Alla tavola rotonda finale sono intervenuti, tra gli altri, anche Laura Franceschetti, Direttrice del master in management e innovazione nelle aziende sanitarie, DiSSE della Sapienza di Roma e Stefano Neri, Professore associato, dell’Università degli studi di Milano Statale. Il Vice Presidente della Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati, Luciano Ciocchetti ha salutato i convenuti con un video in cui ha ribadito "l'importanza di queste professioni, di recente costituzione, in particolare per gli anziani di cui stiamo discutendo in Parlamento la Legge delega".