“Tutti dicono che hanno a cuore la sanità pubblica, ma tutti si girano dall’altra parte mentre il SSN sta agonizzando. Qualcuno si fa i selfie vicino al capezzale, altri continuano a vendere lezioni di management, le regioni chiedono soldi al governo, tutti in Parlamento si stracciano le vesti dimentichi delle responsabilità storiche, il ministro della salute ascolta tutti e chiede comprensione per i suoi ristretti margini di manovra economica. I cittadini che possono farlo si curano pagando di tasca loro la sanità privata o attraverso la sanità privata accreditata la cui concorrenza al SSN è finanziata dal SSN. Abbiamo deciso di diffidare regioni e aziende sanitarie perché, grazie alle rilevazioni dei NAS, mandati dal Ministro della salute Schillaci, sull’uso delle risorse e sul reclutamento del personale sanitario riteniamo superata ogni misura. Non è più possibile sopportare il danno e la beffa insieme”.
E’ deciso a non fare sconti Aldo Grasselli, Presidente della Federazione Veterinari e Medici, in una nota dettagliata elenca le criticità alla base della diffida per “mettere in mora chi effettivamente espone a rischio sia la salute degli utenti sia la responsabilità dei medici e dei sanitari dirigenti che quegli utenti hanno in carico”.
“Governo e Regioni sanno benissimo che il Ssn (ormai Regionale) è in crisi per mancanza di medici, veterinari e sanitari (oltre a infermieri e professionisti della salute) – afferma – ma ben si guardano di fare due cose giuste e necessarie: eliminare il tetto di spesa per il personale con un intervento legislativo urgente; riportare le risorse che oggi vengono sperperate sotto forma di “servizi acquistati” per pagare a cifre iperboliche i sanitari a gettone, cifre che sono così elevate da essere irraggiungibili ed offensive per chi lavora nel SSN come dipendente, per assumere giovani medici e sanitari”.
“Abbiamo deciso di diffidare oggi i suddetti amministratori e gestori - prosegue – proprio in concomitanza con l’apertura della contrattazione nazionale del personale dirigente medico, veterinario e sanitario. Lo abbiamo ritenuto un gesto dovuto ai nostri colleghi sia sul piano giuridico che politico e morale”.
“Noi – prosegue - apriremo il 2 febbraio 2023 una contrattazione per il triennio 2019/2021, e questo è già di per sé ridicolo se pensiamo che oggi le prestazioni sanitarie hanno quotazioni sul mercato privato che aumentano quotidianamente e sul quale le Aziende sanitarie, con l’avallo delle Regioni, spendono senza limiti. A questo si aggiunga che il contratto 2022/2024 non ha ancora alcuna copertura finanziaria. Le Aziende sanitarie vivono perché i sanitari producono prestazioni e cure. Nessuno dei sanitari italiani dipendenti del SSN si è tirato indietro nel corso della pandemia, ma un conto è l’abnegazione, un altro conto è la schiavitù, ancora vietata in questo nostro Paese”.
“La salute e la vita delle persone – continua - può non essere una priorità della politica, trasversalmente incapace di liberarsi da un fatalismo inerte o conveniente ma comunque privatizzante, ma deve interessare e mobilitare sia i cittadini sia la magistratura, ordinaria e contabile, laddove si faccia strame di regole contrattuali, leggi e principi costituzionali. Il confronto con il governo Meloni, pur con tutti gli sconti da accollare a chi governava prima, non può ovviamente disimpegnare le Regioni che, bipartisan, hanno di fatto gestito la sanità nel concreto. La situazione difficile (guerra, inflazione, costo energia e materie prime) si somma tuttavia a errori che i Governi e le Regioni hanno commesso per incapacità o per sotteso disegno”.
“A ciascuno – incalza -, quindi, le sue responsabilità politiche e giudiziarie, a cominciare da quanto attiene alla diffida che abbiamo inviato ufficialmente a tutti i soggetti coinvolti nel declino del SSN. Intendiamo con questa diffida “mettere in mora” chi effettivamente espone a rischio sia la salute degli utenti sia la responsabilità dei medici e dei sanitari dirigenti che quegli utenti hanno in carico. Si tratta, anche, di un forte richiamo dell’attenzione dei nostri colleghi a non accettare ogni raffazzonata soluzione che comporti pericolo per loro e per i loro pazienti. Ed in ultimo vogliamo rendere evidente il quadro di abbandono e disordine della sanità alle associazioni dei malati per unire le forze in una rivendicazione dei principi costituzionali della sanità pubblica. La sanità pubblica è una priorità e un interesse nazionale che riguarda tutti gli Italiani”.
Grasselli presenta quindi le sue proposte. “La sanità pubblica è una priorità e un interesse nazionale che riguarda tutti gli Italiani. Occorre quindi:
“L’apertura di “tavoli” – conclude – si fa cominciando col mettere in chiaro le reciproche visioni e le priorità che, nel caso da noi rappresentato sono, contemporaneamente, le priorità degli attori di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione e dei destinatari delle stesse”.